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Donne e 70° della Resistenza: le radici della democrazia paritaria

Donne e 70° della Resistenza: le radici della democrazia paritaria

Emilia Romagna - La Resistenza è stato il primo movimento che è riuscito a incidere in modo significativo sulla condizione politica delle donne in Italia

Casadei Thomas Domenica, 24/11/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2013

La Resistenza è stato il primo movimento che è riuscito a incidere in modo significativo sulla condizione politica delle donne in Italia, per questo motivo celebrarne degnamente il 70° anniversario è doveroso.

Mentre era ancora in corso la guerra, fu il Governo provvisorio Bonomi ad accogliere la richiesta di attribuire l’elettorato attivo alle donne italiane quale riconoscimento del ruolo svolto nella lotta al nazifascismo. Le donne votarono e vennero elette per la prima volta in Parlamento nel 1946, mentre il fondamentale diritto alla uguaglianza (e il contrasto alle discriminazioni) venne sancito nella Carta Costituzionale, a cominciare dal perno dell’art. 3.

Un riconoscimento questo che non era mai avvenuto prima, come ad esempio non era avvenuto durante il Risorgimento. Il contributo alla lotta risorgimentale delle donne patriote era stato in pratica misconosciuto e fino al 150° dell’Unità d’Italia se n’era persa in parte anche la memoria storica, se non in ambiti di studio specialistici. Ma soprattutto l’unificazione dell’Italia era avvenuta senza essere accompagnata da un concreto riconoscimento di diritti, anzi le donne del Lombardo- Veneto si erano viste togliere il diritto di voto, se pure per censo e solo amministrativo, ed altri diritti connessi alla legislazione familiare.

Nel 1943 accadde un fatto nuovo, straordinario: con la nascita dei Gruppi di Difesa della Donna prese avvio un processo di coinvolgimento politico diffuso, verso tutte le donne, di tutti gli strati sociali: dalle donne impiegate nelle fabbriche a sostituire gli uomini al fronte, alle massaie, alle scrittrici e intellettuali, fino alle giovani donne che vivevano nelle campagne e alle studentesse dei licei delle città. Questa organizzazione promosse la partecipazione femminile al movimento di Resistenza in più modalità: nel supporto logistico ai GAP e poi alle brigate partigiane, di cui le “staffette” sono la figura più nota, fino alla lotta armata. Ma sopratutto generò un processo di riflessione e discussione tra donne sulla politica e sui diritti, anche a partire dalle pagine di NOI Donne. All’alba della Liberazione nasceva l’Unione Donne italiane come prosecuzione diretta dei Gruppi di Difesa, a cui aderirono unitariamente, almeno all’inizio, tutte le donne che avevano partecipato alla Resistenza, dalle socialiste alle cattoliche, dalle repubblicane alle comuniste, incarnando quell’idea di unità e lotta comune per la conquista della parità di diritti, che rappresenta ancora oggi un esempio. Fu attraverso il loro lavoro costante e la pratica politica che tutte le donne italiane conquistarono così il diritto di voto, pagandolo prima con indicibili sofferenze ed encomiabile coraggio, riscattandolo poi con il diritto a una partecipazione politica attiva nel segno femminile.

Nelle testimonianze delle dirette protagoniste, che sono state raccolte grazie al lavoro prezioso svolto dall’UDI e dall’ANPI, affiora spesso la memoria del disagio di dover combattere contro una forma di pregiudizio paternalistico anche all’interno dello stesso movimento resistenziale, la difficoltà ad esempio con cui le donne venivano ammesse in ruoli combattenti ne è la prova. Anche per questo è importante ricordare in questa sede quanto sia stato grande il contributo delle donne alla Resistenza, e quanto questo impegno sia confluito nel dopoguerra nell’organizzazione della politica dell’emancipazione attraverso il lavoro dell’UDI. I numeri parlano chiaro, le stime dell’ANPI di 35.000 partigiane combattenti, 20.000 con funzioni di supporto e le 70.000 appartenenti ai Gruppi di difesa della Donna, dimostrano l’ampiezza di un movimento che mai così tanto nel nostro Paese ha visto una partecipazione femminile attiva e di primo piano.

Esiste un filo diretto tra quelle donne e le sfide contemporanee per l’emancipazione: perciò oggi è essenziale ricordare come si sono conquistati diritti fondamentali, non solo per non dimenticare, ma per ribadire la necessità della loro effettiva esigibilità; per questo è imprescindibile valorizzare e far conoscere la memoria della piena e diffusa partecipazione delle donne alla Resistenza, ripercorrerne le forme individuali e collettive di lotta, ricollegarle alle odierne mobilitazioni e azioni per una democrazia che sia effettivamente paritaria.



(Redazionale)

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