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Donne di sabbia per Ciudad Juarez

Donne di sabbia per Ciudad Juarez

Spettacolo teatrale per le donne messicane

Venerdi, 25/11/2011 -
Il termine femminicidio è più forte e drammatico dell’espressione “violenza di genere”. Esprime la voglia di distruzione di un intero genere, quello femminile, per via della sua presunta inferiorità, ragione che appare incomprensibile, eppure produce disastri così evidenti, in tutto il mondo. Ci sono casi emblematici di questa malata serialità e Ciudad Juarez, in Messico, è uno di questi. Una terra di frontiera, un lembo di terra dove convivono narcotraffico, sfruttamento e miseria e in cui le politiche di contrasto alla violenza del governo messicano non sono state per nulla efficaci. Dal 1993, sono più di un migliaio le donne barbaramente assassinate e altrettante quelle scomparse solo per il fatto di essere donne e le autorità messicane, a tutti livelli, non fanno nulla per fermare questa ondata di crimini. La maggioranza delle vittime sono giovani operaie delle maquiladoras, fabbriche di assemblaggio, in un contesto violento quale può essere una città crocevia del narcotraffico come Ciudad Juarez. Serial killer? Traffico di organi? Snuff movies? Prove di ammissione alle bande criminali? Si sono susseguite tante ipotesi ma l'indifferenza e le deboli indagini hanno permesso che il rapimento, lo stupro, l'uccisione delle donne abbia alla fine un unico responsabile: l'impunità. Dal 21 ottobre scorso si è aperto ufficialmente il Tribunale dei Popoli in Messico, con la speranza di dare una possibilità ai messicani di ristabilire una situazione di giustizia diffusa.

Da una nota del comitato organizzatore leggiamo:



“Questo tribunale di coscienza, dalla traiettoria indiscutibile, dalla probità etica ineccepibile e assolutamente indipendente da qualsiasi istituzione, partito o organismo nazionale o internazionale, è una garanzia affinché gli oltraggi patiti da molteplici settori del popolo messicano possano essere ascoltati in un contesto in cui si prenderà atto delle situazioni dai racconti degli altri.

Molteplici prove ci obbligano ad affermare che sta avvenendo una violazione massiva dei diritti umani nei confronti di molte popolazioni indigene che fanno parte della nazione, di molti gruppi specifici e della popolazione in generale: decine di migliaia di morti, sparizioni, femminicidi, omicidi d’immigrati, estorsioni e discriminazioni, sfollamenti forzati, lavoratori licenziati, sindacati smantellati, disoccupati, gente denutrita, affamata, incarcerata, devastazioni ambientali; un grave smantellamento del sistema di salute; effettivi militari, della polizia o appartenenti agli apparati repressivi, attivi nelle strade; l’impunità per aver violato la legge da parte di quelli che compiono queste violazioni. Sono anche evidenti le devastazioni ambientali che le corporazioni lasciano dopo il loro passaggio, le invasioni e l’accaparramento di territori, di risorse naturali e dell’infinità di ambiti e beni che prima erano comuni.”



E’ evidente che le questioni che il Tribunale dovrà affrontare sono molte, ma è importante che, uno dei sette fascicoli aperti dal tribunale, riguardi la violenza contro le donne, che, a parte Ciudad Juarez, è estremamente diffusa in tutto il Messico. Tutto il mondo conosce e riconosce questa tragedia e anche in questo caso l’arte si è messa al servizio del sociale. “Mujeres de arena” è uno spettacolo di testimonianza e di denuncia sul femminicidio di Ciudad Juarez, scritto dal drammaturgo messicano Humberto Robles, raccogliendo le testimonianze dirette delle vittime attraverso i loro diari o dai racconti dei loro familiari. Donne di sabbia, traduzione dello spettacolo in italiano, portato in scena dall’omonimo gruppo, è rappresentato in Italia, con il patrocinio di Amnesty International e la collaborazione di diverse associazioni che lottano contro la violenza alle donne. Con 54 repliche dal 2006, Donne di sabbia ha coinvolto migliaia di spettatori nel denunciare il dramma del femminicidio che si consuma a Ciudad Juarez. Oltre alla denuncia, si vuole anche esprimere la solidarietà alle associazioni messicane che si oppongono a questo crimine, fra le altre, Nuestras hijas de regreso a casa la cui co-fondatrice, Marisela Ortiz, è stata insignita della cittadinanza onoraria di Torino nel 2008 ed è stata ospite delle Officine Corsare un anno fa. Marisela ha inoltre creato il Projecto Esperanza rivolto agli orfani del femminicidio, figlie/i ma anche sorelle e fratelli piccoli delle vittime che, con laboratori e attività educative, vuole strappare questi giovani alla spirale mortale di questa violenza. Le denunce e le pressioni internazionali, in testa Amnesty International, hanno portato a qualche forma di intervento: le indagini sulla scomparsa di una donna ora vengono avviate dopo 24 ore e non dopo 48, alcune maquiladoras organizzano bus aziendali per il trasporto delle operaie dai loro quartieri alle fabbriche. Ma il femminicidio non si arresta e, se continua ad accanirsi contro le donne di Ciudad Juarez, colpisce le attiviste dei diritti umani, uccidendole o minacciandole di morte come nel caso di Marisela Ortiz, che ha dovuto abbandonare il Messico per continuare la sua lotta.



In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, lo spettacolo Donne di sabbia è in scena il 25 novembre a Torino presso Officine Corsare alle 21.00 in via Pallavicino 35, a ingresso libero fino a esaurimento posti. Domani, 26 novembre, a Imola al Teatro Lolli, in via Caterina Sforza 3, alle 21, anche qui ingresso libero.

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