Autotrasporto, l'altro volto - La Presidente della CNA FITA, uno dei maggiori sindacati del trasporto su gomma, si racconta.
Laura Caputo Lunedi, 31/03/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2014
Chi mi riceve negli uffici della CNA FITA, sindacato che conta trentamila iscritti per circa centomila veicoli su strada, è una giovane donna dallo sguardo acuto e dal piglio sincero: Cinzia Franchini, Presidente dal 2011. “Io sono maestra elementare, ma vent'anni fa facevo l'impiegata qui a Modena. Un lavoro mediocre in un ufficio banale - racconta, mentre gli occhi le ridono come se stesse facendomi uno scherzo -. Mi sono scocciata; una piccola ditta di trasporti cercava un autista che potesse anche dare una mano in ufficio. Mi sono presentata, mi hanno assunto. Siamo nel '92. Il titolare, qualche anno dopo, è diventato mio marito. Nel frattempo ho studiato, mi sono informata e, ancora più importante, ho vissuto in prima persona tutti i problemi della professione. Ho sentito il bisogno di essere parte attiva per rappresentarli, mi sono avvicinata dunque al sindacato. Sono entrata nel direttivo a Modena, alcuni mi hanno guardato storto perché il mondo dei trasporti è davvero un mondo di uomini.”
Annuisco, perché gli autocarri per il trasporto merci nel nostro paese superano i quattro milioni mentre le donne camionista sono circa 1800. E sbaglio, perché non sono loro, i camionisti, ad averla discriminata. Sono i loro rappresentanti che stanno in ufficio e che raramente hanno tenuto un volante fra le mani. “Nel 2005 sono entrata nel direttivo - continua - e nel 2009 sono diventata Presidente Provinciale. No, non mi è bastato, due anni dopo sono stata eletta Presidente Nazionale. Perché? Semplice. Ho desiderato che il sindacato parlasse un linguaggio diverso, più sincero e meno inamidato. Ho detto: io non assicuro niente a nessuno, soltanto che farò del mio meglio. Dopo tante promesse, ci hanno creduto: ecco perché sono qua. E ora non posso deluderli, non basta amministrare con saggezza l'acquisito. Il mercato è in continuo mutamento e ogni giorno bisogna trovare nuove soluzioni che soddisfino tutti e non ledano gli interessi di nessuno. L'ingresso di una massa di autisti dell'Est Europeo, non specializzati e sottopagati, ha generato e continua a creare gravi problemi. Le infiltrazioni mafiose nel settore sono numerose e spesso quasi impossibili da riconoscere.”
Ecco, sapevo che avrebbe toccato questo argomento: per le sue posizioni intransigenti, durante il 2013 ha più volte ricevuto lettere di minaccia e perfino pallottole inesplose, messaggi di chiara matrice mafiosa. “Paura? Certo, solo gli idioti non hanno paura. Ma non mi fermano, ci mancherebbe: questa è proprio la mia prima funzione. La mafia inquina il mercato. Ai mafiosi non importa se i trasporti sono pagati un po' meno, tanto il loro primo scopo e quello di riciclare, poi caso mai di guadagnare. Allora, mi do da fare in quel senso, anche se non sono in grado di giurarti che, fra i miei trentamila iscritti, non si nasconde nessun mafioso. Vero che ci vuole il certificato antimafia per potersi iscrivere all'Albo degli Autotrasportatori, ma è così facile eludere i controlli. Un titolare ha subito una condanna, lo escludiamo, utilizziamo un prestanome e abbiamo risolto il problema.”
Dovrei chiederle se e quando si è sentita davvero discriminata, ma - passando con leggerezza da un argomento all'altro - me lo racconta, ridendone con arguzia: “Quando sono stata nominata, non ho potuto intervenire e mi sono fatta rappresentare dal mio Segretario. Sai che cosa hanno detto? Che non c'ero perché avevo fatto tardi a lavare i piatti, hai capito! Invece di offendermi, l'ho utilizzata come battuta la prima volta che sono arrivata in ritardo: scusatemi, non avevo finito di lavare i piatti, ho detto. E li ho guardati dritti in faccia: sono stati tutti zitti.” Cinzia Franchini, che in poco meno di vent'anni da camionista è diventata Presidente, guarda tutti così: dritto in faccia, senza paura.
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