Venerdi, 03/05/2013 - "Donne di Calabria che ci salveranno dalla ndrangheta": una frase che sembra abbia una meta irrealizzabile, un concetto impossibile da realizzare. Solo sulla carta, però, perché quello che sta succedendo in Calabria da qualche tempo ha dell’incredibile. Le donne cresciute a pane e ndrangheta si stanno emancipando da una cultura terribile e sanguinaria come quella della ndrangheta che le ha viste succubi e private dalla dignità come donne e come persone, della libertà di scegliere dalle cose piccole e quotidiane a quelle importanti. Considerate meno di niente, perché la loro vita vale niente. Lirio Abbate in Fimmini ribelli (Rizzoli) racconta in modo schietto analizzando fatti e persone in modo lucido e profondo, partendo da un episodio personale, le storie di chi ha avuto il coraggio di dire no alla sopraffazione e di dire sí al coraggio della ribellione. Attraverso queste vite viene fuori uno spaccato dell’attività criminale della ‘ndrangheta. Ma siamo in Italia, uno dei paesi più civili e più evoluti del mondo. E queste sono donne che vivono nell’occidente industrializzato, ma sono figlie di una cultura patriarcale arretrata che sopravvive, evidentemente, alle diverse latitudini del mondo, la loro emancipazione passa attraverso un lungo percorso, attraverso l’acquisizione della loro consapevolezza come succede con l’affrancamento delle vittime con i propri carcerieri. Sono donne che hanno vissuto all’interno dell’organizzazione obbedendo ciecamente alla sua legge di morte, soddisfacendo la sete di sangue e di vendette, soffocando l’istinto alla loro sopravvivenza e dei propri figli. Il tradimento vero o presunto di una donna vuole sangue. Per un uomo di ndrangheta non ci sono alternative, ne va del prestigio della cosca, del mantenimento del loro potere e del rispetto, è una legge indiscutibile. Una donna non conta niente. Ma quando Giusy Pesce parla succedono due cose importanti. Le cosche avversarie festeggiano perchè con la sua testimonianza una delle famiglie più importanti sta crollando. L’altro è che si rompe un tabù secolare: le donne che si ribellano possono cambiare il corso della loro vita e dei loro figli. Maria Concetta Cacciola, Giusi Pesce, Rosa Ferraro, Simona Napoli sono alcune delle donne di cui parla Lirio Abbate, sono donne hanno deciso di affrancarsi dai loro carcerieri, dalla loro cultura di sangue, di decidere di se stesse e della vita dei propri figli, qualcuna di loro non ce la fatta, qualcuna altra si. Le altre ci salveranno dalla ‘ndrangheta, ne siamo certi.
Fimmine Ribelli di Lirio Abbate
come le donne salveranno il paese dalla ndrangheta
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