Si è concluso il progetto scolastico “Pari-Opportunità - Donne di Calabria”, svoltosi presso l’Istituto Comprensivo di Zagarise (Cz) e concretizzatosi nella realizzazione del libro “Donne di Calabria”. - È con particolare piacere che ho realizzato questo lavoro - afferma la referente del progetto, prof.ssa Anna Rotundo - nell’intento di promuovere quel “pensiero della differenza” tanto auspicato dalla filosofia contemporanea. Il libro “Donne di Calabria” è il frutto di una ricerca finalizzata a far conoscere donne calabresi inseritesi a pieno titolo nel tessuto sociale e culturale e tesa quindi a valorizzare, all’interno delle proprie radici e del proprio contesto culturale, un protagonismo femminile calabrese praticamente sconosciuto: quello, ad esempio, di Nosside, grandissima poetessa locrese, o di Teano, donna colta e saggia che oltre 2500 anni fa fu filosofa, matematica e cosmologa oltre che eccellente guaritrice e succedette a Pitagora a capo della comunità crotonese. E poi a seguire, le storie della poetessa e mecenate Lucrezia Della Valle, le poesie patriottiche di Giovanna De Nobili, la ricerca umana e pittorica di Maria Grandinetti Mancuso, l’impareggiabile lotta sociale di Giuditta Levato, la coscienza estetica e storica di Emilia Zinzi e tante altre ancora vite da raccontare. Stella Ciarletta, consigliera regionale di parità, ha generosamente finanziato la stampa del libro, definito dalla stessa Ciarletta “ uno scrigno con dentro le storie preziose di donne calabresi, vissute in epoche diverse, ma con in comune la stessa forza con la quale hanno affrontato la vita”.
Obiettivo principale dell’intero progetto - continua Anna Rotundo - è stato creare insieme ai giovani un laboratorio esperienziale finalizzato alla crescita della cultura della parità. Infatti ci accorgiamo rammaricati che, nonostante anni di lotte femministe, oggi troppe ragazze si avviano ad una deriva insensata in cui pullulano veline e letterine, donne-oggetto, donne-immagine, donne-ornamento: è l’uso del corpo femminile come abbellimento estetico a una parola che resta pur sempre quella dell’uomo e che veicola la concezione stereotipata che la bellezza in primo luogo, e non le qualità intellettuali, rappresentino l’eccellenza.
Se questo accade, se tante giovani donne puntano troppo sul proprio corpo e sull’esteriorità, forse è mancato qualcosa. Forse è mancata quella trasformazione culturale che solo l’educazione scolastica può avviare: occorre allora che sia proprio la scuola a mobilitarsi, contrapponendosi all’immagine degradante con cui le donne sono rappresentate e proponendo modelli di femminilità che assurgano a punti di riferimento per le nuove generazioni. Per le nostre ragazze, in particolare, significherà assumere un’identità determinata dalla presenza di un simbolico, di una tradizione che contempla finalmente una genealogia femminile significativa e culturalmente fondante, modelli di riferimento in cui potersi rispecchiare con pienezza e mettere salde radici. Ho quindi inteso offrire stimoli atti a sviluppare un pieno concetto di autostima e valorizzazione di sé e, allo stesso tempo, la possibilità di crescere in modo più equilibrato attraverso il confronto
costante con le strutture e le forme di relazione proprie della della cultura femminile calabrese.
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