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Donne del mito:

Donne del mito: "Didone". In scena per per la rassegna Teatri di Pietra

Incontro con Francesca Bianco interprete di Didone, dramma musicato di Roberto Lerici

Venerdi, 29/07/2022 -

Nel suggestivo sito archeologico di Malborghetto, a pochi passi da Sacrofano, in quello che fu il luogo che vide la sconfitta di Massenzio nell’ultima battaglia contro Costantino, cornice ideale per spettacoli ispirati alla classicità e al mito, è andata in scena in prima nazionale per la rassegna Teatri di Pietra: “Didone”, dramma musicato di Roberto Lerici. A interpretare la regina di Cartagine, donna umanamente sospesa tra razionalità e sentimento, un’intensa Francesca Bianco, che abbiamo incontrato alla fine della rappresentazione. Controverso e affascinante il personaggio mitologico di questa regina, saggia e passionale a un tempo, che Dante relega all’inferno tra i lussuriosi. 

La figura della regina Didone è definita come saggia e astuta da Virgilio nell’Eneide. Come può dunque smarrirsi fino ad annullarsi per la passione verso Enea, che non appare proprio generoso ed espansivo nei suoi confronti?
Credo che nello smarrimento della regina Didone in realtà ci sia invece una grande lucidità. Di fronte all'abbandono non ha scelta. Deve arrivare alle estreme conseguenze perché la sua immagine di regina e di donna è stata irrimediabilmente compromessa dagli eventi. La grandezza di Virgilio sta proprio nel raccontare passo dopo passo, emozione dopo emozione, il percorso che conduce Didone dal momento in cui apprende la notizia della partenza di Enea sino alla decisione del suicidio. In questo spazio c'è tutto: dolore, rabbia, ironia, stupore, commiserazione, odio, amore e molto altro ancora, ma Didone è una regina e lo sarà sino alla fine. 

Come ha elaborato questo tema nell'adattamento teatrale che ne ha fatto l'autore Roberto Lerici?
Roberto Lerici oltre ad essere stato un grande drammaturgo era un poeta. Questa sua versione, apparentemente in prosa ma assolutamente poetica, consente all'interprete di giocare con le parole lasciandole suonare. Come per magia le parole diventano musica capace di trasmettere emozioni e sentimenti senza più bisogno di essere interpretate. Considero Didone un'opera musicale a tutti gli effetti. 

Quali sono, se ci sono, i tratti che potrebbero avvicinare questo personaggio a una donna contemporanea?
Il dolore per un abbandono non credo sia cambiato in questi 2000 anni. Pur capaci ancora di gesti estremi, le donne sono però sempre in grado di scegliere il modo migliore per uscire da un grande dolore. È solo cambiato il contesto storico, e quindi oggi non c'è più bisogno di un incendio. C'è un verso dove Didone implora Enea di aspettare ancora a partire: “finché la sventura, piegando il mio orgoglio ferito, mi insegni a soffrire”. In questo aspetto psicologico del personaggio c'è tutta l'umanità di Didone che la rende assolutamente nostra contemporanea. 

La regina di Cartagine può essere considerata una vittima delle trame degli dei, o alla fine, pur nella scelta drammatica, padrona della sua esistenza?
Didone allude solo marginalmente agli dei. Giudica Enea come uomo, senza tenere minimamente conto dell'influenza degli dei nella sua scelta. Ed anche questo è uno degli aspetti che rendono moderno il personaggio raccontato da Virgilio. 

Nel racconto di Virgilio Enea è definito “pius”, ma nella sua storia con Didone non dimostra comprensione per la sofferenza della regina, né responsabilità, facendosi schermo con il volere degli dèi che gli avrebbero imposto di partire. Cosa ne pensi da donna?
Anche qui posso dire che la figura maschile non è cambiata nel corso dei secoli. Inseguire il proprio destino ad ogni costo è prassi comune anche ai giorni nostri. Ma non per questo possiamo bollare tutti coloro che lo fanno con un giudizio negativo. Abbiamo molti uomini che possono essere tranquillamente definiti “PIUS” anche se antepongono un proprio disegno a tutto il resto. Ma questo discorso vale anche per le donne naturalmente. 

Che impressione hai avuto nell'interpretare questo personaggio, nel momento in cui ci sei “entrata”, e cosa ti ha lasciato dentro?
Come dicevo prima, Didone è un'opera musicale. In questo senso l'esperienza di interpretarlo è unica, perché la parola scritta va trattata come musica, perché, come diceva Roberto Lerici: “le parole devi lasciarle suonare”. Riuscire a trasmettere questo vortice di emozioni così diverse attraverso i suoni delle parole ti lascia quasi stordita, le sensazioni ti restano dentro come la melodia di una canzone. La regia di Carlo Emilio Lerici ha costruito lo spettacolo affiancando al testo un percorso musicale eseguito dal vivo dal chitarrista Matteo Bottini e dalla cantante Eleonora Tosto che hanno rielaborato per chitarra elettrica e voce alcuni brani tratti dalle Arie Antiche raccolte nella seconda metà dell'800 da Alessandro Parisotti. L'intreccio dei due percorsi restituisce un'opera musicale che cerca di unire idealmente Didone ai giorni nostri. 

Didone è andato in scena il 27 luglio nell’anfiteatro romano di Sutri, e proseguirà in tournèe da definire.

Francesca Bianco da oltre trentacinque anni collabora con la Compagnia del Teatro Belli, interpretando sempre ruoli da protagonista. Nel suo repertorio spiccano figure femminili di rilievo storico e mitologico, ma anche eroine contemporanee, come quelle descritte da Dario Fo, Woody Allen, Alan Ayckbourn, James Cain, Roberto Lerici. Tra i numerosissimi spettacoli interpretati citiamo Il sogno di Ipazia di Massimo Vincenzi, Il viaggio a Buenos Aires di Amanita Muskaria, Che fine ha fatto Baby Jane dal romanzo di L.Heller. Coppia aperta quasi spalancata di Dario Fo e Franca Rame.


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