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Donne d’Italia che hanno osato un tempo nuovo

Donne d’Italia che hanno osato un tempo nuovo

“Wake up vagliò, wake up vagliò!!” ascoltate la parola di Maria Chiaia. di Adriana Moltedo esperta di comunicazione e media

Lunedi, 29/02/2016 - Donne d’Italia che hanno osato un tempo nuovo

di Adriana Moltedo, esperta di comunicazione e media



A mia madre che univa alla vivacità della mente la giovinezza del cuore, con tenero affetto e riconoscenza per tutto il bene che ha saputo donarmi.



È’ con questa dedica, con un ricordo ancestrale, che Maria Chiaia inizia il lungo percorso della memoria storica, con la 2° edizione di Donne D’Italia Il Centro Italiano Femminile, la Chiesa, il paese dal 1945 agli anni 2000,



Questa è la nuova edizione, notevolmente ampliata e rimodulata ed esce nell’anno della celebrazione del settantennio del Cif, “in segno di riconoscenza per tutte le donne che dall’inizio ne hanno fatto parte e ancora oggi testimoniano la forza di esserci.”



Come lei stessa dice:”la narrazione ha il senso di un racconto partecipato, da parte di chi ha “visto e udito”, ma anche vissuto un’esperienza da trasmettere.



“Wake up vagliò, wake up vagliò!!” ascoltate la parola di Maria Chiaia.



La sua narrazione ha inizio con le origini del Cif nel quale fin dal 1982 ad oggi è nel Consiglio Nazionale e Presidente dal 1989 al 1998. Attraversa un settantennio di profonde trasformazioni politiche in cui le donne cattoliche cercano possibili soluzioni per affrontare i bisogni emergenti nel Paese.



Con Donne d’Italia Maria Chiaia scrive la storia anche di tante di noi e allo stesso tempo di se stessa. Ha un profondo rispetto delle “avversarie” di chi non la pensa come lei ed è importante politicamente come trapeli dalla sua Storia la mediazione che le donne cattoliche e laiche hanno sempre trovato per un possibile buon governo. ”l’Italia repubblicana – esordisce - alla sua nascita ha trovato il supporto dell’associazionismo femminile di massa e nei decenni ha visto crescere la responsabilità e i diritti di cittadinanza delle donne, che hanno avuto un’influenza determinante nella società. Oggi le donne italiane non godrebbero di una legislazione così ricca ed evoluta, se non vi fossero state le forze concomitanti, su versanti diversi, del Cif d’ispirazione cristiana e dell’Udi comunista.”



Gli anni del dopoguerra, segnano la ricostruzione materiale e morale del Paese e la nascita della Repubblica con l’emanazione della Costituzione, che regola la vita democratica. Per le donne il diritto di voto finalmente raggiunto costituisce la prima tappa di un percorso di emancipazione, che le vede artefici e protagoniste della rinascita del Paese. L’associazionismo femminile di massa – il Centro Italiano Femminile e l’Unione Donne Italiane – sostiene l’iniziativa sociale delle donne, la rivendicazione dei diritti e la partecipazione alla vita politica. Il Cif si distingue per l’ispirazione cristiana e la fitta rete di iniziative di solidarietà sul territorio.



Importanti le interviste a Marisa Cinciari Rodano, già presidente dell’Udi, a Paola Gaiotti De Biase, storica della condizione femminile e nei primi anni Cinquanta responsabile della Commissione studio del Cif, a Rosa Russo Iervolino, che ha ricoperto la carica di vicepresidente e fatto parte del Consiglio nazionale del Cif fino agli anni Novanta.



Gli anni ’50 - sostiene Maria Chiaia - sono segnati dal contributo determinante delle donne lavoratrici, divenute protagoniste del miracolo economico. Il Cif raggiunge la massima espansione sotto il profilo organizzativo e delle attività.



Negli anni ’60, tra le trasformazioni della società e della politica, nel passaggio dal benessere alla crisi economica, esplode un profondo disagio. La contestazione giovanile del 1968 è segno di rifiuto del passato e di ricerca di nuovi valori, mentre la famiglia e la donna risentono l’influenza crescente dei processi di secolarizzazione, che le allontanano dal sentire cristiano. Il Concilio Vaticano II inaugura una nuova stagione della Chiesa, che si apre al mondo contemporaneo e orienta i cattolici verso una riscoperta della propria missione tra le sfide della contemporaneità. Il Cif intensifica l’impegno di promozione culturale e nella disgregazione delle appartenenze si prepara al passaggio da federazione ad associazione.



Negli anni 70 mentre il femminismo radicale propone alle donne istanze di liberazione attraverso la rivoluzione sessuale e avanza il ricono-scimento dei diritti civili, il nuovo diritto di famiglia, promosso anche dal Cif, propone la visione di famiglia come comunità sulla base dell’uguaglianza tra i coniugi. La politica è sottoposta alla sfida degli opposti estremismi e la Chiesa sollecita i cattolici a coniugare fede e storia per un’autentica testimonianza. Nella crisi delle appartenenze l’associazionismo cattolico rimodula la vita organizzativa. Il Cif abbandona la formula federativa divenendo associazione.

Sono anni di riflessione e di studio necessari per tornare attive e propositive in quei nuovi scenari e per contrastare la crisi delle appartenenze di cui il Cif non è esente.



Negli anni 80 l’incerta evoluzione della vita politica vede ancora allontanarsi la prospettiva delle riforme, mentre i problemi della condizione femminile acquistano maggiore rilevanza internazionale. Le leggi sul divorzio e sull’aborto toccano il “privato”, confermando la crisi della comunità familiare e il disorientamento della società, che non riesce a coniugare il desiderio di benessere con i valori della vita democratica. Nonostante il secondo miracolo economico, che fa dell’Italia la quinta potenza economica mondiale, le prospettive politiche risentono del progressivo degrado dei partiti, orientati alla spartizione del potere più che alla ricerca del bene comune. La revisione del Concordato ridefinisce i rapporti tra l’Italia e il Vaticano, mentre le scuole di formazione politica rilanciano l’impegno dei cattolici alla partecipazione. Il Cif continua il suo impegno di partecipazione per una politica di parità.



Con il Trattato di Maastricht degli anni 90. si costituisce l’Unione Europea, mentre in Italia il crollo del sistema politico segna il passaggio a una nuova fase della vita democratica, impropriamente definita Seconda Repubblica. Il Cif celebra cinquant’anni di fondazione e ricostruisce a grandi linee la sua storia. Il cinquantennio del voto alle donne e la Conferenza Onu di Pechino coinvolgono l’associa-zionismo femminile, proponendo una visione positiva di futuro. La Chiesa con un’iniziativa di studio riconosce l’importanza della Lettera apostolica sulla donna Mulieris dignitatem, mentre il Cif fa un bilancio dei suoi primi cinquant’anni.



L’ingresso nel terzo millennio degli anni 2000. si annuncia denso di attese e di incognite in quanto propone un quadro della situazione italiana e internazionale del tutto inedito. La riforma bipolare non aveva dato i risultati sperati, era fallito il progetto di riforma costituzionale; l’introduzione della moneta unica, se cementava l’Unione sotto il profilo economico e non politico, produceva un impatto problematico sulla nostra economia. L’attentato alle Torri Gemelle del 2001 cambia definitivamente lo scenario mondiale, mettendo in discussione le categorie della politica. Si apre una fase totalmente nuova della storia dei popoli, entra in crisi l’Occidente e la sua tradizionale capacità di gestire i conflitti. Veri e propri fronti di guerra di natura etnica, ideologica e religiosa diffondono insicurezza nel mondo. Il problema ecologico diviene emergenza planetaria e minaccia la sopravvivenza imponendo limiti allo sviluppo. Il Cif si misura con nuove sfide avvertendo la necessità di adeguare la struttura organizzativa.

Maria Chiaia tiene a sottolineare come “il Cif inoltre attraverso attività volontarie, in una capillare presenza sul territorio, ha dato vita – e continua a farlo – a una forma moderna di welfare con iniziative culturali e sociali di promozione della famiglia, della donna, dei valori della democrazia. lo testimoniano gli Atti dei Congressi e dei Convegni.”



Maria Chiaia, ha oggi 88 anni. Lo dico perché nel suo caso non viene lesa la vanità femminile perché non li dimostra affatto. Quando nel 1946 è stato concesso il voto alle donne lei aveva 18 anni e se non sbaglio l’età per votare era ai tempi 21 anni, quindi ha dovuto aspettare ancora un po’. E’ nata a Bari e viene dall’Azione Cattolica. Si è impegna nella Fuci e nel Movimento dei Laureati. Intorno alla metà degli anni 70 si è trasferita a Roma dove si è occupata della Formazione Insegnanti. Ha fatto parte della Lobby Europea delle donne dal ’91 al ’94 ed è stata membro della Commissione Nazionale per le Pari Opportunità presso la presidenza del Consiglio.

Ha avuto un ruolo politico di primo piano per circa un ventennio e svolto tutti gli incarichi con rigore e alto senso di responsabilità

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