Martedi, 27/04/2021 - Anche quest’anno, fra pandemia, vaccini e tanta voglia di tornare al cinema, sono stati assegnati gli Oscar. Fra i tanti cambiamenti in corso nel mondo a causa dell’emergenza sanitaria, anche l’Academy ha variato alcune regole nell’accesso alle nomination: una trasformazione importante avvenuta nel 2020, che sarà però effettiva solo dal 2024 - benché promossa e sostenuta ma non obbligatoria anche per il 2022 e 2023 - è che il miglior film, per essere preso in considerazione nelle nomination, dovrà soddisfare alcuni parametri relativi all’inclusione, in riferimento a ‘gruppi razziali o etnici sottorappresentati, donne e membri della comunità LGBTQ+’. Anche se ancora non definita in modo chiarissimo, la regola va apprezzata per lo sforzo progressista e rappresenta un bel passo in avanti in un mondo considerato fino ad oggi piuttosto chiuso.
Superato lo scoglio delle nomination, per le quali votano solo i membri dell’AMPAS (membri cresciuti numericamente di recente, con un’apertura mirata a ‘persone appartenenti a minoranze etniche, donne, giovani e professionisti stranieri’) i film vengono votati da tutti i membri dell’Academy: certamente le nuove tendenze che stanno intaccando la corazza più conservatrice del mondo degli Oscar hanno favorito, nell’edizione 2021, sia la candidatura e sia l’assegnazione delle famigerate statuette a registe ed artiste lontane dai canoni tradizionali del divismo, impegnate e anticonformiste anche nei contenuti delle opere proposte, benché le candidate e potenziali vincitrici fossero brave e agguerrite.
Fra i cinque candidati alla statuetta per la Miglior Regia, erano presenti ben due donne registe, Emerald Fennell, regista ed attrice britannica (‘The Crown’, ‘Anna Karenina’) candidata all’Oscar per il film “Promising Young Woman” (dark story in cui una donna, l’attrice Carey Mulligan, vuole vendicarsi dei colpevoli dello stupro della sua migliore amica) e Chloé Zhao, regista cinese, candidata e poi trionfatrice con il film “Nomadland”, già vincitore del leone d’Oro a Venezia 2020. L’età media delle due registe è di soli 37 anni (la Fennell ha 35 anni e la Zhao 39) e anche questo, certamente, è segnale di un cambiamento. Dunque, dopo Lina Wertmuller con ‘Pasqualino Settebellezze’ (1977) e Kathryn Bigelow con ‘The Hurt Locker’ (2010), Chloé Zhao è la terza regista donna della storia degli Oscar (la prima asiatica) a vincere la statuetta per la miglior regia nel 2021.
Se la norma generale dell’Academy prevede che siano eleggibili solamente i film usciti nelle sale della Contea di Los Angeles fra l'1 gennaio e il 31 dicembre dell'anno precedente la cerimonia, poiché però la pandemia ha portato ad annullare o rimandare molte uscite al cinema, e spesso a far uscire i film direttamente in streaming, questa parte del regolamento è stata temporaneamente sospesa e l'edizione 2021 ha selezionato film (e con essi artisti) distribuiti in sala fra l'1 gennaio 2020 e il 28 febbraio 2021, anche se usciti direttamente in streaming purché la distribuzione cinematografica fosse prevista prima dei lockdown.
Quanto alle Attrici Protagoniste in lizza per la statuetta, si trattava di artiste molto diverse che incarnavano ruoli difficili: Carey Mulligan, eroina vendicatrice nel film di Emerald Fennell ‘Una donna promettente’; Viola Davis, fervida e appassionata interprete dell’identità musicale e culturale afroamericana nel film ‘Ma Rainey’s Black Bottom’; la cantante Andra Day che ha portato sul grande schermo con intensità la vita e l’arte di Billie Holiday nel film ‘The United States vs. Billie Holiday’; la brava Vanessa Kirby (Margaret nella serie Netflix ‘The Crown’), vincitrice della Coppa Volpi a Venezia per la drammatica interpretazione come protagonista del film ‘Pieces of a Woman’, su una donna cui muore la figlia appena nata e che invano cerca di elaborarne il lutto. Infine, la vincitrice indiscussa, Frances McDormand - già alla sua terza statuetta - moglie di Joel Cohen e antidiva per eccellenza, per il magnifico ruolo di una vedova in ‘Nomadland’ che, dopo la morte del marito e la crisi economica del 2008, sceglie di vivere on the road, come una vera nomade, oltre le convenzioni sociali.
Nonostante lo sfarzo di alcuni abiti da red carpet, un po’ disturbante in tempi di Covid, le vere eroine non hanno deluso, laddove infatti McDormand ha ritirato il premio con un semplicissimo vestito nero, spettinata e senza trucco, dimostrando ancora una volta la sua forte personalità, e Zhao si è presentata con le trecce e un paio di scarpe da ginnastica sneaker bianche, nonostante l’Academy avesse inviato una lettera sul dress code agli invitati pregandoli di evitare un abbigliamento troppo casual.
Infine, per le statuette assegnate alle Migliori Attrici non protagoniste, anche qui la scelta era davvero interessante. Oltre alla vincitrice, la sudcoreana Youn Yuh-jung (Yoon Yeo-jeong), una delle grandi interpreti del cinema asiatico, che ha ottenuto l’Oscar per il suo ruolo nel film rivelazione dell’anno ‘Minari’ di Lee Isaac Chung (storia di un ragazzino di origini coreano-americane costretto a trasferirsi con la famiglia lontano dalla sua terra natale), anche le altre quattro grandi interpreti selezionate avrebbero meritato il riconoscimento: Glenn Close per la sua performance in ‘Elegia Americana’, ultimo film di Ron Howard; Amanda Seyfried, modella e attrice statunitense, alla sua prima nomination come protagonista del film ‘Mank’ di David Fincher; Olivia Colman, alla sua seconda nomination per il suo apprezzato ruolo nel film ‘The Father’ di Florian Zeller, come figlia di un uomo (Anthony Hopkins) che fatica ad accettare la sua demenza senile; Maria Bakalova per il film comico ‘Borat - Subsequent Moviefilm’, seguito del film.
Nessun riconoscimento per la nostra italianissima Laura Pausini, candidata per la Miglior Canzone Originale con ‘Io Sì (Seen)’ - scritta con Diane Warren e Niccolò Agliardi, primo brano in italiano candidato - dalla colonna sonora del film ‘The Life Ahead’ ( ‘La vita davanti a sé‘) di Edoardo Ponti con Sophia Loren.
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