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Donne che se ne vanno

Donne che se ne vanno

Le idee di CATIA IORI - Le donne di quaranta anni cercano di fuggire. Quelle più giovani sono ancora alle prese con madri troppo invadenti o del tutto assenti.

Iori Catia Domenica, 20/01/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2013

Le donne di quaranta anni cercano di fuggire. Quelle più giovani sono ancora alle prese con madri troppo invadenti o del tutto assenti. Quelle che hanno toccato gli “anta” invece maturano scelte di autonomia, percorsi di crescita solitaria o anticonformista. Ce n’è per tutti i gusti, dalla mamma tutta casa e famiglia che si apre un varco tra corsi di fitness e nuove esplorazioni del proprio vissuto a quella “tutta carriera e marito” che reinventa il proprio tempo perché la crisi la costringe a guardarsi finalmente dentro e a scoppiare di noia a dire sempre di sì a un capo spesso più ignorante ma altero, arrogante quanto basta per piegarla ai suoi “finiti” saperi. Insomma tira un’aria nuova, meno inquinata se vogliamo, ma aperta all’imprevisto. Non parliamo poi del rapporto con la fede cattolica. Mentre nella generazione 1970 (le attuali neoquarantenni) le differenze di genere non sono più vistose come in precedenza, vi è un allineamento dei comportamenti maschili e femminili per la generazione 1981. Insomma “piccole incredule” crescono e c’è da scommettere che la cosa non sarà senza conseguenze. La riduzione sostanziale della differenza di genere, infatti fa presagire un cambiamento epocale per quanto riguarda la trasmissione della fede di cui tanti parlano in modo pomposo e che invece poggia su di un terreno sempre più cedevole. Se le donne hanno rappresentato per secoli la fortezza silenziosa della Chiesa Cattolica, dimostrandosi grandi e leali alleate del clero (tanto che qualcuno ha parlato di una vera e propria femminilizzazione della Chiesa) che ne sarà di una struttura nella quale l’esodo delle donne lascerà dietro di sé un vuoto incolmabile? La questione è al contempo civile, politica, culturale e religiosa e richiede un ripensamento repentino e profondo. Come nascondere il fatto che le donne nella Chiesa sono responsabili di tutto, ma poi alla fine non decidono praticamente di niente? Come tacere il fatto che si desidera da loro solo un servizio concreto spicciolo, mentre le decisioni operative restano in mano alla componente maschile-clericale?

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