La follia della guerra di Israele all'Iran supportata da USA e le riflessioni per un futuro libero se basato sulla volontà popolare. Le parole di due Nobel per la Pace: Narges Mohammadi e Shirin Ebadi
Martedi, 24/06/2025 - Il femminile di giornata. sessantatrè / Donna Vita Libertà: la voce potente delle iraniane per pace e democrazia
guerra hanno trovato uno spazio interessante sui giornali. Molto acuta, e direi davvero coraggiosa, quella di Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, assegnatole il 6 ottobre del 2023. Narges attualmente è momentaneamente fuori dal carcere per un grave problema fisico, ma ha parlato da un rifugio sicuro in Iran. Narges che quale vice presidente del Centro dei difensori dei Diritti Umani, impegnata per l’abolizione della pena di morte e contro l’uso del hijab per le donne, da anni entra ed esce dal carcere, si mostra molto preoccupata per la guerra in corso e non pensa che possa essere un aiuto per una transizione verso la democrazia, tantomeno per le trasformazioni radicali, in termini di democrazia, a cui aspira il popolo iraniano. A questo proposito afferma che, come sta avvenendo, quando si è in presenza "di un contesto di violenza, uccisioni di civili, minacce alla città, distruzione di infrastrutture vitali e grandi impianti, bombardamenti incessanti su strutture nucleari con il rischio reale di contaminazioni fuori controllo, democrazia e diritti umani vengono inevitabilmente messi da parte. E la democrazia senza diritti umani è priva di significato". E aggiunge ”l’immediato cessate il fuoco è oggi una necessità per tutto il Medio Oriente". Nel rispondere alla domanda se andando oltre la guerra, ci sia nel paese, una opposizione organizzata in grado di gestire una transizione democratica, afferma ancora ”le profonde trasformazioni innescate dai recenti movimenti in Iran come 'Donna Vita Libertà' rappresentano una forza reale e credibile di cambiamento, che deve nascere dalla volontà popolare, il ruolo delle donne può essere un modello per tutto il Medio Oriente. La società Iraniana può produrre questo cambiamento e fare in modo che si estenda oltre i suoi confini". Altrettanto interessante, in un momento così difficile, un'altra voce femminile iraniana, nonché altro premio Nobel della pace del 2003: l’avvocata Shirin Ebadi che, oggi in esilio a Londra, si occupa dei diritti di donne e bambini rifugiati. A Teheran con la rivoluzione del 1979 le fu proibito di esercitare la professione, che riprese solo nel 1992 fino poi a lasciare come tanti/e altre/i il paese. Ed è da Londra
che, ripetutamente intervistata, anche Shirin sottolinea che il regime iraniano potrà essere solo il popolo, che peraltro non vuol più vivere sotto la dittatura, a farlo cadere dopo un referendum libero, e non la guerra in corso. E con l’occasione manda un appello agli iraniani dicendo ”mantenete la calma, stringete i denti, sopportate questa situazione e, soprattutto, continuate la disobbedienza civile”. Ulteriormente chiamata a dire la sua, Shirin Ebadi aggiunge “il regime è alle prese con la guerra contro Israele ma continua a colpire e martoriare la popolazione. Le autorità hanno dichiarato che chiunque diffonda notizie sulle conseguenze degli attacchi israeliani…verrà incriminato. Come è già accaduto, racconta, a una femminista molto conosciuta: Mutaha Regulei arrestata, (nuovamente) per aver scritto sui social una frase critica sul conflitto in corso.
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