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Dondolando, saltando, urlando e cantando.

Dondolando, saltando, urlando e cantando.

Sensazioni di una mamma disabile, di un bimbo disabile.

Lunedi, 12/10/2009 - “Lei deve trovare il bambino che ha dentro di sé, per comunicare con Giovanni..”

Queste parole, cari amici, hanno aperto questa stanza nella mia anima.

Ho cominciato a pensare perché per le altre mamme è semplice ritrovarsi bambine con i loro figli, mentre per me, e forse per altre mamme di bambini come Giovanni, è così difficile.

La prima difficoltà è spogliarsi dei giudizi.

Gli altri, eterni altri che entrano nel rapporto tra te e tuo figlio, psicologa compresa.

Quelli che chiudono tuo figlio in una scatolina con una bella definizione sopra.

Come se questo fosse possibile, come se fosse un prodotto del supermercato, per giunta difettoso.

Vedere di nuovo Giovanni come una persona, una personalità, al di là della definizioni “autismo” problemi di apprendimento” “ex Grave prematuro”.

Chiudere la porta e sentire solo la propria voce interiore, quella che parlava con lui quando era dentro di te,la più forte verità interiore, così debole nei rumori del mondo.

E’ a lei che ho posto la domanda.

Perché mai non mi identificavo con mio figlio?

Sono scesa nelle mie profondità, dove il mio bimbo “autistico” era nascosto.

Si, c’era Giovanni dentro di me, imprigionato e sacrificato alla “società” ed alla “Integrazione”.

Sono state le involontarie parole di un’altra persona a ricordarmelo, la nonna di una bambina, alla scuola di Giovanni.

Una decenne che mangiava un panino con il salame.

Lo addentava con gusto, accanto alla sua amica, felice.

La nonna l’ha chiamata, l’ha rimproverata.

Le ha detto che non stava bene, che metteva in imbarazzo l’amica e se stessa.

Ho visto la gioia svanire dagli occhi della bambina.

Ecco una bambina che non dondolerà più, ho pensato.

La nonna si è prodigata a dirmi ancora:

“vedrà che lo capirà, perché se non ne beccherà di batoste!

Anche io ero così, poi ho imparato.”

Non sono mai stata così felice di avere problemi di vista, perché gli occhiali da sole hanno nascosto il mio sguardo impietrito, di fronte alla CATTIVERIA inconscia di quelle parole.

Deve perdere se stessa, come ho fatto io, stava dicendo quella anziana donna, come abbiamo fatto tutti.

La bambina non era più visibile ai miei occhi ma io le ho formulato lo stesso un augurio.

Speriamo che, in un  modo o nell’altro incontri un Giovanni nella sua vita.

Con Giovanni ho ricominciato a vivere le emozioni che avevo volutamente represso, perché non consone.

Ho dondolato per il piacere di dondolare, ad un vento immaginario, ad una musica coinvolgente.

Ho urlato per il piacere di sentire la mia voce in un ambiente pieno di echi.

Mi sono ricordata, ahimè con rimpianto perché, a causa di questo corpo un po’ acciaccato non posso più farlo, dei miei lunghi salti da bambina e da adolescente.

Ed ho ricominciato a cantare con Giovanni.

E sapete che ho scoperto?

Queste cose proibite, che biasimavo in mio figlio perché lo rendevano diverso dagli altri, come sorridere agli sconosciuti, e voler dare loro la mano, bè, mi mancavano.

E i rumori forti fanno sobbalzare anche me, e sono crudeli ed inutili, oltre che inumani.

E’ saggio averne paura.

Così vi lancio la mia provocazione, che è anche un grido di libertà.

Vorrei che lo ascoltassero le mamme di bambini e grandi come Giovanni, uccelli in un mondo senza ali.

E SE AVESSERO RAGIONE LORO?

Se il nostro mondo razionale, fatto di nozioni, di passi piccoli, di prosa, fosse solo una bara che ci divide dalla vera vita?

Provate a dondolare, a cantare a saltare con i bambini come Giovanni, con tutti i bambini.

Giovanni non è il mio torturatore, il mio peso, è il mio liberatore!

Rovesciando la logica degli altri, ritrovo la strada verso mio figlio, e ridiamo insieme.

Cantiamo dondoliamo, urliamo .

Siamo pazzi felici, alla conquista del mondo.

 

Rosa Mauro

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