Teatro - Forte, poetico, profondo e delicato. È il monologo di Donatella Mei sul ‘fattaccio’ del Circeo
Colla Elisabetta Lunedi, 19/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2011
La tragedia del Circeo è stata, per tutti noi cresciuti negli anni Settanta, il simbolo della violenza alle donne per eccellenza, deliberatamente ed impunemente legata alla ‘lotta di classe’, come si diceva un tempo, all’affermazione del presunto potere maschile dell’alta borghesia imprenditoriale e danarosa su due diciassettenni di periferia, tradite dalla gran voglia di vivere e godere della propria età. Donatella Mei, attrice, autrice e poetessa (www.donatellamei.com) ha raccontato tutto questo, e molto altro, nello spettacolo L’importanza di Donatella: dal “fattaccio” del Circeo alla legge sullo stupro, messo in scena con successo a Roma al Teatro di Documenti. Con grande profondità e delicatezza lo spettacolo evoca, rapidamente, il ‘prima’ e il ‘durante’ la tragedia del Circeo (datata 1975), per soffermarsi invece sul ‘dopo’, sulla vita da superstite di Donatella Colasanti, sopravvissuta all’amica del cuore Rosaria Lopez. Il monologo affronta l’aspetto della sua faticosa ricerca di giustizia, tra i processi agli aguzzini e gli avvocati compiacenti, si sofferma sul sostegno del movimento delle donne, e conduce fino al varo (solo un ventennio dopo, nel 1996) della legge che dichiara finalmente la violenza sessuale reato contro la persona cancellando l’ignominia del reato contro la morale. Donatella Mei narra le difficoltà di Donatella Colasanti nel condurre una vita normale pur dedicandosi a poesia, scrittura e teatro, fino alla sua morte avvenuta nel 2005 per un tumore. In scena, Donatella Mei rivive e fa rivivere agli spettatori la tragedia e le sue tappe, anche a livello psicologico, immedesimandosi nel nome, nell’età anagrafica, nella provenienza da un quartiere di periferia con la Colasanti, perché ‘al posto suo, anzi loro, poteva esserci una di noi’. Emergono la vergogna della connivenza e la forza della solidarietà, la dolce consolazione della poesia, le battaglie legali, gli slogan cantati in piazza, emerge la forza di una donna per la quale rimanere in vita è stato un atto di estrema giustizia: ‘ha scombinato i piani degli assassini, ha osato sopravvivere e pure denunciarli!’. Ma i dati parlano chiaro e Donatella ce li legge sul palco: non bastano le leggi, perché di violenza maschile si muore ancora.
Il Teatro di Documenti
È situato nel Monte Testaccio di Roma, nasce e si struttura per volontà di Luciano Damiani, dedito fin da giovanissimo all’attività teatrale. Dopo avere compiuto una “rivoluzione” della scena del Novecento, Damiani diventa architetto teatrale per inventare la scena-teatro ininterrotta del Teatro di Documenti. A 58 anni, finanziandolo completamente e costruendolo con la sola forza delle sue braccia, Damiani si impegna in un’impresa solitaria e immensa dalla quale nasce un luogo che è sintesi compiuta della sua idea di teatro: uno spazio luminoso, un labirinto di sale, scale, specchi, un teatro-tempio in cui la barriera attore-spettatore viene abbattuta. Dalla scomparsa di Damiani, nel 2007, il Teatro di Documenti è diretto da Carla Ceravolo che ha affiancato il Maestro per molti anni, lavorando con lui anche alla sua costruzione, e si avvale della collaborazione di Anna Ceravolo, Lia Milana e Sibylle Ulsamer. Il Teatro di Documenti è dunque uno dei rarissimi teatri retto completamente da donne. (E. C.)
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