Lunedi, 30/05/2011 - Voto storico a Malta dove i cittadini si sono pronunciati con convinzione per l’introduzione del divorzio: il 54% dei maltesi ha detto si. Il referendum segna una svolta epocale nella storia politica e religiosa, che sono strettamente connesse, della piccola isola mediterranea, considerata da papa Giovanni Paolo II come “bastione della fede cattolica” anche perché si tratta dell’ultimo paese europeo ad introdurre la pratica del divorzio. È vero che 98 maltesi su 100 sono cattolici, ma il voto di oggi dimostra che quegli stessi maltesi non vogliono che i loro diritti civili vengano tenuti ostaggio dall'influenza della Chiesa sullo Stato.
Un bel colpo per la Chiesa maltese che dopo essersi spesa intensamente per il No non ha commentato l'esito del referendum. Un ordine evidentemente arrivato dall’alto dato che nessun vescovo, monsignore o sacerdote contattato dalla stampa ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Ad un'ora dalla chiusura dei seggi però, evidentemente in un impeto di pentimento, la Chiesa aveva emesso un comunicato con il quale ha chiesto ‘scusa’ agli elettori per i ‘toni’ ed il ‘linguaggio’ usati durante la campagna referendaria. Le scuse rispedite al mittente da Saviour Balzan, noto blogger ed editorialista del giornale MaltaToday, schierato per il Sì che con ironia e sarcasmo si è domandato: “Ha una bella faccia tosta questa Chiesa maltese: prima ci condanna all'inferno, poi ci chiede scusa.
Il primo ministro Lawrence Gonzi invece, che si era apertamente schierato per il No trascinando anche il suo partito sulle stesse posizioni, ha ammesso la 'sconfitta’e ha chiesto al Parlamento di rispettare il risultato del referendum: “Adesso che il popolo si è espresso, tocca a tutti i parlamentari rispettare la volontà del popolo. Anche Arthur Galea Salomone, portavoce del Movimento per il No, si è detto deluso per il risultato ma ha aggiunto: “Il popolo ha scelto. Questa è la democrazia e noi rispettiamo il risultato”.
Visibilmente soddisfatti per il successo ottenuto ai seggi, i leader del movimento per il Sì. “È ancora presto per anticipare cosa succederà adesso, ma un cosa è certa: Malta sta cambiando, e cambia in meglio, perché i maltesi hanno capito che per andare avanti bisogna superare i tabù”, ha detto il deputato laburista Evarist Bartolo, co-firmatario del disegno di legge sull'introduzione del divorzio che adesso verrà portato in Parlamento forte del successo al referendum, che poi aggiunge “Parlo di quella rete di potere che per decenni ha dominato su tutto quello che è maltese”. E si intuisce che Bartolo parla della Chiesa, che a Malta è considerata come il primo potere, tanto che il partito nazionalista al governo da 25 anni vanta il motto 'Religio et Patria’ fin dalla sua fondazione, oltre 100 anni fa. La Chiesa infatti ebbe un ruolo fondamentale nella nascita del partito, che ispirò sin dall'inizio per contrastare il regno protestante di Londra, e sul quale ha continuato ad avere un'influenza dominante, formandone i dirigenti che sarebbero diventati deputati, presidenti, primi ministri, nelle sue scuole.
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