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Diversamente stalker

Diversamente stalker

Parliamo di Bioetica - L’avvocato deve gestire una causa per separazione in modo diverso dal solito, deve contenere gli atteggiamenti negativi e tutelare i figli

Gelli Roberta Lunedi, 22/09/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2014

 L'approvazione del decreto legge n. 93 del 2013, presentato dai media come "decreto sul femminicidio", convertito in legge 15 ottobre 2013 n. 119, ha apportato rilevanti modifiche a tutto il sistema codicistico inerente i delitti cosi detti "di violenza di genere".

La nuova previsione legislativa, oltre ad aggravare le cornici edittali di talune ipotesi delittuose appartenenti al genere sovra citato e ad inserire aggravanti specifiche ai reati di stalking e maltrattamenti in famiglia, fornisce nuovi strumenti di tutela processuale a favore della persona offesa. Quest'ultima non solo, a differenza di quanto accade in relazione a tutti gli altri delitti, viene inserita tra i destinatari di numerosi avvisi generalmente riservati esclusivamente all'imputato quali, a titolo esemplificativo, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nonché tutti gli atti inerenti l’applicazione e la modifica delle misure cautelari, bensì gode di agevolazioni ai fini dell'accesso al gratuito patrocinio in deroga alla disciplina ordinaria. Quest'ultimo infatti non viene più riservato a fasce reddituali basse, ma a tutte le donne che hanno bisogno di un supporto legale. Per essere ammessi al patrocinio a carico dello Stato è infatti, di regola, necessario che la richiedente non abbia un reddito annuo superiore ai 10.766.33 euro.



Purtroppo, alcuni avvocati sono soliti chiedere una cifra simbolica per l'apertura di una pratica, spesso motivandola con i ritardi dell'Istituzione che li rimborsa dopo un paio d'anni. Si tratta di una procedura non corretta. Il professionista che aderisce al gratuito patrocinio ha fatto una scelta morale, non può usarlo come specchietto per le allodole facendosi anticipare denari.

Parliamoci chiaro, quando una donna decide di separarsi, si trova ad affrontare una serie infinita di problemi, tra cui l'avvocato. Quanti sono gli avvocati che non hanno il coraggio di rifiutare una causa di separazione anche se non se ne sono mai occupati o se ne sono occupati raramente? È impensabile trattare una separazione, soprattutto se "difficoltosa", come una causa qualsiasi, dove basta essere preparati, anche molto, sulla materia per ottenere un buon risultato per il cliente.

In materia familiare non funziona così, o meglio, non dovrebbe funzionare così, perché l'avvocato non può vestirsi di quella parzialità che lo porta a difendere il proprio cliente nella classica maniera di una parte contro l'altra. In una separazione è necessario creare un contenimento di quegli atteggiamenti negativi e, talvolta distruttivi che, quasi sempre, ricadono sui figli, cercando, per quanto possibile, la risoluzione del conflitto.



A tal fine, molto spesso, occorre la collaborazione di altri professionisti: psicologi, mediatori familiari, colleghi ma si comprende la capacità degli avvocati di lavorare in equipe. -Senza generalizzare ma, chiedere una collaborazione viene assimilata come un'ammissione di incompetenza anziché un attestato di grande professionalità! Il solo approccio tecnico giuridico può essere anziché un aiuto, un grande danno per la donna, soprattutto se ad attuarlo è non solo il suo avvocato, ma soprattutto quello del marito; tale danno finisce, poi, per coinvolgere anche i figli. Quanto ai problemi di relazione va sottolineato come, grazie alla legge sullo stalking molte donne, a seguito della propria denuncia penale, abbiano visto arrestare il proprio persecutore [purtroppo questo non è avvenuto in casi clamorosi che sono approdati al femminicidio …]. Esistono, però, dei maltrattamenti continui che le donne con figli subiscono dopo aver scelto di separarsi dai propri mariti. Molti uomini, una volta separatisi dalla famiglia e dopo aver impugnato omologa di separazione, spesso a favore dei minori, si sentono vittime e diventano, con astio verso la ex , "diversamente stalker".



Vorrei dare visibilità a quei casi giudiziari in cui non ci sono prove di indigenza paterna e dove la madre decide di rimanere single e di continuare il progetto familiare con la propria prole. Padri di questo tipo credono di subire mobbing giudiziario e cercano di sfuggire ai loro doveri con macchinose forme di alleggerimento del patrimonio. Alcuni si fanno licenziare per procedere alla variazione delle condizioni di omologa, altri invocano la crisi e cercano di farsi pignorare la casa coniugale in modo che quello che loro non possono sfruttare non rimanga patrimonio della prole. Altri, avendo già una nuova compagna che, a lungo termine avanzerà richieste simili a quelle della prima moglie, non riuscendo a mantenere lo stesso tenore di vita e cercando di non deludere le aspettative della nuova famiglia, in maniera autonoma, cercheranno di decurtare gli alimenti dovuti alla ex moglie e/o ai figli, di disfarsi delle cose in comune, di vendere e cercare di realizzare liquidità, di annullare le spese straordinarie dei minori che vanno concordate. Dimenticandosi che i bambini sono abitudinari, amano la stabilità, la loro casa e quello che può essere un ricordo. Obbligati dai giudici a dire si per stringere i tempi di una separazione consensuale, successivamente diranno sempre no. No alla vacanza studio dei figli, no al dentista, no alla connessione internet, no allo sport, con negazioni che rendono i minori esclusi da una serie di pratiche sociali e personali che li etichetteranno come figli di separati .

Questo tipo di padre soffre di amnesie temporanee relative ai giorni infrasettimanali e ai week end di visita, al rapporto di cura e di esclusività con i propri figli. Il risultato di questa forma di bigenitorialità diventa fonte di forte conflittualità, liti, minacce e, così, la quotidianità si stravolge con le regole del "dovete decidere insieme" per il bene del minore dell'affido condiviso, inserito dalla legge di riforma del diritto di famiglia del 2006 (nello specifico la numero 54), si trasforma, così, in una finzione giuridico - formale.



Alcune associazioni, in particolare l'Associazione Donne Giuriste, hanno messo in risalto come questo genere di imposizione del tribunale, possa diventare arma di ricatto e di controllo da parte dei padri. Non mi vorrei dilungare criticamente spiegando i meccanismi di relazione delle famiglie allargate, così modaiole da creare eserciti di figli consapevoli che i genitori, per il loro benessere, hanno dimenticato ruoli e obblighi. Le persone maggiormente coinvolte in queste costellazioni famigliari emotivamente e finanziariamente sono, spesso, i nonni, anch'essi costretti a cambiare abitudini, perché hanno più tempo, più risorse e … " la colpa" di essere rimasti una coppia .

S. Moller Okin, alla fine degli anni '90, evidenziò la natura politica delle relazioni famigliari ritenendo che dovessero emergere dalla sfera privata ed essere considerate questioni di giustizia fondamentale. Le sistematiche disparità nelle libertà fra uomini e donne, che si presentano anche quando ci si separa, incidono sull'effettiva possibilità di sperimentare un progetto di vita. Pertanto, compito della politica e criterio di giudizio sulla sua capacità di generare benessere dovrebbe consistere, fra gli altri, nel ridurre, fino ad eliminarle, le disuguaglianze reali fra i generi come quella che caratterizza, tropo spesso, la relazione fra genitori separati.

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