Idee - Ci comportiamo come abitanti di società tecnologica, ma siamo in ritardo sugli schemi mentali
Iori Catia Lunedi, 23/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2012
Tutto evolve intorno a noi e penso proprio che sia ora di frantumare la cappa gerontocratica che tarpa le ali al nostro Paese. Quando mi guardo in giro ahimè, scopro che i leader italiani della politica e dell’imprenditoria hanno un’età media di 65-70 anni, e tengono ancora banco. Fuori le porte blindate dei palazzi, una moltitudine di giovani e di donne di talento chiede fiducia ma viene sistematicamente ignorata. Né si annunciano le qualità, i titoli di studio ma nel sistema non entrano. Questo crea non solo frustrazione e tanta, ma anche fuga di cervelli all’estero, perdita tra le più gravi per un paese come il nostro, ricco di creatività e di un futuro sempre più incerto. Siamo in bilico tra due sponde e anche blandamente schizofreniche. Ci comportiamo come abitanti di società tecnologica, ma siamo in ritardo sugli schemi mentali: esistono ancora delitti di onore, roba da cavalleria rusticana. E il motivo è che gli schemi mentali evolvono più lentamente delle pratiche di vita. La formazione di noi donne, l’educazione alla collaborazione civica e politica sono basilari ma, assieme ad altre grandi tensioni ideali, sono state trascurate dalle forze politiche sia di destra che di sinistra. Lo iato tra scuola e università da un lato e società dall’altro rischia di diventare frattura, se non si interviene con scelte coraggiose, mirate al medio periodo. Bisogna perseguire un progetto ampio con segmenti progettuali che permettano alle donne di percorrere strade nuove più tecniche e manageriali, più concrete e danarose. Esiste un paradosso tutto italiano di una cultura millenaria abbinata a una politica del tutto immatura nei processi di comunicazione. La nostra formazione classica è parte fondamentale della civilizzazione umana, ma non va solo tesaurizzata e conservata. Deve essere costantemente rinnovata e questo è mancato di gran lunga. Vorrei tanto che noi donne imparassimo a dire la nostra nella società globalizzata. Non pensiamo solo ai mercati: radichiamola nelle diverse culture facendole convergere, ognuna con le sue peculiarità, sui valori fondamentali: rispetto della persona, esigenza di riconoscimento negli affetti e nell’amore, bisogno di giustizia. È questa la nostra grande sfida. E la luce, il valore guida, deve essere la capacità di produrre cultura. Dal jazz di New Orleans, alla Divina Commedia, ai drammi shakesperiani. Fino al dialogo, difficile ma possibile, con un mondo islamico che non è monolitico nell’estremismo, ma pieno di forze moderate.
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