Strumenti - Un micropercorso che intende offrire gli strumenti essenziali di un qualsiasi progetto educativo
Edy Garagnani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2006
Il ruolo di educatrice è tradizionalmente affidato alle donne, non vogliamo entrare nel merito e nelle ragioni di questo fatto ma ci interessa capire come svolgere questo ruolo al meglio e possedendo gli strumenti necessari. Possedere gli strumenti della conoscenza non ci garantisce una buona prassi ma può esserne la premessa.
Educare significa in primo luogo condurre e implica quindi una consapevolezza di ruolo nei confronti di un altro individuo. Il ruolo di educatore, proprio come di chi guida, non è un ruolo secondario ma un momento di assunzione di responsabilità nei confronti di un individuo generalmente più piccolo o in una fase di crescita.
Aiutare un individuo piccolo a crescere porta quindi a tante domande sul come fare per evitare sbagli, le azioni di ogni educatrice quindi sono accompagnate dal dubbio più che dalla certezza di aver fatto bene il proprio “mestiere”. In una società che si evolve rapidamente questi dubbi e perplessità risultano più che mai reali e si è portati a ricercare in ogni dove una qualche soluzione magica che ci guidi in questo difficile compito.
Non esiste ancora una ricetta universale perché quando si ha a che fare con le persone bisogna sempre ricordare che ogni individuo è un universo di differenze che ne rendono impossibile la modellizzazione, questa situazione è valida anche per i bambini che sono già persone anche se ancora piccole.
Quello invece che si può proporre è una modalità che sia efficace e che tenga conto sia degli aspetti affettivi che propriamente cognitivi. Ogni nostra azione è mossa da una qualche domanda a cui manca una risposta e quindi la nostra mente, il nostro cuore si muovono in una qualche direzione per cercare di trovare un nuovo equilibrio.
Questo movimento, l’energia che viene messa in gioco, i risultati che produce potremmo chiamarli: Problema, intelligenza, soluzioni.
Diventare grandi, quindi, potremmo dire che significa affrontare problemi sempre più difficili in modo sempre più autonomo e senza bisogno di aiuti esterni. Questo processo di autonomia non termina mai, anche se crescendo ci si rende conto che la consapevolezza di aver già risolto problemi ci dà la forza per affrontarne altri più grandi e complessi.
Se è vero che “chi ben comincia è a metà dell’opera” vediamo come fare affinché i piccoli riescano a realizzare quel processo di autonomia così importante per ogni essere umano. Fare l’educatrice può essere affascinante: mentre partecipiamo alla crescita di un essere umano possiamo metterci nel processo e crescere insieme. Non bisogna però rischiare di rendere questo rapporto simmetrico: chi educa ha un rapporto asimmetrico con chi è educato.
Quello che fa la differenza tra chi educa è che questi sa dove deve andare e come fare, quindi ha chiaro un obiettivo. In qualsiasi processo educativo, ma anche in altre situazioni relazionali, avere chiaro l’obiettivo è la premessa per la soluzione di un problema, la soddisfazione di un bisogno, il raggiungimento di un risultato.
*Insegnante ed esperta in metodologie di apprendimento
Centro Ascolto LiberaMente, Carpi (MO) tel 338 7213030
(30 settembre 2006)
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