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Disprezzo e offese al coniuge

Disprezzo e offese al coniuge

Sentiamo l’avvocata di Simona Napolitani -

Napolitani Simona Martedi, 27/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2014

 La violenza domestica si manifesta nelle più diverse forme, da quella fisica, a quella verbale a quella morale; molte sono le donne che raccontano le vessazioni e i maltrattamenti subiti, a volte certificati da referti ospedalieri, a volte testimoniati dal volto delle stesse donne, ormai spento e privo di vita, per essere state quotidianamente mortificate da frasi del tipo “sei una nullità”, “non vali niente”, “fai schifo”. Questi gli apprezzamenti più correnti.
Recentemente la Corte di Cassazione ha affermato che “nello schema del delitto di maltrattamento contro familiari e conviventi non rientrano soltanto le percosse, le lesioni, le ingiurie, le minacce, le privazioni e le umiliazioni imposte alla vittima, ma anche gli atti di disprezzo e di offesa alla sua dignità, che si risolvono in vere e proprie sofferenze morali”. Nella motivazione il Giudice dichiara che non si può parlare, come sostiene il marito, di conflittualità reciproca, ma di gravi condotte dell’imputato volte a disprezzare e offendere la dignità della moglie, screditandola agli occhi del figlio, che le hanno comportato delle vere e proprie sofferenze morali. Principi assai importanti che meritano una riflessione: innanzitutto la violenza domestica, in qualunque forma si manifesti, non rientra nell’accezione comune che si dà al temine “conflitto”; sul punto, c’è una grave carenza degli operatori del diritto e delle istituzioni preposte a sostegno delle famiglie: questi confondono il concetto di violenza domestica con quello di conflitto tra coniugi; tale errata impo-stazione è frutto di una grave lacuna culturale. È altresì importante valutare come sofferenza morale, e quindi risarcibile, gli atti di disprezzo alla dignità delle donne, nel rispetto dei principi costituzionali. Ancor più se commessi dinanzi ai figli. Situazioni difficili da provare, per cui non sempre è possibile ottenere una giusta tu-tela e una giusta risposta giudiziaria.

 

Simona Napolitani, avvocato in Roma, e.mail: simonanapolitani@libero.it

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