Disoccupazione delle donne. Per chi crede che non sia un problema
Guardare all'andamento dell'occupazione delle donne nel nostro Paese può aiutare le tante ed i tanti, soprattutto, che vorrebbero farci credere che i problemi per le donne, in quanto tali, sono finiti.
I dati diffusi oggi dall' Istat ci dicono che la situazione delle donne italiane è peggiorata. Le occupate, non solo non aumentano, ma nell'ultimo mese di febbraio sono diminuite di circa 93.000 unità.
Contemporaneamente il tasso di disoccupazione femminile aumenta e la differenza tra la componente maschile e quella femminile presenta una differenza di 2,4 punti percentuali, a svantaggio delle donne.
Per gli uomini, insomma nel corso dell'ultimo anno c'è stato un leggero aumento dell'occupazione cui ha corrisposto una diminuzione del tasso di disoccupazione.
Per le donne invece abbiamo registrato un aumento del livello di disoccupazione (+ 0,9) e un lievissimo aumento dell'occupazione (+0,1).
In questo panorama poco edificante mi sembra invece un buon segnale il fatto che le donne considerate "inattive" quelle cioè che non cercano un lavoro siano diminuite: crescono cioè le donne che cercano, più o meno attivamente, un lavoro.
E, detto questo, cioè come sia sicuramente positiva la ricerca attiva del lavoro, adesso tutto sta a far sì che ci siano risposte a questa disponibilità.
Ce ne saranno? Sicuramente non bastano misure neutre, che non tengono conto delle differenze di genere anche sul mercato del lavoro. Basteranno i recenti provvedimenti uniti agli sgravi fiscali che sono in atto?
Secondo la deputata Roberta Agostini, ci vorrebbe qualcos'altro. Una proposta seria mi sembra quella della convocazione di una Conferenza Nazionale sull'occupazione femminile, così come votata in un' apposita mozione nei mesi scorsi dalla Camera dei Deputati. Una conferenza che affronti finalmente in maniera seria quello che è un fenomeno tutto strutturale del nostro Paese quello dei livelli di occupazione femminile:ultimi in Europa e lontani anni luce dai livelli occupazionali che il trattato di Lisbona aveva previsto per il 2010.
Nelle ultime programmazioni dei Fondi Strutturali Europei non ci sono più misure specifiche per contrastare la disoccupazione femminile. Agli altri di fatto non servono o servono meno. Ma dire che non ci sono misure specifiche non significa che siano vietate. In Italia dovrebbero essere adottate, i decisori politici le possono adottare, anche con differenze tra nord e sud del Paese.
Insomma, qualcosa va fatto, senza aspettare troppo ancora.
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