Disegno di Legge Nr. 1785: Ladynomics e NOIDONNE in audizione
Norme per la promozione dell’equilibrio di genere negli organi costituzionali, nelle autorità indipendenti, ecc Audizione di Giovanna Badalassi per Ladynomics e NOIDONNE
Giovedi, 29/04/2021 - Audizione al Senato, 1ma Commissione, 29 aprile 2021
Intervnto di Giovanna Badalassi a nome di Ladynomics e di NOIDONNE Gentili Presidente e Onorevoli Senatrici e senatori,
a nome di NOIDONNE, storico periodico di politica delle donne, e di Ladynomics, sito di ricercatrici di economia e di politica di genere, vi ringrazio per l’invito a presentare le nostre idee sul Disegno di Legge Nr. 1785. Molte indicazioni che condividiamo, sono già emerse nelle audizioni che ci hanno preceduto, da parte di autorevoli costituzionalisti e professionisti/e, con importanti contributi tecnici e giuridici, tra i quali ricordiamo quelli del network di Noi Rete Donne del quale facciamo parte.
Oggi vorremmo quindi offrire il nostro contributo con una chiave di lettura diversa, concentrandoci sui vantaggi per il sistema che questa proposta di legge può apportare, sia in termini assoluti che rispetto all’attuale contingenza storica, politica ed economica del momento che stiamo vivendo.
1. Le quote di genere sono riconosciute a livello internazionale da parecchio tempo, eppure sono ancora molto controverse e criticate
Nonostante la Convenzione sull’e¬liminazione di ogni forma di discrimina¬zione nei confronti della donna, che risale al 1979 (1985 in Italia), la Quarta Conferenza Mondiale di Pechino del 1995, i Trattati Europei e la nostra stessa Costituzione, le quote di genere sono ancora oggi oggetto di molte critiche e resistenze, anche da parte di molte donne. L’obiezione più frequente è quella relativa al merito: non conta il genere ma l’importante è essere bravi. Eppure il merito delle donne stenta ad essere riconosciuto nonostante sia già stato misurato anche in termini economici da innumerevoli, autorevoli ed approfondite ricerche sia nazionali che internazionali. Tra tutte, citiamo una ricerca australiana, molto ampia, basata sull’analisi di 200 aziende quotate in borsa per 6 anni, quindi su 1200 bilanci che ha mostrato che le società che nominano Amministratrici delegate, o che aumentano del 10% le componenti del CDA o del management aumentano il valore azionario delle loro tra il 5% e il 6,6%. Quale azienda rinuncerebbe all’opportunità di aumentare il proprio valore azionario del 5% a costo zero e non promuoverebbe quindi donne in massa? In realtà vi rinuncia la stragrande maggioranza, e abbiamo bisogno di quote di genere e di una legge come la Golfo-Mosca. C’è quindi un bias di genere, un pregiudizio di sistema così forte che va persino contro la convenienza economica. La realtà che vediamo è quella di donne che quando sono realmente misurate per merito come a scuola e all’Università hanno eccellenti risultati, si laureano di più del 50%, prima e con voti migliori, poi quando devono essere selezionate per ruoli di leadership paiono improvvisamente inadeguate, anche se le poche che riescono ad accedere a cariche di potere portano indubbi e misurati vantaggi economici e, come vedremo, anche politici. E’ evidente che c’è qualcosa che non va nelle regole del gioco e tocca quindi cambiarle con le quote di genere.
2. Le quote di genere sono invece indispensabili al sistema perché migliorano il livello della classe dirigente
Quando si parla di quote di genere si richiama sempre la discriminazione delle donne dalla prospettiva individuale di lavoratrici danneggiate nelle loro legittime aspirazioni di carriera, ed in effetti la non discriminazione di genere è un diritto costituzionalmente riconosciuto.... continua a leggere nel pdf
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