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Diritti Umani. All’Università per essere migliori

Diritti Umani. All’Università per essere migliori

FUTURA / 5 pensieri – esperienze – tecniche - Reciprocità e responsabilità, parole-chiave di LUNID: un’idea che è già pratica di studio e relazione. Intervista a Gioia di Cristofaro Longo

Bartolini Tiziana Domenica, 30/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2012

Alla domanda se, circa il futuro, è ottimista o pessimista, risponde: “non mi pongo il problema, piuttosto cerco di fare tutto ciò che è possibile, avendo certezza che quello che riusciamo a fare ha un valore molto più grande di quello che pensiamo possa avere. Questo mi da fiducia e serenità”. Gioia Di Cristofaro Longo esprime con pacata determinazione e sintesi efficace una filosofia di vita che si è tradotta, in anni di attivismo sociale, in tante iniziative: un lungo cammino l’ha portata dal movimento femminista (è stata tra le ideatrici e fondatrici del Tribunale 8 marzo insieme a tante altre donne, avvocate, magistrate, giornaliste ecc) alla progettazione e realizzazione, oggi, della LUNID, Libera Università dei Diritti Umani. A questo positivo approccio, che ha il profumo della saggezza antica e sempre verde, unisce la sapienza cumulata con le competenze di Ordinaria di Antropologia Culturale presso l’Università La Sapienza di Roma e, semplicemente, aggiunge: “ogni volta che ci sono state difficoltà nella storia, l’umanità si è affidata anche alla creatività”. La LUNID infatti è frutto della creatività, ma poggia su solide basi di specifiche nozioni. “Mi occupo di Diritti Umani dal 1996, sull’onda del progetto Adottare un Monumento è germogliata l’idea di adottare anche i Diritti Umani, che si è tradotta in un’intensa esperienza che in circa 5 anni mi ha portato in 300 scuole in tutta Italia. Da lì siamo partiti osservando che dal 1948 ad oggi le elaborazioni teoriche riguardanti i Diritti Umani hanno raggiunto sempre più alti livelli e sono largamente condivisi dalla comunità internazionale, ma c’è un gap tra quanto è dibattuto e approfondito nei ‘palazzi’ e quanto, invece, è percepito o conosciuto tra le persone. Ecco quindi l’idea positiva e propositiva: LUNID, strumento ideato nell’intento di contribuire a superare il divario tra principi e pratiche”. LUNID nasce ufficialmente il 17 ottobre 2009 a Scanno a partire dall’emozione del terremoto de l’Aquila e raccoglie da subito adesioni e sostegni di alto profilo (nel mondo della cultura, del giornalismo, delle professioni) che hanno fattivamente contribuito sia alle riflessioni di avvio, sia alla riuscita di numerosi incontri, seminari e convegni organizzati sui temi della Salute, Istruzione, Informazione, Cittadinanza e Comunità, Discipline Artistiche, Solidarietà, che sono poi i sei Dipartimenti in cui LUNID si articola. “Se ci pensiamo bene, vediamo che pur non conoscendo diffusamente i Diritti sanciti nei vari Trattati Internazionali, abbiamo però chiara la rappresentazione della loro violazione. Vorrei sottolineare una delle patologie della società italiana: dimenticare quello che si è ottenuto e occuparsi solo degli aspetti negativi. Ritengo invece che sia fondamentale partire da ciò che si è capitalizzato e poi andare avanti. La risposta a questo preoccupante sganciamento dalla realtà può arrivare attraverso un progetto che abbia un respiro complessivo e che inverta il processo passando dall’esperienza alla teoria e dalla teoria all’esperienza. Infatti LUNID non è una Università teorica, ma punta a costruire i fondamenti epistemologici ed empirici di quella che vogliamo definire ‘Scienza della Cultura dei Diritti Umani’ , una scienza che fa tesoro di valori, orientamenti e comportamenti che contraddistinguono “l’arte della pratica”. Attraverso Corsi di Specializzazione e Progettazione in Cultura dei Diritti Umani si formeranno i ‘Promotori di Cultura dei Diritti Umani’, una nuova professione indispensabile e trasversale poiché poggia su una cultura della mondialità condivisa a livello interculturale e interreligioso”. Il punto di forza dell’idea è promuovere una conoscenza che “tenga uniti principi e pratiche in grado di creare un nuovo immaginario culturale, partendo da un’inversione di prospettiva, cioè da una lettura sistematica in chiave interculturale di generi, competenze e professioni per selezionare ciò che è visibile ma captare anche ciò che non è immediatamente percettibile, ugualmente concreto e operante”. La creatività, quindi, inesauribile propulsore di un’idea che ha bisogno di alimentarsi costantemente, anche perché “i risultati che questo lavoro produce non sono misurabili”, a differenza delle adesioni, che sono in costante aumento. È una semina che Gioia di Cristofaro Longo cura con entusiasmo e con lo sguardo lungo. “Sento questo progetto con la stessa forza che provai quando avviai il Tribunale 8 marzo. Ieri era necessaria la denuncia, oggi bisogna dare visibilità e rappresentazione a quello che già funziona o potrebbe funzionare se inserito in un sistema valoriale complessivo”. I prossimi appuntamenti su cui LUNID si sta impegnando sono la Salute e l’Istruzione, due cardini dei Diritti Umani conquistati a caro prezzo e la cui sostenibilità, oggi, è a rischio a causa della crisi economica. “Nel campo della Salute abbiamo trattato i temi del rapporto medico- paziente- familiari, quello del consenso informato e, più recentemente, quello dell’ accanimento terapeutico, tematiche tutte di grande attualità e che interpellano prepotentemente la dimensione dei diritti da applicare nel concreto. Il prossimo tema riguarderà la medicina transculturale con l’obiettivo di affrontare le problematiche della salute nella triplice dimensione della prevenzione, cura, assistenza dei pazienti e dei loro familiari nelle diverse prospettive a livello di professionalità e strutture sanitarie. Sul versante della scuola i temi centrali saranno la rivalorizzazione professionale del ruolo docente e la ricostruzione della relazione tra insegnanti, studenti e famiglie”. È chiamata direttamente in causa la responsabilità del singolo in ciascun ambito egli operi. “Sì, è proprio così. Occorre creare una mentalità e un approccio alla vita e alle relazioni basato sulla reciprocità, facendo maturare la consapevolezza che siamo tutti nella stessa barca. C’è bisogno di tornare a rapporti più basati sull’empatia che non sulle procedure. Ricordo che una volta, mentre svolgevo una ricerca sulla maternità in Emilia Romagna, una donna in attesa di partorire mi folgorò con un ‘basterebbe un po’ di educazione…’. Abbiamo forse ‘proceduralizzato’ eccessivamente le attività di cura correndo il rischio, a volte, di perdere la dimensione umana. Naturalmente non sono ingenua e so che la ‘gentilezza’ non basta, ma certo agevolerebbe molto. Il fatto è che, al di là delle teorizzazioni, ora la sfida sta nell’applicare e/o nel progettare possibili applicazioni dei diritti sanciti perché un conto è elaborare un concetto di diritto alla salute e un conto è inverare questo diritto nelle varie culture, costruire connessioni e correlazioni. Occorre andare avanti nell’applicazione a cominciare dalla valorizzazione delle esperienze: la scuola che cosa è se non l’applicazione del diritto all’istruzione? l’ospedale che cosa è se non l’applicazione del diritto alla salute? Le devi riconoscere come tali prima di tutto, poi anche migliorale o criticarle”. È lecito, però, di fronte alla portata della crisi planetaria e di sistema che viviamo, domandarsi che impatto è destinata ad avere un’idea come quella proposta da LUNID. “Io devo fare le cose che sono nelle mie possibilità, non creiamo nelle coscienze l’alibi che siccome non possiamo incidere su Moodi’s e similari, allora tanto vale non impegnarsi. Come docente posso intervenire e lo devo fare. Il famoso sasso nello stagno produce sempre effetti…. È il partire da sé, la lezione che ci ha dato il femminismo insieme alla teorizzazione circa la diversità che non è inferiorità, ma ricchezza, valore e risorsa. La valorizzazione della diversità non significa dunque inferiorizzazione. Attenzione, non c’è una via di mezzo: o ti muovi nella direzione della risorsa e dell’inclusione o ti muovi in quella dell’esclusione. Questa è la scommessa che dobbiamo affrontare e per questo l’esperienza delle donne è essenziale”. Interessante: attinge dal femminismo, ma lo estende in una dimensione generale. “Parto sempre dalla lezione del femminismo e spiego che è disconosciuto. Ovunque lo cito ma, una volta ristabilita la verità, si va avanti. Come ho detto, è fondamentale partire da ciò che si è ottenuto, invece c’è uno scollegamento tra il movimento delle donne nelle sue varie articolazioni e la nuova realtà delle donne, questo perché il movimento corre a volte il rischio di ragionare con i vecchi parametri. Vedo un femminismo diffuso e tante ragazze sono il risultato del femminismo, il problema è che la comunicazione ignora completamente la realtà che non è sensazionalismo… Ho capito che se ci si impegna qualcosa cambia, ma ho capito anche che non ci appartiene il controllo dell’effetto delle cose che si fanno. Non si può dire se si è agito bene o male controllando personalmente gli effetti delle proprie azioni che, ovviamente, sfuggono e quindi non possono servire per la valutazione complessiva del proprio operato. Quello che conta a livello personale sono le intenzioni, le motivazioni che si mettono in quello che si fa, questa è la discriminante”. Per concludere, ci interessa sapere come vede il futuro una docente che è sempre a contatto con i giovani e ne condivide ansie e speranze. “Il futuro è legato alle scelte di oggi, scelte che con fiducia e con creatività facciamo, alla capacità di sciogliere i legacci che abbiamo, che infastidiscono ma che al contempo ‘accarezziamo’. Tenendo presenti i condizionamenti sui quali dobbiamo incidere, dobbiamo volare alto, cercare di vedere più in là del nostro naso, nella consapevolezza di appartenere tutti alla famiglia umana e nella convinzione che oggi è essenziale riscoprire il valore della cultura dell’empatia nella dimensione sia affettiva che relazionale, come in vari ambiti scientifici sta emergendo con chiarezza a cominciare dalle neuroscienze. È questa la sfida che ci troviamo, oggi, ad affrontare”.







 


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