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Diritti in famiglia

Diritti in famiglia

Libere di... - Un’esperienza ventennale come avvocata nel campo del diritto di famiglia consente a Simona Napolitani di affrontare agevolmente le questioni correlate alle separazioni

Bartolini Tiziana Lunedi, 28/03/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2011

Noidonne intervista Simona Napolitani,avvocata, mediatrice familiare, responsabile dell’ufficio legale settore civile di Differenza Donna, associazione che gestisce i centri antiviolenza della provincia di Roma e componente del direttivo di Differenza Donna.

Dal prossimo mese sul nostro giornale la sua nuova rubrica: FAMIGLIA, SENTIAMO L’AVVOCATA.



Le statistiche ci dicono che diminuiscono i matrimoni e aumentano le separazioni. Dal suo punto di osservazione quali sono le maggiori cause di separazione e divorzio, oggi?

Intanto va detto che a richiedere separazioni e divorzi sono in maggioranza le donne e tra le più frequenti cause ci sono i tradimenti (tradiscono più gli uomini delle donne). Osservo inoltre che le donne, nonostante in generale abbiano situazioni economiche più deboli, sono sempre meno disposte a sopportare condizioni di subalternità; preferiscono affrontare le incertezze e le ristrettezze economiche pur di essere libere e autonome e pur di non sottostare al ruolo forzato di madre e moglie, se si sentono umiliate. C’è un elemento che spiega molto bene quanto sia ancora lontana l’effettiva parità tra i due sessi: molte donne nelle cause di separazione si avvalgono del gratuito patrocinio (ne possono usufruire coloro che hanno un reddito annuo entro i 10mila euro), mentre questa scelta riguarda pochissimi uomini. Le donne lavorano, solo che fanno ‘lavoretti’ o addirittura si arrangiano con occupazioni in nero. C’è anche un altro profilo di separate: donne indipendenti economicamente e che con meno difficoltà dicono basta ad un’unione infelice. Nel 60 / 70 % dei casi i padri separati - soprattutto se lavoratori autonomi - non corrispondono l’assegno di mantenimento o le spese straordinarie.



Aumentano le coppie che convivono al di fuori del matrimonio e che hanno figli. Quale rapporto hanno con i tribunali nel momento della separazione?

Se non ci sono figli il ricorso alla giustizia c’è solo in caso di situazioni patrimoniali in comune. Se ci sono figli la competenza a regolamentare il rapporto con i genitori è del Tribunale dei Minori in relazione: all’affidamento, all’assegnazione della casa coniugale e al mantenimento. Questo a partire dal 2006, cioè dopo l’entrata in vigore della legge sull’affidamento condiviso. Prima - contravvenendo al principio costituzionale - c’era un doppio regime per i figli naturali e quelli nati fuori dal matrimonio. Siano sposate o no, la conflittualità nelle coppie è la stessa e i figli sono strumentalizzati. Non dobbiamo nascondere che questo reca nei bambini dei danni che non si cancelleranno più. I padri utilizzano i figli per avere informazioni su quello che fanno le madri e talvolta arrivano a veicolare minacce attraverso i figli. Nelle coppie sposate al conflitto verticale sulla genitorialità si aggiunge il conflitto sulla coniugalità.



Lei parla di prevenzione anche nel campo del diritto di famiglia. Che intende dire?


Ritengo che all’origine di tanti conflitti vi sia la mancanza di informazioni di base sui principi di rispetto per la dignità della persona, della libertà, della salute. Queste nozioni dovrebbero essere fornite nei due luoghi fondamentali per l’educazione: la scuola e la famiglia. Quindi la prevenzione sarebbe insegnare il rispetto della persona e i diritti fondamentali. La consulenza legale sarebbe un altro strumento di prevenzione: se fosse un servizio, come a livello medico, si potrebbero evitare tanti problemi. La società ne trarrebbe risparmi e benefici.





FAMIGLIA, SENTIAMO L’AVVOCATA



Modelli educativi, divergenze possibili

I genitori, specie se implicati in un procedimento di separazione, a volte si trovano in disaccordo sui modelli educativi, ideologici, culturali e religiosi: se battezzare o meno il figlio, se iscriverlo ad una scuola pubblica o privata, se educarlo secondo principi religiosi o meno, oppure quale culto religioso scegliere. Il contrasto tra genitori su decisioni di particolare interesse per i minori non ha, in genere, ricadute sulle modalità di affidamento e sulla permanenza del figlio con il genitore non collocatario, a meno che dalle modalità educative o dai modelli culturali dell’uno o dell’atro genitore non discenda un pregiudizio rilevante per il minore. Pertanto il giudice non può esprimere una preferenza e deve rimanere estraneo alle dispute dei genitori, tranne nell’ipotesi in cui il comportamento del padre o della madre rechino danno alla crescita del figlio.



Scrivi a: simonanapolitani@libero.it

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