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Dino Scanavino: CIA e il futuro che vogliamo

Dino Scanavino: CIA e il futuro che vogliamo

CIA/Donne in Campo. SPECIALE EXPO 2015 - Multifunzionalità, innovazione, ricerca, territorio e ambiente: i segreti dell’agricoltura sostenibile con le parole del presidente Cia Dino Scanavino

Redazione Martedi, 30/06/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2015

Diminuire l’uso di risorse naturali e aumentare le produzioni. È la sfida che il futuro pone all’agricoltura. Ed è la sfida che Cia, Confederazione italiana agricoltori, intende vincere. “La nostra bussola è il valore multifunzionale del settore, che innesca processi sempre più integrati con l'ambiente, il turismo, la cultura, il welfare" Il presidente Dino Scanavino (videointervista), non tergiversa e punta dritto al cuore delle questioni aperte. “Per produrre di più occorre il supporto di ricerca e innovazione, occorre accostare alle filiere dei grandi numeri reti a maglie strette adattate ai territori, occorre rovesciare il rapporto città-campagna assumendo una dimensione multideale”. A sorreggere una visione così innovativa c’è il conforto dei numeri: previsioni solide dicono che solo in Italia nei prossimi 10/15 anni le attività connesse all'agricoltura sposteranno oltre 40 miliardi con la prospettiva di garantire entro il 2020 più di 200mila nuovi posti di lavoro. Lo spazio economico c’è, quindi, e per arrivare a "nutrire il pianeta" di fronte alla competizione globale, agli scenari del cambiamento e alle sfide del futuro, la soluzione "non è un mondo senza agricoltori, un'agricoltura consegnata alle multinazionali alimentari, alle società finanziarie e ai fondi di investimento, ma un mondo con agricolture plurali e con agricoltori più protagonisti, in grado di innescare processi integrati tra città e campagna, tra produttori e consumatori". Cia ha portato il contributo degli agricoltori italiani alla "Carta di Milano", il manifesto programmatico che rappresenta l'eredità morale di Expo 2015. Il territorio come destino è il titolo del documento, sintesi di un ciclo di incontri che la Confederazione ha realizzato nell'ultimo anno, già presentato a Roma presso la Sala degli Atti parlamentari alla Biblioteca del Senato. Da Mantova a Bologna, da Napoli a Firenze, passando per Campobasso, Urbino, Fontanafredda, Gallipoli e Orvieto, nei vari appuntamenti si sono messi a fuoco i punti di forza e le criticità del settore primario, si sono analizzati i dati con rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo accademico e imprenditoriale nell’intento di "identificare i caratteri di un modello economico, sociale e produttivo a cui auspicabilmente riferirsi nel futuro, un modello valido non soltanto a livello italiano ed europeo, ma per altre aree del Pianeta".



L’agricoltura è in grado di confrontarsi con i grandi cambiamenti in atto anche grazie ad un’alleanza strategica. “Usare meno risorse e produrre di più, garantendo la sicurezza alimentare mondiale è l’obiettivo per il cui conseguimento sarà imprescindibile il ruolo dell'innovazione e della ricerca per contrastare e gestire i cambiamenti climatici, per utilizzare tecniche produttive più sostenibili, diminuendo l'impatto delle attività, preservando la qualità e la fertilità del suolo per le future generazioni e utilizzando al meglio le acque".

L’agricoltura, quindi, è destinata ad avere sempre più un ruolo determinante perché "oltre ad assicurare la produzione di alimenti, svolge un ruolo cruciale nella produzione di beni di pubblica utilità come l'affermazione e la salvaguardia della qualità dei paesaggi, il mantenimento della biodiversità, la stabilità del clima e la capacità di mitigare disastri naturali quali inondazioni, siccità e incendi". La sfida è anche etica, perché pensa al domani “preservando la qualità e la fertilità del suolo per le future generazioni e utilizzando al meglio le acque". Ma l'agricoltura va oltre i suoi ambiti stretti. "L'Italia, con il suo diversificato territorio, le sue mille storie e culture, sfata sul piano produttivo l'idea che l'agricoltura legata alle filiere dei grandi numeri sia più produttiva di quella delle maglie strette. Infatti essa o è estensiva (modelli nord americani) con basse rese e grandi superfici o intensiva, con forti input chimico ed energetici (modelli europei sempre più insostenibili). Ma soprattutto le filiere dei grandi numeri, basati su modelli standardizzati che non sanno adattarsi ai territori - si legge nel documento della Cia - spesso creano marginalità e abbandono". È chiaro, quindi, che "sempre di più, tutte le comunità dovranno presidiare con grande attenzione i propri equilibri attraverso filiere e reti locali in cui l'afflusso delle grandi derrate alimentari e la presenza dei grandi mercati sia integrato con produzioni (alimentari e non) coerenti con la vocazione, l'identità e la gestione organizzata del territorio, la possibilità di usufruire dei suoi paesaggi, della sua storia, delle sue strade, delle sue attrazioni, delle sue energie. Questo è vero nelle regioni dell'Africa centrale, come in quelle delle grandi aree metropolitane orientali e statunitensi, come nelle nostre regioni europee, così cariche di culture".

L’agricoltura si fa carico delle più ampie problematiche della contemporaneità, riorganizzando la capacità di produrre in modo sostenibile, di assicurare equamente il cibo ridandogli valore e affermandolo come diritto, contribuendo attivamente all'educazione alimentare quale presupposto per contrastare le diverse forme di spreco alimentare, di gestire capillarmente le risorse naturali, di impostare un nuovo welfare. Quindi "alimentazione, salute, occupazione, sostenibilità, diritti universali, equità e coesione sociale - sottolinea Scanavino - è il contributo dell'agricoltura al futuro che vogliamo".



L’AGRICOLTURA CHE HA I …NUMERI!

Solo in Italia l'agricoltura e l'agroalimentare producono un fatturato vicino ai 300 miliardi l'anno. Sono oltre 20mila gli agriturismi disseminati sul territorio e oltre 80mila le aziende che sviluppano molteplici attività, dalla produzione di energie agli agri-nidi, dalle fattorie sociali e didattiche alla manutenzione delle aree verdi anche urbane. È un "movimento" multifunzionale che già produce molto, ma ci sono ampi margini di crescita economica ed è ragionevole stimare che nei prossimi 10/15 anni le attività connesse all'agricoltura sposteranno più di 40 miliardi di euro l'anno con la prospettiva di garantire entro il 2020 tra i 200mila e i 300mila nuovi posti di lavoro.



I NUMERI DELLE DONNE IN AGRICOLTURA



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