Login Registrati
Dinastia dei Cifola: dai partigiani agli anziani

Dinastia dei Cifola: dai partigiani agli anziani

La storia di un partigiano che salvò un paese e di una donna coraggiosa

Mercoledi, 17/12/2014 -
Incontrare l’imprenditora Alida Cifola, nipote del partigiano Mario Cifola, significa immergersi in un pezzo di storia italiana. Ideatrice e non solo della residenza per la terza età “Cesare Peruzzi”, una casa, un albergo, dove risiedere e riabilitarsi, dove fruire di vacanze assistite, che si erge nel silenzioso incanto della campagna tiberina, a due passi da Roma. Una casa di riposo e RSA (Residenza Sanitaria Assistita), e a breve anche centro Alzheimer. E’ proprio Alida Cifola, negli anni ‘80 a portare in Italia per la prima volta, dopo un viaggio a Phoenix (Arizona, USA), l’idea della RSA, prima a Torino, poi a Roma. In questa residenza, ciò che è subito chiaro è l’aspetto familiare degli ambienti e del personale. Quest’ultimo quasi tutto giovane e femminile, come ad esempio la geriatra, Dott. Tiziana De Laurentis e la psicologa, Dott. Paola Quintavalle. A parte il panorama stupendo c’è anche una buona cucina e tante altre qualità, quali le camere confortevoli con bagno, singole, doppie o matrimoniali, con vista parco e tanti optional. Tutti gli ambienti accoglienti e ben arredati, perfino la sala per la cura dei capelli. Tutto pensato per adulti autosufficienti, o parzialmente autosufficienti, ma anche per i meno fortunati ai quali soprattutto è offerta la Fisioterapia, Magnetoterapia, Massoterapia, Terapia dietetica, occupazionale e altre attività di tipo creativo. Prezzi onesti e per i meno abbienti per la RSA si riserva la partecipazione al 50% da parte della Regione o del Comune di appartenenza. Il valore aggiunto di questo spazio-famiglia è l’affetto, il calore familiare. Occorre ascoltare l’ideatrice, la Sig.ra Alida Cifola, per comprendere lo spirito dell’elegante servizio rivolto al sociale. Donna ottimista, e bambina fortunata, come ama definirsi, Alida trascorre la sua infanzia prevalentemente nei cantieri, accanto a suo padre, collega e collaboratore di Pier Luigi Nervi. Immediatamente riesce a barcamenarsi nel mondo dell’impresa ottenendo permessi, convenzioni e altro con idealità e onestà, senza mai compromettersi a nessun livello. Il denaro, per lei è un mezzo per sè e per gli altri, per il bene degli altri. Afferma la sua libertà etica con un senso di soddisfazione personale ricordando che la sua è una famiglia di partigiani, ed in particolare ricorda con molta commozione il sacrificio del suo giovane zio, Mario Cifola, il quale, con la sua morte, evita una fucilazione di duecento persone del paese. Era il 15 giugno del ’44 e poteva esserci una seconda Marzabotto. Per questa ragione da allora gli abitanti ricordano questa data e il sacrificio con una cerimonia nella piazza, e una lapide, ne ricorda il sacrificio del partigiano Mario. Già dall’epoca del Risorgimento le donne della sua dinastia furono scomunicate dal clero a causa dell’adesione dei mariti e figli nelle file dei garibaldini. Adesione ritenuta blasfema dalle autorità laiche ed ecclesiastiche al punto di un’autentica emarginazione fino all’espropriazione di tutti i loro risparmi. Per sopravvivere dignitosamente i Cifola si traferiscono in un altro paese dedicandosi all’agricoltura. Mario Cifola, seguendo l’esempio di suo padre e suo zio, che subirono il carcere fascista per la militanza come partigiani, dopo il liceo e appena ventunenne, agì come staffetta tra i gruppi partigiani operanti nella provincia di Fermo.

Alida racconta, con orgoglio, le azioni di suo zio Mario, fratello maggiore del padre, soprattutto la sottrazione di armi e munizioni dall’abitazione del fascista Settimio Roscioli –noto per la sua ferocia-, ovviamente passate alla Resistenza. “La sua tragica morte per mano tedesca servì a placare le ire dei militari nemici dello sciagurato regime di Salò che avevano già bloccato duecento persone del paese di Montottone accusandole di collaborazionismo. Il ragazzo morì da valoroso. Purtroppo “ ..i regimi infami hanno questo triste destino, di sopprimere o perseguitare o emarginare gli elementi migliori della società, perché ne temono giustamente il giudizio, la critica e l’opposizione. Che il suo esempio resti insegnamento imperituro per questo Paese, che ancor oggi ha forte bisogno di tali memorie se vuole conservarsi fedele a quei principi di libertà e di democrazia che la Resistenza al nazifascismo ha ripristinato a prezzo di tanti sacrifici”.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®