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Dimmi come (se) lavori, e ti dirò chi sei…

Dimmi come (se) lavori, e ti dirò chi sei…

La crisi che c’è - Le soluzioni e le risposte alla crisi ci sono, ma occorrono una nuova visione etica e lo sforzo da parte dell’economia e della politica di sperimentare

Ribet Elena Domenica, 28/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2010

Ottimismo e pessimismo in tempo di crisi sono le due opposte reazioni che ci fanno capire poco la realtà dei fatti. Alcuni elementi in più sulle strategie di uscita verso un futuro “sviluppo”, prossimo o remoto, sono emersi nei dati sulla disoccupazione diramati da ISTAT a gennaio 2010 e a chiusura del 3° salone nazionale dell’imprenditoria femminile, nel Forum “Economia, Etica, Equilibrio Sociale: le proposte emerse”. C’è molto da fare, l’Italia è indietro nonostante qualcuno dica il contrario, soprattutto per valorizzare i talenti e le competenze delle donne che, lo ripetiamo ormai da tempo, si laureano prima e meglio dei maschi e continuano ad avere difficoltà ad accedere al lavoro e mantenerlo nel tempo: carriere, retribuzioni, conciliazione, ruoli apicali, segregazione verticale e orizzontale…

Le imprenditrici e le economiste presenti al forum citato, hanno dato alcune parole d’ordine, non solo per uscire dalla crisi, ma anche per ridefinire le basi etiche del sistema economico e le teorie che fino a ora si pensava funzionassero, ma che si sono dimostrate inadeguate persino a prevedere quanto sta capitando o a trovare soluzioni.

Ecco le parole d’ordine: cultura (di genere e non solo), formazione (scuola, ricerca, formazione continua), talenti, competenze, innovazione, risorse, confronto di idee e approcci tra imprese, sindacati e governi. Io avrei aggiunto: sostenibilità.

Per ragioni di produttività non conviene trascurare la popolazione femminile, in tutti i settori e anche nella politica, per ragioni di democrazia e perché oltre certi numeri emergono le persone meno produttive, anziché le persone più meritevoli.





Le altre vie sono al femminile

Senso etico come strategia anti-crisi. Vincente




Simona Rosato è la fondatrice di uno dei più noti marchi di gioielleria del pianeta. Vincitrice del Premio Mela d’Oro come imprenditrice dell’anno 2008 - fra l’altro ha partecipato al Forum sulla Leadership femminile nel mondo che si è svolto a Dubai pochi mesi fa (‘Women in leadership’, organizzato dalla moglie dello sceicco) - ha fatto propria una costante riflessione sul valore della persona e sulle sue connessioni con gli altri.

“Il 2009 è stato un anno difficile per tutti. Il nostro settore ha risentito molto della crisi e la mia azienda in particolare ha subito un grosso colpo anche per l’uscita da un gruppo quotato in borsa. Ho deciso di far prevalere il progetto industriale e mi sono ritrovata a fronteggiare una forte ristrutturazione, a ridisegnare l’azienda in un momento di grande contrattura dei mercati.

Avrei potuto utilizzare i vantaggi concessi per chiudere e riaprire una nuova società, invece ho preferito far prevalere l’etica della ristrutturazione in corso. Credo che noi donne, anche per i condizionamenti sociali oltre che per nostre capacità, siamo responsabili, forti, e queste sono caratteristiche che nell’impresa vengono fuori. Sono riuscita a far valere i miei principi etici per l’azienda che ho creato, tutelando gran parte dei posti di lavoro, dialogando con i sindacati, consulenti e tutti coloro che mi hanno assistita.Con i sindacati abbiamo gestito l’allarmismo diffuso, parlando di un’azienda che deve chiudere, e abbiamo parlato anche di un’azienda che doveva ripartire, che doveva sì fare delle scelte, ma che doveva salvare la gran parte dei lavoratori (a rischio c’erano 30 persone su 140 impiegate), con la promessa di riassunzione immediata non appena la società fosse ritornata a regime. Ovviamente sono accordi che si possono fare quando un imprenditore vuole portare avanti i propri sogni, continuare ad investire, e vuole fronteggiare il momento di crisi.

Credetemi, non è stato facile.

In molti mi hanno detto: ti comporti così solo perché sei donna. Era difficile ripartire in breve tempo, ed ero obbligata a guardare il futuro. Sentivo e sento di avere una responsabilità in prima persona per le persone e donne alle quali davo lavoro, non dormivo la notte perché sapevo che avrei dovuto fare dei tagli, quindi delle scelte. Ma la prospettiva di lavoro c’era, sentivo che sarebbe ripartito, quindi abbiamo resistito e in breve tempo abbiamo ripreso le attività.

Oggi abbiamo riassunto già 23 persone di quelle che avevamo tagliato, in più prevediamo di riassumerne altre a breve.

Il mio senso etico si fonda su tenacia, determinazione e trasparenza. Mi sento di essere pratica piuttosto che burocratica, non sono portata ad allungare i tempi, e se a queste doti aggiungiamo una visione del mercato e del proprio progetto si innesca una completezza di elementi che porta la persona imprenditrice, uomo o donna che sia, a essere forte e competitiva.

Questa è una mentalità che funziona anche perché in venti anni di esperienza ha prevalso il mio senso etico, il mio essere positivo.

Io ho considerato l’azienda come parte di un mio progetto di vita, abbiamo persone che lavorano con noi da più di vent’anni, persone che in un momento particolare della storia si sono trovate, con me, ad affrontare un momento difficile. Non è stata colpa loro se venivano messe in discussione. La priorità assoluta per me era salvare l’azienda per creare i presupposti affinché si potessero ricreare quei posti di lavoro, e continuare i progetti in capo al nostro marchio”.






Dignità vo’ cercando

La vertenza Voicity (ex Omnia Network)




Cosa accade alle lavoratrici e ai lavoratori della ex Omnia di Milano, in assemblea permanente da mesi? Come nella maggior parte dei call center, il personale è all'80% formato da donne giovani, molte meridionali che speravano di aver trovato sicurezza lavorativa al nord.

La vicenda inizia a dicembre 2008 con ritardi nel pagamento delle tredicesime a causa della crisi finanziaria, che si protrae nel tempo con un progressivo peggioramento. La situazione diventa critica arrivando a un costante ritardo nel pagamento degli stipendi. In una nota sindacale si legge “Ad aprile 2009 avviene la sospensione del titolo in Borsa. Dopo una serie di procedure e di comunicazioni, i dipendenti della maggior parte delle società del gruppo insieme ai suoi debiti vengono vendute a una società satellite che poi li traghetta verso l’attuale VoiCity S.r.l.

A fine novembre due dei tre soci di VoiCity S.r.l. abbandonano il progetto per cause non ancora chiare e a portarlo avanti rimane solo il dott. Gili (terzo socio di Voicity nonché appartenente al Consiglio di Amministrazione di Omnia Network) che recluta un nuovo staff per la maggior parte proveniente da Phonemedia e Omega (gruppi le cui vicende sono note e arrivati ai tavoli Ministeriali). A tal proposito, si ritiene opportuno rivolgere ancora una volta lo sguardo verso la situazione dei lavoratori di Phonemedia/Eutelia la cui lotta è ancora in essere e dopo mesi di mancato pagamento degli stipendi, sono ad oggi impegnati in una vertenza. […] A gennaio sono stati dichiarati esuberi (50% del totale) e chiusure delle sedi campane, di Cagliari e di Milano Breda e il progetto finanziario che prevede cessioni di rami di azienda e affitti di commesse”.

Abbiamo chiesto a una lavoratrice di raccontarci gli aggiornamenti. Lei, chiedendo l’anonimato, ci ha risposto:

“Gili si è dimesso dal consiglio di amministrazione di Omnia ma rimane socio di alcune quote. Gli stipendi non arrivano da novembre e oggi dopo mesi ai tavoli ministeriali e dato che Omnia il 24 marzo avrà un’udienza al tribunale di Milano per fallimento, dato che molteplici creditori hanno fatto ingiunzione di pagamento, abbiamo ottenuto la cassa integrazione per 11 mesi + un voucher della Regione Lombardia di circa 300 euro al mese per sei mesi per fare la spesa, per pagare bollette, ecc., presso i centri convenzionati. Abbiamo anche fatto ingiunzione di pagamento per gli stipendi arretrati e siamo molto preoccupati per il nostro TFR, i contributi INPS (che non ci pagano da circa un anno), l'IRPEF che l’azienda ci ha trattenuto in busta paga e non ha versato.

La situazione è drammatica e arrivare a dire che finalmente siamo in cassa integrazione è paradossale!

Arrivare a un’età di poco più di 30 anni, dopo anni di lavoro e trovarsi senza una prospettiva per il futuro è veramente deprimente. Per situazioni non causate dalla propria volontà, ci si ritrova a dover contare sui propri genitori che dopo aver cresciuto i figli, anziché contare su di loro nella vecchiaia, si ritrovano a doverli accudire ancora, e questa è una situazione devastante, i figli non possono crearsi un futuro e i genitori si trovano ancora a doversi preoccupare per loro.

Oggi non si tratta più di dover fare dei sacrifici per affermarsi come donna lavoratrice e mamma, con tutte le rinunce e le energie che questo richiede, oggi si tratta di dover rinunciare ad avere figli perchè non puoi mantenerli, a rinunciare ad avere una famiglia, a sposarsi, a fare un passo avanti nel percorso di vita. Ecco cosa comporta questa situazione, significa non crescere mai, rinunciare a evolversi, ma non per propria scelta”.


 





Disoccupati e disoccupate*



La disoccupazione maschile è pari a 1 milione 116mila unità, in aumento del 2,5% rispetto al mese precedente e del 25,6% (+ 227mila unità) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Il numero di donne disoccupate raggiunge 1 milione 22mila unità, in aumento del 3% rispetto novembre (+ 29mila unità), e del 19,2% rispetto a dicembre 2008 (+ 164mila unità).

Gli uomini inattivi sono pari, a dicembre, a 5 milioni 188mila unità.

Le donne inattive sono 9 milioni 634mila.

 





Occupati e occupate*



Occupazione maschile: 13 milioni 687mila

Occupazione femminile: 9 milioni 227mila

Tasso di occupazione maschile: 68%

Tasso di occupazione femminile: 46,3%

 



*Dati a dicembre 2009 - Fonte: Occupati e disoccupati / stime provvisorie, ISTAT (diramati a gennaio 2010)



(28 marzo 2010)

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