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Difendiamo la legge 194. Senza 'se' e senza 'ma'

Difendiamo la legge 194. Senza 'se' e senza 'ma'

Lombardia - La legge 194 non è stata messa in discussione in Lombardia. Comunque non lo consentiremo

Ardemia Oriani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità nei mesi scorsi le modifiche al Regolamento in materia di attività funebri e cimiteriali, un regolamento complesso che tratta delle modalità di incenerimento, del trattamento dei corpi radioattivi, del trasporto delle bare e della questione del trattamento dei prodotti abortivi.
Votato senza iniziale rumore è diventato in meno di ventiquattro ore oggetto di controverso dibattito in merito in particolare alla possibilità di sepoltura per i “prodotti del concepimento” di età inferiore alla ventesima settimana.
Il Regolamento varato dal Consiglio Regionale è attuativo del Decreto della Presidenza della Repubblica n. 285 del 10/09/1990, che stabilisce all’articolo 7 le norme dello “smaltimento” dei prodotti abortivi dalle 20 alle 28 settimane e dei feti, nonché dei prodotti del concepimento (così già li definisce il decreto nazionale) prima delle 20 settimane, cui è data possibilità di sepoltura su richiesta dei genitori.
Il Regolamento conferma le procedure già in atto in Lombardia, derivanti dalla circolare regionale n. 21 del 30 maggio 2005 in materia, che stabiliscono l’informativa ai genitori della possibilità di sepoltura e le modalità di smaltimento sia dei cosiddetti prodotti di concepimento che dei prodotti abortivi.
Nulla cambia quindi rispetto alle procedure in atto dal 2005, cui le Direzioni Sanitarie delle Aziende Ospedaliere già si attengono.
Su questo Regolamento puramente tecnico abbiamo assistito ad un inaccettabile uso strumentale, veicolato dallo stesso presidente lombardo Formigoni, che ha voluto attribuirgli un valore simbolico che non condividiamo.
Si tratta di una strumentalizzazione che ha rischiato di mettere in secondo piano il merito ed ha alimentato un conflitto tendente ad assumere carattere ideologico non utile ad affrontare temi così delicati, una strumentalizzazione che ci ha coinvolti e che rifiutiamo decisamente.
La nostra posizione politica ed istituzionale non può essere stravolta. Siamo in modo chiaro ed inequivocabile per la difesa e la piena applicazione della legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza e per l’autodeterminazione della donna.
Abbiamo lottato, per citare un caso apparso sui giornali, per estendere la possibilità di utilizzo dell’aborto farmaceutico, sostenendo la esperienza in atto al Buzzi di Milano, oggetto tra l’altro di un’inchiesta archiviata dalla Magistratura.
Abbiamo posto con forza il problema dell’eccessivo numero di obiettori di coscienza negli ospedali della nostra Regione.
Abbiamo ribadito la necessità di rafforzare i consultori pubblici, di dotarli delle risorse e delle competenze necessarie, dando anche risposta alle donne migranti che vi accedono, attraverso figure di mediazione culturale.
Per noi la barra resta la libertà di scelta e l’autodeterminazione della donna.
Proprio perché non volevamo che il regolamento desse adito ad equivoci e a strumentalizzazioni, né tanto meno che vi fosse ricaduta alcuna sulla donna, abbiamo lavorato in previsione della definizione della relativa circolare applicativa.
Abbiamo realizzato come Gruppo regionale Ds un incontro con operatori ed operatrici sanitarie che applicano la legge 194 negli ospedali della nostra Regione. Con loro abbiamo ragionato su l’iter concreto, su ciò che accade dal momento in cui la donna entra in ospedale per interrompere la gravidanza.
Siamo infatti convinti che la garanzia dei diritti passi attraverso la conoscenza e la consapevolezza del percorso dall’interruzione di gravidanza in poi, compreso il momento del trattamento del “prodotto del concepimento”. Ciò ha portato alla definizione di una circolare applicativa del regolamento che non mette in discussione in modo alcuno l’applicazione della legge 194.
Negli ospedali i “prodotti del concepimento” verranno messi in un unico contenitore, lo stesso che viene utilizzato per le “parti anatomiche riconoscibili”, in cui verranno accumulati senza poter essere identificati. Non vi saranno, come alcuni paventavano, tante piccole bare in attesa della sepoltura.
Le informazioni sulla possibilità di seppellimento non verranno date direttamente alle donne che si recano in ospedale per effettuare l’IVG. Verranno invece messi avvisi nelle bacheche degli ospedali, facendo in modo che “l’informazione risponda ai canoni della chiarezza e della discrezione”.
Il tentativo di Formigoni di stravolgere un regolamento tecnico non è passato, anche se non abbiamo potuto impedire la strumentalizzazione mediatica in chiave antiabortista.
Noi consigliere e consiglieri dei Democratici di sinistra non consentiremo comunque che la legge 194 sia messa in discussione in Lombardia e continueremo la nostra azione a favore della libertà, della dignità e dell’autodeterminazione della donna.

* consigliera regionale dei Democratici di sinistra in Regione Lombardia
(8 maggio 2007)

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