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Difendere i servizi e dare opportunità ai giovani

Difendere i servizi e dare opportunità ai giovani

Emilia Romagna - Crisi: la realtà è andata ben al di là delle peggiori previsioni, ed è con questo stato di cose che occorre confrontarsi

Marco Monari Domenica, 27/01/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2013

#fotodx1#Se qualcuno ci avesse detto, soltanto due anni or sono, che ci saremmo ritrovati a discutere, a fine 2012, di un Paese investito da una crisi economica internazionale senza precedenti dal 1929, in cui lo spread si alza a livelli preoccupanti, nel quale le Province si apprestano a essere accorpate, l’Ici è stata reintrodotta seppur con un altro nome, l’Iva aumentata e i tagli al sistema sanitario, scolastico, dei trasporti spiegati “da una congiuntura che non vuole passare”, ebbene: probabilmente chi avesse pronosticato tutto ciò sarebbe stato preso per disfattista, se non addirittura pubblicamente schernito e deriso.

Eppure la realtà è andata ben al di là delle peggiori previsioni, ed è con questo stato di cose che occorre confrontarsi. Occorre farlo perché è a causa della miopia di certi proclami e delle decisioni prese pochi anni fa da chi vantava una solida maggioranza parlamentare, appunto, se poi le cose sono precipitate a rotta di collo. Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, in questo senso, rappresenta il peggior viatico a una ripresa vera e duratura. E’ doveroso fare un esercizio collettivo di memoria per ricordare ogni giorno a noi stessi chi ci ha portati sull’orlo del baratro, squalificando l’Italia in Europa e nel mondo. Le promesse vacue e gli impegni non mantenuti che determinarono il suo ultimo successo elettorale sono alla base dello sfascio che il Paese ha vissuto dal 2008 a oggi: è probabile che ricette simili vengano riproposte da Berlusconi nella prossima campagna elettorale, ma dopo 18 anni i fatti dicono, al di là di ogni ragionevole dubbio, che l’ex Premier non solo non è in grado di governare, ma continua a considerare il proprio tornaconto personale prioritario rispetto agli interessi dei cittadini.

E’ dunque doveroso compiere un’analisi attenta per evitare che altri errori - oggi – pregiudichino il futuro di nuove generazioni che faticano a scorgere qualcosa che assomigli vagamente a una speranza per il loro domani.

I settori sui quali la Regione interviene sono molti. Spesso il dibattito pubblico si concentra solo su alcuni di essi, ma chiunque viva il territorio sa che è solo nel riuscire a raggiungere un elevato standard di qualità dei servizi offerti complessivamente alla collettività che si riesce a fare un buon servizio ai residenti, ai lavoratori, alle famiglie, ai bambini e agli anziani, alle imprese e a chi qui si è trasferito per cercare di costruirsi una nuova vita, una nuova opportunità. Raggiungere e, voglio sottolinearlo, difendere l’elevato standard qualitativo dei servizi, passaggio non facile nel quale ci troviamo impegnati in Emilia-Romagna.

Fra continui appelli al rigore, siamo ogni giorno chiamati a nuovi sacrifici, a tagli che risultano dolorosi ma soprattutto che, in qualche occasione, non sembrano avere spiegazione altra che il pareggio di bilancio. Obiettivo sacrosanto, certo, e pur tuttavia non sufficiente in sé, da raggiungere con soluzioni equilibrate, pena il dover far pagare ai cittadini un prezzo troppo alto.

Siamo sicuri che ridurre le risorse ai settori dell’istruzione e della formazione rappresenti un vantaggio competitivo o non sarà più probabilmente una zavorra che frenerà la ripartenza del Paese da qui a breve? O, per citare un altro esempio d’attualità, la sanità e la cura delle persone non autosufficienti sono da intendersi come un semplice costo dello Stato oppure come un traguardo di civiltà dal quale non arretrare?

Gli Enti locali - al di là di certa propaganda che confonde “i costi della politica” con il corretto funzionamento degli organi di governo del territorio - rappresentano un elemento di coesione sociale irrinunciabile. Ne siamo fermamente convinti e chi vive nei comuni terremotati sa bene cosa sono stati capaci di fare i sindaci, quanto fondamentale sia stata la loro opera in questi dolorosissimi mesi. E ancora: il sistema infrastrutturale e dei trasporti non è uno degli elementi che i mercati internazionali ci chiedono di migliorare, per rendere più attrattivo il sistema produttivo italiano?

In questo contesto, mentre si ragiona di una riforma del Titolo V della Costituzione che interviene direttamente sull’applicazione del federalismo, vale la pena citarli tutti, pedissequamente certo, senza dimenticarne però nemmeno uno, i compiti che spettano a una Regione: sanità e politiche sociali; attività produttive, commercio e turismo; trasporto pubblico locale e sistemi di mobilità; politiche per la casa e riqualificazione urbana; diritto allo studio, accesso al sapere; telematica per il superamento del Digital divide; cultura, sport e tempo libero; sicurezza territoriale, difesa del suolo e della costa e interventi di protezione civile; agricoltura.

A tutti questi settori, dal 20 maggio 2012, si è aggiunta per noi emiliano-romagnoli, una nuova, impellente urgenza, una priorità dalla quale nessuno deve sentirsi esentato: riuscire a ricostruire nel più breve tempo possibile le condizioni perché le zone terremotate tornino a essere un luogo di vita e di lavoro come prima e se possibile persino meglio. E’ un compito nel quale il Presidente Vasco Errani, che ringrazio, è impegnato in prima linea, nel il suo ruolo di Commissario per la Ricostruzione e anche come Presidente del tavolo delle Regioni che dialogano e discutono settimanalmente col Governo.

L’Italia, si sa, è un luogo in cui la burocrazia non manca e ciò si avverte con maggiore forza nei luoghi in cui si verificano catastrofi come quelle che ci hanno investito pochi mesi or sono. Ritengo che come Regione Emilia-Romagna avremmo il dovere, tutti, di rivendicare due grandissimi risultati ottenuti, dei quali si sente parlare troppo poco: nessun alunno ha dovuto rinunciare all’anno scolastico 2012-2013 per inagibilità delle strutture preposte ad ospitarlo; nessuno emiliano-romagnolo dovrà trascorrere l’inverno in tenda, al freddo.

L’agenda è ancora lunga, a partire dal fronte delle imprese e del lavoro: non tutto andrà sempre nel migliore dei modi, rallentamenti e qualche inciampo di percorso sono fisiologici, in un quadro di una complessità simile; ma mi auguro che l’atteggiamento responsabile e le decisioni prese sostanzialmente sempre all’unanimità, dall’Assemblea Legislativa, sull’aiuto ai terremotati continuino a essere la cifra stilistica e di sostanza anche nei tempi a venire.

Le differenze di visioni, di scuole politiche e di pensiero sono una ricchezza del dibattito democratico e istituzionale; pur tuttavia la necessità di far sintesi - davanti alla richiesta di soluzione di problemi reali da parte di chi ha perso tutto – non è solo un’opportunità, ma, vorrei dire, quasi un dovere.

*Presidente Gruppo Pd Regione Emilia-Romagna



(REDAZIONALE)

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