Mantova / Festivaletteratura - Nata per creare curiosità, la manifestazione si conferma uno dei maggiori punti di riferimento del nostro panorama culturale. E le donne sono protagoniste
Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006
Popolare e allo stesso tempo innovativo nella formula, estremamente attento ai contenuti presentati anche con una leggerezza mai banale, anzi rigoroso e ben articolato, al Festivaletteratura di Mantova ogni persona può trovare una propria strada al cui traguardo si ritrova con qualcosa in più, talvolta indefinibile.
Quale potrebbe essere uno dei motivi alla base di questo successo? Provo ad azzardare pensando di non sbagliare troppo : le competenze delle persone in un perfetto equilibrio tra uomini e donne che, attraverso buone pratiche, sono in grado di dare vita ad un progetto e di farlo crescere attraverso nuove formule e la ricerca costante dei e sui nuovi linguaggi.
Questa decima edizione di Festivaletteratura ha rappresentato un momento di compimento e di ripartenza, come una casa alla quale di volta in volta si aggiungono mattoni per continuare a costruire nuovi piani armoniosi . Piani tra i quali ci siamo insinuati anche noi con le nostre interviste, con i nostri incontri toccando temi a noi sempre molto cari che ci hanno fatto anche sentire meno isolate perché grazie a questi momenti nel paese, successivamente, sono stati ripresi in un dibattito più ampio .
Non è sempre così semplice, come qui, sentirsi coprotagoniste di questa forma di dialogo straordinario che ci aiuta non solo a percepire dove stiamo andando, ma anche a scegliere tra quali strade vogliamo andare rispetto al nostro progetto di mondo e alla nostra percezione della realtà, della differenza e delle differenze.
Forse mai come quest’anno questo straordinario gruppo di donne e di uomini competenti ci hanno rappresentato, proponendo tutte quelle differenze che noi consideriamo patrimonio e vogliamo siano rispettate. Chi, meglio di Luce Irigaray, poteva aprire il festival, esserne lo slogan, rappresentarne il cartellone con la sua esortazione alle nuove generazioni alla cultura a due soggetti per arrivare a quella comunione di identità nello scambio continuo che rende possibile la convivenza e, addirittura, la multietnicità. O la nostra amica Julia Kristeva, amorevolmente accolta dai suoi lettori e ancora frastornata dal conferimento del premio Hannah Arendt per il pensiero politico che riafferma che il femminismo non ha saputo delineare chiaramente la questione della liberazione degli individui.
Se non a Mantova, come sarebbe stato possibile fare la conoscenza con Paulina Chiziane, la prima scrittrice di romanzi del Mozambico (con dolce modestia specifica che in Mozambico esistono tante scrittrici, ma per lo più di racconti ) che rifiuta l’etichetta di femminista per affermare che per scrivere e raccontare la vita delle persone parla della realtà delle donne perchè è quella che conosce meglio. Incontrare Monica Ali - nata a Dacca da madre Inglese e padre bengalese, segnalata tra i dieci migliori giovani scrittori britannici e aggiudicataria del premio della Regione Lombardia come autrice che ha meglio saputo interpretare lo spirito del festival - che comincia a scrivere dopo la nascita del primo figlio e che da portatrice di due culture riesce a guardare il mondo con maggiore attenzione alle differenze e alle sfumature. Dialogare con Maria Nowak, - autrice di “Non si presta solo ai ricchi”, fondatrice dell’ADIE ( Associazione per il diritto all’iniziativa economica) - che si batte perchè tutti possano prendere parte attiva al sistema di mercato e che ha cercato di risolvere il problema del lavoro in modo innovativo attraverso il microcredito.
Tra i tanti uomini quante donne e quante altre belle donne. Dalla poetessa rom Mariella Mehr alla baronetto - per i meriti di scrittrice - P.D. James, la più grande autrice vivente di detective story, alla nostra amica Lella Costa, intellettuale a tutto tondo, a scrittrici non nate in Italia che però scrivono in italiano come nel caso della brasiliana Christiana de Caldas Brito e dell’albanese Ornela Vorpsi, a Edgarda Ferri che ci parla di memoria e di vita, a Dacia Maraini che col coraggio delle proprie opinioni che la contraddistingue ci incita ad avere fiducia in un cambiamento possibile … e tutte le altre che questo spazio non ci consente di menzionare.
Ecco perché se andare in biblioteca o in libreria fanno sempre più parte del nostro quotidiano, forse ogni tanto è bene non perdere di vista qualche festival perché oltre al piacere della scoperta della curiosità potresti anche scoprire di non sentirti da sola.
(6 ottobre 2006)
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