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Dicono le statistiche

Dicono le statistiche

Parliamo di suicidio - Atto estremo, il suicidio è una delle cause di morte più difficili da comprendere, interpretare, accertare e certificare....

Marta Mariani Mercoledi, 28/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2014

 Atto estremo, il suicidio è una delle cause di morte più difficili da comprendere, interpretare, accertare e certificare. Inevitabilmente - per la complessità delle situazioni e per il rispetto dovuto - la sua lettura non può esimersi dal dubbio e dal mistero, che difficilmente riescono a dissiparsi. Più che il commento, i dati statistici vanno acquisiti ‘per presa d’atto’, poiché il suicidio come simbolo e come gesto resta ambiguo fino alla fine. Fino ai grafici, agli istogrammi, alle percentuali.

Fra i paesi dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), l'Italia - tra il 1990 e il 2010 - era uno dei paesi con il più lieve tasso di mortalità suicida. Negli ultimi quattro anni, l'indice di mortalità per suicidio sta lentamente salendo anche per via della recessione: da 6,7 suicidi ogni 100mila abitanti (nel 2010) all'8,5 degli ultimi due anni.

Le indagini Istat chiariscono che nel Settentrione si riscontrano più morti per suicidio rispetto al Meridione; anche se sia al Sud, sia al Nord il trend permette di rilevare che gli uomini sono più inclini ad intenzioni suicidarie rispetto alle donne. D'altro canto, sia i primi che le seconde tentano di infliggersi la morte con maggiore frequenza se appartengono ai livelli socio-economici più bassi.

Perlopiù, uomini e donne scelgono di morire per impiccagione (il 52% circa) o per precipitazione (35% circa). Dal punto di vista sociologico, tuttavia, le statistiche parlano chiaro: il suicidio italiano, come in generale il suicidio occidentale, rientra nell'etichetta di "suicidio anomico" - una definizione stilata dallo studioso Emile Durkheim. Si tratta del cosiddetto "suicidio egoista", causato da un vuoto di fiducia e da un traumatico allentamento dei legami relazionali e sociali, a causa del quale la vita umana si impoverisce di senso e di ricchezza interiore.

Niente a che vedere, quindi, con il suicidio del kamikaze orientale: un suicidio invasato, "altruistico" e paradossale dettato da un fervore religioso e da un rafforzamento del moralismo religioso e socio-culturale.

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