Costituzione e democrazia - Intervista al Presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro
Ferraguti Isa Martedi, 11/01/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2011
Il primo gennaio 1948 entrava in vigore la nostra Costituzione. A 62 anni da quella data ci interroghiamo sull'attualità di quei principi e sulla funzione che la nostra Carta ha avuto durante questi anni di vita repubblicana. Lo facciamo con un testimone d'eccezione: padre costituente tra i 556 che hanno scritto quel testo fondativo, uomo che ha attraversato la vita delle nostre istituzioni, ex Presidente della Repubblica italiana.
Da diversi anni Lei sta tenendo incontri con gli studenti e le studentesse per spronarli a conoscere, diffondere e difendere la Costituzione italiana e i suoi valori. Ho avuto modo di ascoltarla recentemente, al Teatro comunale di Carpi (la mia città), e ho colto nelle sue parole una forte apprensione: mi riferisco alla Sua denuncia sui pericoli che correrebbe la Costituzione. Da che cosa nasce tale preoccupazione?
Quando sento dire che la Costituzione va aggiornata perché sono passati più di 60 anni dalla sua entrata in vigore, il 1 gennaio 1948, mi preoccupo perché ci si dimentica che essa è la legge fondativa dello Stato. La nostra Carta non è lo strumento di una parte contro l’altra, bensì un terreno di confronto pensato e strutturato per adeguarsi alla trasformazione del paese. La Costituzione è la norma sulla quale si basa la convivenza civile e i principi in essa contenuti disegnano l’architettura delle regole per tutti e dei diritti di ognuno. Tra i costituenti vi erano democristiani, come il sottoscritto, comunisti, socialisti, repubblicani, liberali, monarchici. La carta costituzionale è stata il frutto di una volontà sublime e superiore, della capacità di indirizzare in modo positivo sentimenti, espressioni, addirittura esplosioni per un interesse comune superiore.
Poiché la riforma costituzionale è stata respinta con il referendum del 25-26 giugno del 2006 non ritiene che ciò riduca di molto il rischio di una modifica in senso negativo della Costituzione?
Mi sarei sentito tranquillo se, proprio a seguito di quel responso, coloro che avevano cercato di modificarla avessero chiesto scusa al popolo italiano. Colgo l’occasione per ricordare il testo del quesito “Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente Modifiche della parte II della Costituzione approvato dal Parlamento e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?”. Desidero far notare due elementi: la compattezza del fronte del NO - 18 Regioni su 20 - e la vittoria del SI nelle sole regioni Lombardia e Veneto, oltre che tra gli italiani all’estero.
Non pensa però che a più di sessanta anni dalla sua entrata in vigore la nostra Carta Costituzionale possa essere oggetto di riforma?
La seconda parte della Costituzione non è intoccabile e ci sono le procedure, contenute nell'articolo 138, che indicano come si possano approvare eventuali miglioramenti sempre e solo nell'interesse del popolo italiano. Qualsiasi cambiamento però deve essere preceduto da una volontà di dialogo tra le parti, come è avvenuto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Quello che mi sembra manchi in questo momento è proprio la capacità di dialogare tra chi ha posizioni diverse. Questo è molto grave e una riforma in questo momento sarebbe la riforma di una sola parte, mancherebbe cioè di quella universalità e di quella ricerca dell'interesse superiore che sono alla base di qualsiasi Carta costituzionale.
Quali sono a Suo avviso le sfide dell’oggi ed in particolare quali sono i comportamenti negativi che stanno prendendo piede nella nostra società e quali gli anticorpi necessari per contrastarli?
Occorre porsi delle domande che riguardano i diritti e le libertà della persona. Che cosa pensiamo della persona? Che abbia dei diritti o che non li abbia? Che cosa pensiamo della libertà? Arriva fino al punto di permettere che ognuno faccia ciò che vuole o è una libertà limitata da quella degli altri? Possiamo essere tutti liberi, ma bisogna che ognuno di noi abbia rispetto dello spazio dell’altro. Se si pensa solo a se stessi la nostra libertà diventa prepotenza. Il rischio che corriamo oggigiorno è il qualunquismo che è il peggior nemico della democrazia. Ognuno di noi deve sentire la responsabilità della propria presenza in questo mondo e partecipare alle sfide perché la democrazia ha bisogno che i cittadini, uomini, donne e ancor più le nuove generazioni, prendano posizione perché la dittatura non nasce in un secondo.
Presidente, Lei, come molti suoi giovani coetanei, ha lottato per fare uscire il nostro Paese dalla guerra e dalla dittatura fascista, impegnandosi e rischiando in prima persona per quello che riteneva il bene superiore del suo Paese. In questa epoca storica stiamo vivendo una fase in cui vi è, invece, da parte dei cittadini un distacco dalla politica e dall'impegno civile; quali sono a Suo avviso i rischi di questo allontanamento?
In una storia non lontana abbiamo assistito a situazioni in cui non ha vinto la parte che aveva la maggioranza, però la maggioranza è rimasta a guardare, speculando su certi interessi. Questo deve essere un monito per tutti noi. L'uomo nasce politico, nella comunità; è un animale sociale che nell'interazione con i suoi simili sviluppa pienamente la sua personalità. Dico ai giovani: questo tempo è vostro. Chiamarsi fuori dai problemi, rimanere a guardare è la cosa peggiore. Ogni generazione deve sentire la necessità di scrivere la pagina del proprio tempo, di rendere utile la propria presenza. Dico ai giovani: non state immobili a guardare.
Il nostro giornale, 'noidonne', nasce dai gruppi di difesa della donna (1944) e ha accompagnato il cammino di emancipazione delle donne italiane. Fondamentali, in questo percorso, sono stati l'impegno dei movimenti femminili e la nostra Carta costituzionale che contiene al suo centro l'esaltazione della persona, delle tutele e dei doveri, che hanno permesso alle donne di conquistare tanti diritti. Come interpreta questo cammino e quello, ancora lungo, che le donne italiane hanno davanti a sé?
Certo la Costituzione non fa distinzione tra uomini e donne e dalla sua entrata in vigore ad oggi la condizione femminile, anche attraverso l'impegno dei vari movimenti ed il sostegno di un giornale come il vostro, ha fatto molti passi avanti. Vi è ancora del cammino da compiere se, all'inizio del terzo millennio, è ancora aperto il discorso delle pari opportunità. Bisogna andare avanti con volontà operosa e con sano ottimismo. I grandi valori di libertà, democrazia e la dignità, i diritti e i doveri della Persona sono sempre in marcia per conquistare alla Pace ogni essere umano e ogni popolo. Auguri dunque perché le vostre battaglie siano coronate dal successo anche per il futuro.
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