E’
meravigliosa l’immissione responsabile dì Maria Maddalena, di una donna, nell’onda
maestosa del servizio alla Chiesa, come gioiosa testimonianza della Vita che non
muore
Sabato, 20/04/2019 - Dic nobis Maria, quid vidistis in via?
Se molto si dice e si scrive sul fatto che secondo i Vangeli Gesù si presenta Risorto in
primo luogo alle donne, moltissimi e degni di approfondimento sono i legami che si
intrecciano, non solo nei Vangeli, ma in tutta la storia biblica, tra le donne e
l’esperienza della morte e della vita. Nell’Antico Testamento basti citare la madre
dei fratelli Maccabei; nel Nuovo Testamento, ancor prima che nell’apparizione del
Risorto, basti citare la fede nella resurrezione resa da Marta dopo la morte del
fratello Lazzaro; o, nell’unzione di Betania, la prefigurazione della sepoltura di Gesù.
Certamente le donne al seguito di Gesù nel corso della sua vita pubblica avevano
acquisito la fede nella Resurrezione, avendo vissuto occasioni di morte e di vita: da
sempre, le donne sono laddove la vita nasce e laddove la vita muore. In Gv 20 si
legge che Maddalena si reca al sepolcro “di buon mattino, quando era ancora buio”.
Nel buio, nella paura, quando gli altri dormono, lei non si rassegna alla morte: si
alza che ancora è notte, quasi irragionevolmente ostinata alla Vita: forse perché per
la donna, fatta per dare la vita, la morte è ancora più innaturale. E dalla notte della
tomba esce Gesù e c’è una donna, ad accogliere come in una nuova nascita, la
sua Resurrezione, ricevendo il mandato divino di Apostola del Signore Risorto. E’
meravigliosa l’immissione responsabile dì Maria Maddalena, di una donna, nell’onda
maestosa del servizio alla Chiesa, come gioiosa testimonianza della Vita che non
muore: «Và dai miei fratelli e di loro…>> . Perché davvero la resurrezione di Gesù sia
, come cantava David Maria Turoldo, un “ batter le strade come una follia di sole, a
dire: Cristo è risorto, è risorto!”. E se come ci ricorda Mons. Bertolone nel suo libro “I
care humanum”, “le donne hanno finora troppo taciuto nelle nostre assemblee, non
bisognerà forse modificare il nostro modo di fare e ridonare ad esse il primato
dell’annuncio gioioso dell’ Uomo Nuovo?”.
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