Sabato, 13/04/2013 - E’ banale, ma quanto è vero che nemo profeta in patria!
La presentazione più temuta è quella nella tua città d’origine, nel mio caso la difficile e chiusa Genova: il luogo dove ho fatto i primi passi nella politica delle donne, che ormai ha accumulato oltre 5 lustri di attivismo, nel quale convivono con fatica alcune relazioni politiche e personali collaudate e feconde accanto alle molte cariche di delusioni, ferite e amarezze.
L’occasione non facile riserva però la sorpresa di una grande partecipazione e di un bel dibattito: la garbata lettura del valore d’uso del testo da parte della assessora Fiorini, il commento dal registro quasi intimo e molto personale di Luca Borzani e la sferzante e provocatoria verve di Francesco Pivetta (che è anche autore della intensa postfazione): tutto questo ci tiene in sala ben oltre l’orario di chiusura previsto.
E archiviata Genova di nuovo a Roma: l’appuntamento alla biblioteca Borghesiana il 25 marzo è un inaspettato viaggio verso un posto che non ha nulla a che fare con la capitale.
Il quartiere dove il mio amico, eroico e appassionato bibliotecario Silvio Cinque ha costruito questo avamposto di frontiera della cultura è quello dove, oltre 20 anni fa, il piccolo Alfredino Rampi trovò la sua assurda morte, perché nessuno aveva coperto la sommità di un pozzo. Passo accanto a Vermicino, così si chiama il luogo di quella tragedia, che fu filmata in diretta dalla Rai e tenne tutta l’Italia incollata alla tv fino alle prime luce del nuovo giorno, e ho i brividi.
La biblioteca è bellissima, con una sala gratuita per la navigazione in Internet, una dove si insegna italiano per migranti, un’altra dove ci si può riunire, vedere film e documentari. Con mia grande sorpresa il pubblico è di soli uomini, pochi ma molto attenti.
E’ sempre sorprendente come, partendo dalla traccia che offro raccontando come e perché è nato il libro, si dipanino strade di riflessione inaspettate e ogni volta inedite.
Non so come siamo a discutere di famiglie omosessuali: uno dei presenti si lancia in una difesa del primato eterosessuale.
I bambini e le bambine, sostiene, non possono essere educati in modo giusto da due persone dello stesso sesso. Nemmeno l’obiezione che molto più spesso risulta dannoso l’esempio di una convivenza infelice, e spesso problematica se non talvolta violenta, tra un uomo e una donna, come nella famiglia etero d’ordinanza, fa vacillare la sua convinzione,
Tutti, come anche alcuni lettori nelle loro risposte al libro, confondono poi la violenza con l’aggressività, e rinnovano, in chiave difensiva rispetto alla violenza maschile, la difesa ‘di categoria’ contro le donne che sì, sono meno capaci di fare male ad un uomo fisicamente per impedimenti legati ai muscoli, ma quanto male psicologico sono capaci di infliggere.
Mi accorgo che in sala ci sono uomini che in questo momento sono in sofferenza, rispetto alla relazione con una donna in particolare, e si fa fatica a non confondere il piano personale con quello politico e più generale. Se poi si considera che culturalmente gli uomini sono quasi del tutto analfabeti emotivamente, specialmente nella condivisione pubblica di riflessioni sul corpo e sulla sessualità, capisco che stiamo parlando lingue reciprocamente incomprensibili. Ci vorrà tempo.
Tre giorni dopo mi accoglie la bella sala del museo di Casale Monferrato: resto senza parole quando arriva un intero gruppo di giovani scout, accompagnati da Elena Sassone, veterana scout, anche lei in divisa.
Le pur belle considerazioni che facciamo tra adulte con Franca Nebbia, collega della Stampa, non valgono gli sguardi attenti e curiosi di queste ragazze e ragazzi, che divorano il pandolce portato da Genova e non dicono nulla, ma ascoltano con attenzione e garbo. Non è forse ancora il momento, e il luogo, di parlare, per loro.
Ma la semina è comunque avvenuta, aspettiamo.
Da oggi fino al 20 aprile si conta il tempo che intercorre prima del debutto della piece teatrale tratta dal libro.
Il titolo è Manutenzioni – uomini a nudo, un atto unico pensato insieme a Laura Guidetti e Ivano Malcotti, regista e autore teatrale da anni impegnato nel teatro sociale e politico. Di per sé solo il fatto di essere coinvolta in un contesto teatrale essendone protagonista e non spettatrice è in assoluto per me la prima volta, e ancora non ci credo.
Non solo non sembra di stare in Liguria, ma nemmeno in Italia: il gruppo degli Agitatori Culturali Inquieti Gian Dei Brughi, che operano a Sussisa, piccolo paesino a venti minuti da Genova, è composto di donne e uomini così disponibili, creativi e aperti da farmi dubitare sull’esistenza di una dimensione parallela, una sorta di varco spazio/temporale che si è parto proprio qui.
Gli Agitatori hanno coinvolto nel progetto la Proloco di Sori e la Società di Mutuo Soccorso di Sussisa che ha messo a disposizione il salone della propria sede nella quale il 20 aprile alle 21 gli attori non professionisti Giovanni Ghezzi, Anteo Lenzi Lanfranco e gli Agitatori Culturali Irrequieti: Giotto Barbieri, Rodolfo Decleva, Augusto Forin, Ivano Malcotti, Mirco Pagano, Floriano Robello, Tiziano Robello, Valerio Robello, Mattia Siri, Sergio Siri daranno vita alla pièce.
Uno straordinario e divertente esempio di sinergia tra teatro spontaneo, attivismo culturale e femminismo, che per la prima volta mette in gioco parole di uomini, tra il serio e il faceto, per provare a ragionare pubblicamente di sessualità, violenza maschile, pornografia, relazioni tra i generi.
Si cercherà di filmare tutto, (prove comprese) per mostrare anche a chi non sarà alla prima cosa diavolo saremo riuscite e fare. Che momenti, e come si dice, merda, merda merda!
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