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Diamoci credito e… buttiamoci

Diamoci credito e… buttiamoci

Le idee di Catia Iori - Le donne non si danno mai abbastanza credito per ciò che fanno. Se accade scatta un autolesionismo di ritorno che si trasforma in una beffa sentimentale o in un'avventura economica di perdita finanziaria.

Iori Catia Domenica, 24/02/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2013

Le donne non si danno mai abbastanza credito per ciò che fanno. Se accade, quasi subito, scatta un autolesionismo di ritorno che si trasforma in una beffa sentimentale o in un'avventura economica di perdita finanziaria. Esiste infatti una sostanziale differenza tra l'avere successo e sentire di essere una persona di successo e di grande valore. Paure e insicurezze ancestrali minano alle fondamenta le personalità più forti e apparentemente sicure. Fateci caso. In fondo in fondo esistono sempre milioni di ragioni per cui sentirsi intimamente indegne di ciò che si conquista lavorando duramente, dedicandosi anima e cuore al proprio impegno. Ma basta un inconveniente per vanificare al proprio sguardo interiore la propria reale statura. Quando un'altra persona, sleale o debole che sia, se ne accorge, può contribuire ad aprire un varco nella pur minima falla di sfiducia personale. Conosco abbastanza amiche e colleghe per sperimentare in loro una perpetua dicotomia fra un'immagine pubblica di sicurezza e competenza da una parte e quel tormento interiore che alimenta dubbi sul proprio potere personale. Non è possibile separare le esperienze femminili di successo - inclusa la paura del successo - dalla tendenza altrettanto tipica delle donne di fare gruppo, creando aggregazioni. Si ha paura di incrinare le proprie relazioni. Si teme di perdere affetto e vicinanza delle persone a noi care. Vedo intorno a me manager e capi uomini, molto meno bravi e in gamba di quel che pensano di essere: semplicemente se la raccontano e con un pizzico di fortuna e di accanito egotismo procedono imperterriti sulla via dell'autoaffermazione. I disonesti fingono una rettitudine che raramente posseggono. Gli incapaci cercano strade molteplici per uscirne comunque degni di credibilità. È ovvio che non tutte le donne sono in un modo e non tutti gli uomini in un altro. Ma quando si parla di differenze di genere, è quasi impossibile evitare generalizzazioni. Il vero problema del mondo - scrisse Russell - è che i pazzi e i fanatici miopi sono sempre arroganti e sicuri, mentre i saggi e gli intelligenti sono sempre pieni di dubbi. La complessità aumenta l'incertezza in chi è capace di pensiero autonomo, annienta invece una qualsivoglia credibilità negli eterni imbecilli. La chiamano la sindrome dell'impostore ma al di là delle etichette, occorre imparare a sentire il proprio successo come un mix di fortuna, intuito, tenacia e personalità. Se solo riuscissimo a riconoscere da noi stesse quanto valiamo, forse la violenza maschile, la tendenza all'autosvalutazione o il mobbing professionale svanirebbero come germi di un male vinto dagli antibiotici più potenti. E forse anche il diritto all'autodeterminazione o il semplice desiderio di libertà sarebbero possibili e non immuni da rischi. Se solo li chiamassimo per nome e ci riconoscessimo che siamo capaci di superare il brivido della paura. Allora buttiamoci senza riserve e con l'ironia che serve e che alle donne, in genere, non manca quasi mai.



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