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Dialoghi sulla laicità di Stefania Friggeri

Dialoghi sulla laicità di Stefania Friggeri

Tre giornate a Reggio Emilia

Lunedi, 09/05/2011 -
Si sono concluse domenica 17 Aprile nella mia città, Reggio Emilia, le tre “Giornate della laicità”: l’avvenimento, proposto dall’associazione reggiana “Iniziativa laica” ed accolto da MicroMega e dall’Arci”, ha avviato una feconda collaborazione che ha sorretto il nostro gruppo locale nello sforzo di creare un evento di livello nazionale. Le nostre forze infatti erano limitate sul piano organizzativo e inesistenti sul piano finanziario; ma poi abbiamo trovato il sostegno di numerosi sponsor locali grazie all’indomabile attivismo, all’efficacia persuasiva ma, soprattutto alla stima di cui gode il nostro presidente, Giorgio Salsi, la cui correttezza e il cui disinteresse i reggiani avevano già sperimentato in precedenza. E intorno a lui negli ultimi mesi (la gestazione di un evento così ambizioso è stata lunghissima) si è raccolto un numero sufficientemente numeroso di volontari, coinvolti dall’impegno e dalla testardaggine che animava e sosteneva il gruppo iniziale. Il prof. Flores d’Arcais, che ha curato il programma culturale, ci ha permesso di incontrare personaggi come De Monticelli, Onida, Cordero, Giorello, Pievani, Odifreddi, Boncinelli, La Valle e Flamigni , per citarne alcuni. E un maestro come Viano ha sostituito all’ultimo momento M. Hack che si è ammalata. Come si vede alcune delle “letture magistrali” sono state tenute da cattolici perché dividere gli italiani fra laici e cattolici fa parte di una stortura interessata: la laicità dello Stato, conquistata nella persecuzione e nel sangue delle guerre di religione, sta alla base della democrazia moderna ed è un valore condiviso da tutti i cittadini che aspirano ad una convivenza dialogica, rispettosa e pacifica. E infatti avremmo voluto avere un confronto ampio ed approfondito tra le diverse posizioni ma ben quindici cardinali hanno rifiutato l’invito così che il dialogo con i religiosi ha visto presenti teologi e studiosi non molto amati dalla Chiesa ufficiale (vedi Don Franzoni). Non solo: nelle settimane precedenti l’evento nei giornali locali sono usciti articoli e lettere contenenti contestazioni anche offensive (“anticlericalismo da bar”) e l’accusa di aver avviato una guerra contro la dottrina della Chiesa cattolica, e in particolare contro papa Ratzinger. Il quale, in verità, lui sì da tempo ha avviato una vera e propria crociata contro il relativismo, ovvero contro “la base del pluralismo morale senza il quale non ci sono società democratiche” (F. d’Arcais”). Sorprendente il numero di presenze da ogni parte d’Italia, Sardegna compresa (la coppia di Cagliari è stata omaggiata con una punta di parmigiano-reggiano e una bottiglia di aceto balsamico): anche i laici sanno fare miracoli! La straordinaria affluenza, l’attenzione e il calore del pubblico ci hanno confermato quanto nel paese sia forte la domanda di laicità e quanto l’invadenza della lobby clericale disturbi anche quella “Chiesa del silenzio” che ormai vive delusa e sfiduciata dopo i venti anni circa in cui ha operato l’infausto trio, cioè: Wojtyla (papa), Ruini (presidente della CEI), Ratzinger (presidente dell’ex S.Uffizio). Perché la Chiesa cattolica ha una grande ricchezza di voci ma sulla scena pubblica si odono solo quelle dell’alto magistero. E questo non solo per responsabilità dei media in collusione con una classe politica genuflessa, ma anche degli stessi cattolici laici che, incapaci di parlare ed agire insieme, non riescono a formare una massa critica. Anzi: non palesando il loro carattere alternativo alla Chiesa del potere, avvallano l’idea conformista che solo il verbo di Santa Romana Chiesa possa restituire solidità ad un corpo sociale che il tramonto dei presupposti metafisici e religiosi ha reso liquido, instabile e mutevole. Ma l’invito di papa Ratzinger a vivere, anche se non credenti, “etsi deus daretur” (come se Dio ci fosse), dimentica che la Costituzione, se attuata, fornisce gli anticorpi per superare le contraddizioni dei tempi nuovi; perché la Costituzione è il patto unificante, il collante valoriale dove i diversi si incontrano con pari dignità, nel rispetto delle minoranze, senza elencare “principi non negoziabili”. E in ogni caso è meschino e culturalmente scorretto valutare come un bene da rifilare nello sgabuzzino della storia le parole dei filosofi, dei romanzieri, degli artisti, delle menti illuminate che hanno arricchito nei secoli le diverse culture con la loro creatività, con le loro riflessioni sul mistero della vita, interrogandosi sul significato del nostro breve e gravoso cammino.

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