Trani - È tutta femminile la tessitura dell'iniziativa giunta alla sesta edizione
Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2007
Dialoghi come nel Fedro di Platone. Luoghi di comunicazione e scambio come nel Simposio, tra una fetta di formaggio e un bicchiere di vino pugliese. Lo spazio si assottiglia e il rapporto conferenziere pubblico è diretto, addolcito dall’architettura del Castello svevo di Federico II, che da sei anni apre il suo spettacolare cortile interno allo scambio di saperi. Sono i “Dialoghi di Trani”. Appuntamento di fine estate nell’omonima cittadina della Puglia. Filosofia e genetica, teatro e musica, e poi politica, letteratura, cinema e storia. Le domande si rincorrono e la lettura diventa collettiva. La trama rimanda all’archetipo della tessitura femminile, nella capacità di unire differenze, privilegiando con l’architettura e il cibo, il rapporto tra la fisicità e il corpo. Inventati da Rosanna Gaeta, insieme alle amiche Lucia ed Emilia, ‘I Dialoghi di Trani’, sono nati grazie all’impegno di un reticolato di donne, che dagli enti locali - alle organizzatrici del festival, - hanno prodotto un modello imprenditoriale, di fare cultura, al femminile: “E’ nato tutto dieci anni fa - racconta Rosanna Gaeta - ho lascito l’insegnamento e aperto questa libreria, da dove nel ’93, si è formata l’associazione ‘La Maria del Porto’, che sei anni fa ha prodotto la prima edizione de’ ‘I Dialoghi di Trani’. E’ stata la scommessa più pericolosa della mia vita. Mio marito pensava fossi impazzita, ma alla fine mi ha dato ragione”. Ha lo sguardo accogliente e il fisico da ragazza, i capelli sciolti sulle spalle. Mi accompagna nella sua libreria, tra pareti blu cobalto e mattoni in pietra, quella bianca e luminosa di Trani. Antro sapienziale e sibillino, tra scaffali colmi di libri e titoli delle autrici in evidenza. Sembra di stare a casa. Con i libri ammonticchiati sulle poltrone e l’odore di caffè. Il telefono che squilla e le amiche che passano a trovarla. “Essere a casa è una dimensione interiore che ho cercato di riportare anche in questo luogo pubblico. Le parole sono la base del femminile. Gli uomini non si pongono domande. Fanno la guerra. Perseguono un obiettivo. Noi invece vogliamo sempre sapere perché. Per questo i Dialoghi. Rispondono all’interrogativo: perché sto facendo questo e dove sto andando. Difficile trovare un uomo che condivida la stessa sensibilità. La nostra, è capacità di unire differenze senza diaframmi o distanze accademiche. Avvicinando chi parla a chi ascolta e privilegiando l’accoglienza alla spiegazione”. Lasciamo la libreria e ritorniamo al Castello, Nando Dalla chiesa presenta “Le Ribelli”, il libro sulle donne della Mafia che hanno detto no alla cultura omertosa e violenta che uccide figli e mariti. Sembra di ripercorrere l’atmosfera delle donne di Piazza di Maggio. Intorno all’autore, fiumane di persone trovano posto sulle sedie raggruppate a semicerchio. Un carabiniere si avvicina a salutare il sottosegretario all’Università, figlio del generale ucciso. Il cortile è stipato di gente. I ragazzi sono appollaiati, seduti a terra o sulle scale. Scattano foto e bisbigliano. Pare un cenacolo, interrotto da assaggi di pane e olio. Poi, si parla di Donne e guerra, e ha inizio la conferenza della nostra Giancarla Codrignani. Il racconto di Lisistrata stimola domande. Una studentessa con piercing chiede se è ancora possibile organizzare uno sciopero delle donne, come avvenne in Grecia, al tempo della commedia di Aristofane, 400 anni prima di Cristo, metafora dell’emarginazione femminile, che riscatta se stessa attraverso l’impegno delle donne a far smettere la guerra. E’ possibile, risponde Giancarla: “La politica deve essere come la spola del fuso che va avanti e indietro fino a creare una veste per la città. Bisogna usare diplomazia e dialogo per risolvere i problemi, anche nella guerra”. E’ quasi buio quando il cortile si riempie di musica. L’orchestra diretta da Teresa Satalino inizia le prove. Sessanta elementi, tutte donne. “Facciamo sintesi e mescolanza di generi, spiega Teresa, le musiciste sono tutte diplomate nei conservatori pugliesi, l’origine meridionale è diventata un catalizzatore che ci ha portato fortuna”. Un’esperienza nata nel 2002, che oggi assembla un curriculum zeppo di tournèe in mezza Europa. Con le note del Bolero di Ravel ci salutiamo con Rosanna. Il cortile si è trasformato in un teatro. Sul palco, ora dirige Teresa, e quando partono le violiniste è come entrare nel cuore della musica.
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