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Diaconesse?

Diaconesse?

Si chiamano collaboratrici apostoliche diocesane e sono la forza silenziosa delle parrocchie...

Martedi, 08/11/2016 -
Si chiamano collaboratrici apostoliche diocesane e sono la forza silenziosa delle parrocchie. Dopo l’apertura del Papa al clero femminile, ho avuto modo di incontrare una donna appartenente a questa vasta schiera silenziosa e quasi assente sui media, che lascia intravvedere uno spiraglio di rinnovamento: la parità di genere nella comunità cattolica.

“Noi donne la mano sull’altare per presiedere i sacramenti non la possiamo mettere”. All’estero le diaconesse sono una realtà consolidata, qui sono semplicemente donne consacrate che operano al servizio della chiesa locale in modo discreto.

Parla sempre al plurale Sonia Bigi, 29 anni, trevigiana, che si sta avvicinando alla formazione per diventare una collaboratrice pastorale. Come lei, altre ragazze hanno deciso di intraprendere questa strada, pur consapevoli che al momento non è previsto nessun tipo di equiparazione ai sacerdoti. Tuttavia la loro presenza è un dato di fatto e conferma quanto la componente femminile nelle fila della Chiesa cattolica, seppur con parecchi limiti, sia già realtà. Non si parla di suore, né tantomeno di perpetue o di chierichette.

Anche a Treviso esistono le collaboratrici apostoliche diocesane. Una comunità laboriosa, suddivisa in piccole fraternità inserite nell’organigramma diocesano con numerosi compiti. Vantano una formazione teologica e vengono impiegate nell’insegnamento del catechismo, nella pastorale, nell’annuncio della Parola. Eclettiche e preparate queste figure poco conosciute sono forse quelle che più si avvicinano al profilo della diaconessa ipotizzato dal Pontefice. A Treviso le collaboratrici apostoliche si dicono “sconvolte in senso buono dalle parole di Papa Francesco, che he recentemente annunciato di voler istituire una commissione di studio sul diaconato femminile. Aprire quindi le porte della Chiesa cattolica alle donne? Una questione che si intreccia con i principi del diritto canonico, ma che lascia intravvedere uno spiraglio di rinnovamento: la parità di genere in ambito ecclesiastico. “Un’apertura al diaconato femminile potrebbe vorrebbe poter celebrare i sacramenti, cosa che oggi non è consentita a una donna” aggiunge Sonia.

Il papa si è lasciato sfuggire qualcosa di più: “Questo crescente ruolo delle donne nella Chiesa non è femminismo. Ma diritto di tutti i battezzati.Maschi e femmine“. Parole che hanno fatto il giro del mondo.

Per diventare collaboratrici diocesane è previsto un triennio chiamato di dedizione temporanea passato il quale si arriva a esprimere la propria dedizione definitiva al vescovo. Un sì consapevole a Cristo facendo voto di castità, obbedienza e povertà, ma senza essere chiuse in un convento. Anzi questi laboriosi pastori del gentil sesso svolgono una vita assolutamente normale. Hanno un lavoro e contemporaneamente s’immergono nella fede. A Padova è nata una piccola comunità formativa, un centro di spiritualità in cui l’identità di ogni donna che desidera diventare collaboratrice apostolica diocesana viene rispettata e valorizzata in linea con il Vangelo. E se l’esito fosse positivo, la rivoluzione sarebbe epocale e la Chiesa Cattolica finirebbe per avvicinarsi a quella anglicana, dove operano già preti e vescovi di sesso femminile. “L’apertura del Papa è una gran bella cosa - sottolinea Don Gobbi della periferia di Padova - queste signore offrono una collaborazione preziosa e potrebbero essere ottime guide di una comunità di fedeli con ruoli di responsabilità. La loro preparazione le rende possibili candidate anche a presiedere i sacramenti. Sarebbe un ulteriore riconoscimento all’attività che già svolgono egregiamente”.

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