Sabato, 24/12/2011 - L’UNODC, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, ha reso noto di recente che, del mezzo milione di omicidi che vengono commessi ogni anno nel mondo, il 42% avviene attraverso armi da fuoco. I tre paesi in cui si registra una diffusione spaventosa di armi sono il Messico, dominato dai cartelli della droga, il Pakistan, scenario di devastanti lotte politiche e religiose e il Venezuela, caratterizzato da una criminalità dilagante. Questo dato si interseca con un altro, ovvero il numero di femminicidi, che nei tre paesi raggiunge livelli altissimi. La situazione del Messico è tristemente nota: con Ciudad Juarez in testa, il paese centro-americano rappresenta una nazione “non amica” delle donne, che vengono stuprate e uccise ferocemente. Sono più di 34.000 le donne uccise dal 1985 al 2005, e oltre il 40% di queste con armi da fuoco. Diverso ma altrettanto allarmante il contesto del Pakistan, in cui le faide religiose e politiche non conoscono tregua, ragione per cui si è rapidamente diffusa una cultura delle armi da fuoco. In questo contesto, le donne subiscono prepotenze e violenze di ogni tipo: gli uomini custodiscono le armi in casa e non si fanno scrupoli ad utilizzarle contro le mogli, le figlie o le sorelle, anche per motivi futili. Stesso discorso per il Venezuela, paese che conta poco meno di 30 milioni di abitanti, e dove pare ci siano più di 10 milioni di armi illegali. Nel 2010 ci sono state 96.145 denuncie per violenza di genere, ma secondo le organizzazioni femminili questa cifra rappresenterebbe solo una minima parte, perché migliaia di donne non sporgono denuncia. La minaccia cresce perché “nelle fasce di popolazione con livelli di redditi e istruzione inferiori, e nei quartieri più violenti, è in aumento il possesso illegale di armi, mentre studi dell’Organizzazione Sanitaria Panamericana indicano che nel 30 per cento delle famiglie si verificano episodi di violenza. Aumenta la “la forte relazione tra il concetto di virilità e il fatto di portare un’arma da fuoco. Per gli uomini, avere un’arma significa comandare, soprattutto su una donna. In paesi come il Venezuela la relazione tra l’aumento del numero di armi da fuoco possedute dalla popolazione e gli omicidi è evidente: la media annuale degli omicidi alla fine del XX secolo era di 5mila, negli ultimi anni ha raggiunto i 15mila. Vittime di questa proliferazione di armi sono principalmente le donne, così come registrano i dati della polizia venezuelana che attestano che tra il 60 e l’80 per cento delle richieste di aiuto che ricevono in totale, riguardano la violenza di genere. Gli abusi contro le donne non hanno bandiere, e i suoi confini non esistono. La diffusione delle armi e della criminalità violenta in alcuni paesi, sposta lo scenario dei femminicidi: la strada è lo spazio “privilegiato” in cui avvengono la maggior parte delle sparatorie e di conseguenza degli omicidi, mentre in Europa e negli Stati Uniti, gli assassini abitano dentro casa. In ogni caso, sebbene in alcuni paesi, soprattutto quelli più poveri, la violenza contro le donne sia legata alla disoccupazione maschile, all’uso di alcool e droghe, e, come dimostrato, al possesso di armi, è altrettanto vero che l’elemento culturale patriarcale può essere universalmente riscontrato.
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