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Destabilizzanti e quindi emarginate

Destabilizzanti e quindi emarginate

Donne nel Governo - Poche le Ministre e con deleghe 'leggere' e parecchie polemiche in avvio del nuovo governo

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006

Sul versante degli impegni a garanzia della rappresentanza femminile, il governo Prodi – il primo governo di centrosinistra del ventunesimo secolo – è partito con affanno. Dopo che logiche maschili e maschiliste hanno predeterminato la composizione del Parlamento, avevamo sperato in una qualche correzione della rotta. Ma non è accaduto. Il nostro è un sistema malato, dominato da un'oligarchia chiusa e arroccata che difficilmente apprezza le competenze e che considera l'inventiva un elemento destabilizzante. Per evitare di mettersi in discussione la politica ha scelto uno ad uno e in un'ottica di omologazione, i suoi rappresentanti, sia uomini che donne.
Avevamo sperato che le manifestazioni di Milano e Napoli, gli incontri e gli appelli, i presìdi e le petizioni potessero essere sufficienti a far valere le nostre istanze. Invece la politica ha confermato la sua indifferenza e la sua incapacità di ascolto. Ciononostante tra le donne ha prevalso il senso di responsabilità e le reazioni, individuali o collettive, sono state molte ma assai composte. E' già partita la fase delle riflessioni, ma accanto a proposte per soluzioni normative più stringenti ed efficaci, converrà ragionare sul fallimento degli obiettivi che si era posto il rinato movimento delle donne in ordine alla rappresentanza nelle istituzioni. Alla presa di parola pubblica delle donne è mancata l'autorevolezza e la rete non è si è imposta come soggetto politico degno di attenzione. Tra le ragioni che rendono le donne indispensabili nella politica e nelle istituzioni vi è la necessità di rompere gli schemi e dare nuovi impulsi al sistema-paese. L'argomento della democrazia incompiuta e della rappresentanza numerica va rafforzato con la richiesta di innovazione, nei metodi e nei contenuti, di cui le donne più degli uomini sono portatrici. La ragione è molto semplice: il peso di inefficienze e abusi nella Pubblica Amministrazione o nel mondo del lavoro è prevalentemente sulle nostre spalle. Il precariato è donna, la carenza dei servizi sociali e della Sanità la paghiamo noi, la cattiva qualità della scuola è tutta a nostro carico come madri e come insegnanti. Se non assumiamo noi, prima di tutti, come obiettivo il superamento della cultura dei furbetti e degli sprechi, come potremo pretendere il cambiamento ed assumerlo come fattore discriminante della buona politica? Ci vuole coraggio, e il nuovo governo non ha dimostrato di averne molto. Alle poche donne sono affidate deleghe 'leggere', nessuna è chiamata là dove si gioca la partita ad impatto maggiore: l'economia, la giustizia, la scuola o l'informazione. Prodi, ne siamo certe, metterà a posto i conti che la destra ha lasciato disastrati. Ma il resto? Riforme e inversione di rotte saranno possibili senza l'apporto decisivo delle donne? Il centrodestra non ha avuto paura di scompaginare le carte. Lo ha fatto a modo suo e per bassi interessi personali, ma lo ha fatto. Speriamo che il centrosinistra, attraverso i suoi numerosi dirigenti ora alla guida della nazione, trovi la forza e la volontà di mettere in discussione per davvero il tanto che non funziona in questo Paese. Se il modello Zapatero è troppo dinamico e avanzato, speriamo che il nuovo governo riesca almeno ad innovare e riformare con un 'italian style' che non ci faccia troppo sfigurare al confronto.
(1 giugno 2006)

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