Legge 194 / Blitz Napoli 10 - "è arrivato il momento di rendere visibile questa affermazione, anche con momenti collettivi di incontro e di sostegno alla laicità dello stato e alla cittadinanza sessuata"
Monica Lanfranco Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008
Dopo l'irruzione della polizia al Policlinico di Napoli su segnalazione anonima per il sospetto che fosse in corso una violazione della legge 194, mentre nel pieno rispetto della legalità si era appena effettuato un aborto terapeutico su una donna che purtroppo aveva riscontrato gravi malformazioni fetali, risulta chiaro che in Italia esiste un fortissimo rischio di deriva fondamentalista e di crisi della libertà e autoderminazione femminile. Anche se distratta dal triste spettacolo mediatico della campagna elettorale l'opinione pubblica deve essere scossa, e chi ha ancora voce per farlo deve far sentire, in modo forte e chiaro, che c'è una emergenza democratica che riguarda i diritti di scelta sul corpo e sulla procreazione da parte delle donne. Diritti che, se ristretti o negati, producono inevitabilmente una restrizione degli spazi di libertà in tutto il resto della società.
La maternità responsabile, libera e accolta, anche quella adottiva e affidataria, come un valore fondamentale dalla società, è stata uno degli orizzonti prioritari di azione e di impegno da parte dei movimenti delle donne sin dall'inizio del dopoguerra. Oggi misuriamo con sgomento la messa in discussione di un percorso di civiltà e il rischio di deriva autoritaria e di controllo bellico sul corpo delle donne (e per traslato quindi anche su quello degli uomini) simile a quella che vige in paesi dove ancora lontana è la realizzazione della laicità. L'Italia è un paese che si definisce laico, e che viene spesso guardato da chi cerca di sfuggire alla brutalità di regimi autoritari e illiberali come un approdo migliore: dopo i fatti di Napoli, e dopo che abbiamo appreso dalla tv che il motivo dell'irruzione della polizia era per 'sospetto feticidio' temiamo che questo paese non sia più un luogo sicuro per le donne, native o migranti, se un diritto sancito da una legge è così platealmente e crudelmente messo in discussione. In Italia le donne vengono violentate, picchiate e uccise nelle loro case senza alcun intervento preventivo anche quando si è al corrente di situazioni di grave pericolo, e ora le donne sanno che può bastare una anonima e mafiosa segnalazione alla polizia per vedersi arrivare, ancora doloranti per un intervento comunque sempre drammatico, le forze dell'ordine come se si fosse delle delinquenti. Cosa deve ancora accadere in Italia prima che sia troppo tardi? Credo che si debba pensare, tutte e tutti insieme, ad azioni forti che in tutto il paese, prima delle elezioni, dicano a chi si candida alla guida politica che ci sono donne e uomini che non daranno più il loro consenso a chi non garantirà, in modo inequivocabile, i diritti di scelta libera sul corpo, sulla sessualità e sulla riproduzione.
Così come non si vota chi dice sì alla guerra non si può votare chi dice sì alla limitazione dell'autodeterminazione delle donne. Se è vero che la libertà delle donne è civiltà allora è arrivato il momento di rendere visibile questa affermazione, anche con momenti collettivi di incontro e di sostegno alla laicità dello stato e alla cittadinanza sessuata.
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