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DEPOSITATE IN REGIONE PIEMONTE SETTEMILA FIRME A DIFESA DELLA 194

DEPOSITATE IN REGIONE PIEMONTE SETTEMILA FIRME A DIFESA DELLA 194

Le donne chiedono di ritirare il Protocollo Cota-Ferrero per l’introduzione dei volontari pro vita nei consultori pubblici

Venerdi, 23/09/2011 - Sono state depositate ieri, giovedì 22, le 6.930 firme che chiedono il ritiro del Protocollo Cota-Ferrero per l’introduzione dei volontari pro vita nei consultori pubblici. A inviare il “plico” alla Commissione regionale Antonella Zabarino, presidente dell’associazione Activa Donna, la stessa che ha fatto ricorso al Tar contro il Protocollo, e prima firmataria della petizione, insieme ad Andrea Stara, Mercedes Presso, Paola Bragantini, Nadia Conticelli, Laura Onofri, Mina Radeschi. Ora la Commissione dovrà istruire l’audizione dei firmatari.

“Oltre quattromila sono state raccolte on line attraverso un sito dedicato – spiega il consigliere regionale Andrea Stara, promotore dell’iniziativa, - a testimonianza della sensibilità diffusa su un tema che coinvolge direttamente la tutela della salute e le scelte private delle donne. Purtroppo il governo regionale non dimostra la medesima sensibilità, anzi ha trasformato le proprie competenze di programmazione in materia sanitaria in una battaglia ideologica a meri fini elettorali.Lo dimostra il fatto che all’indomani della bocciatura da parte del Tar del Protocollo la giunta ne ha varato un altro fotocopia. Noi con la petizione continuiamo a chiedere che il Protocollo torni in commissione e si facciano delle audizioni serie coinvolgendo chi nei consultori lavora”.

Il 14 luglio scorso il Tar piemontese aveva cancellato la norma del Protocollo che introduceva uno specifico requisito alle associazioni per l'ingresso nei consultori pubblici: la presenza nel proprio statuto del fine della difesa della vita fin dal concepimento. Una violazione addirittura del nostro principio di costituzionalità, poiché introduceva una palese discriminante nei confronti delle altre associazioni.

A soli due giorni dalla sentenza però Cota, senza coinvolgere né il Consiglio regionale, né gli operatori e le associazioni del settore, ha immediatamente riproposto la delibera, recependo le osservazioni dei giudici e quindi aprendo i Consultori anche alle altre Associazioni, ma continuando a riconoscere ai Movimenti Pro Vita un ruolo di primo piano.

“Una posizione oltranzista che ha già messo in evidenza i propri effetti con le manifestazioni sempre più aggressive dei Movimenti Pro Vita davanti al Sant’Anna e i manifesti di dubbio gusto affissi in alcuni presidi dell’Asl 2, Torino Nord, con l’autorizzazione della Direzione Sanitaria. Un feto ingigantito, su cui campeggia la scritta “Mamma ti voglio bene”. Una mistificazione e una devianza rispetto alla corretta informazione sanitaria di cui un poliambulatorio deve farsi carico.

Una scelta gravissima, che va stigmatizzata con forza. Le strutture sanitarie pubbliche sono luoghi di cura della salute e di prevenzione, per tutti, e non possono essere trasformate in bacheche di becera propaganda politica”, rilancia Stara.

“C’è un preciso attacco, non solo politico, ma anche culturale, ai diritti delle donne che richiede la presenza attenta di tutte e di tutti. E’ necessario far sentire la nostra voce anche attraverso canali differenti.”



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