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Dentro il laboratorio della poesia

Dentro il laboratorio della poesia

Un’antologia che raccoglie i frutti migliori di un seminario di scrittura poetica curato da Letizia Leone.

Mercoledi, 13/01/2010 -
La Giulio Perrone Editore di Roma pubblica nel 2009 un’antologia dal titolo “Il sé, la poesia, il mondo” a cura di Letizia Leone, che raccoglie testi di Alessandro Andreoni, Giovanni Berardinelli, Luca Brunetti, Simona D’Urbano, Fabiana Frascà, Iago. Il libro nasce come atto conclusivo di un corso di scrittura creativa condotto dalla stessa Leone, una forma d’insegnamento molto popolare nel mondo anglosassone, dove vi sono specifici moduli universitari, e poco amata in Italia, che a parte qualche corso scolastico ‘sperimentale’ preferisce un approccio storicistico all’arte e alla letteratura, relegando i corsi di scrittura creativa all’iniziativa privata. Scrive Letizia Leone nella quarta di copertina: “questa antologia, legata alla contingenza di un seminario di poesia, ci colloca subito nel mezzo di un enthousiasmòs della parola, entusiasmo che si fa materia attraverso il laboratorio espressivo, nella facilità (se non felicità) dell’esecuzione. I testi qui presentati, nati come lavori in corso, come ‘poesie da fare’ sotto la spinta di un’invenzione retorica, metrica o compositiva, trovano alla luce potente della poesia, una via all’originalità, e sono la confutazione che il linguaggio rintraccia una via privata della creazione, sganciata dalle pastoie degli sperimentalismi d’occasione.” L’obiettivo, dunque, è quello di repertare e mostrare una ‘poesia in corso’ negli esiti raggiunti, sviluppatasi attraverso le indicazioni e le suggestioni di una maestra, alla ricerca di un difficile equilibrio fra correttezza formale e palpito del cuore. Eppure, a leggere questi versi, non si percepiscono alcun imbrigliamento scolastico, alcuna costrizione metrica imposta, quanto invece la capacità di rendersi liberi attraverso la disciplina del linguaggio, un ribollire del sentimento umano che si manifesta attraverso la compiuta formalizzazione del verso poetico, mostrando così l’efficacia del lavoro di Letizia Leone: “Stanotte nel transito dei sogni/ un abbaglio inatteso incalcolato/ qualcuno all’istante rivelato/ nello schianto liquido dei sensi.// Da sveglia frugarmi più dentro/ alla memoria per trovare la traccia/ di quel sogno perduto fra le braccia/ e ridotto a una fola d’impudenza.// Il sogno che buca il cuore/ e implode la coscienza.” (da “Parole sulle dita” di Fabiana Frascà).

Ad eccezione di Alessandro Andreoni, che ha all’attivo diversi pubblicazioni, gli autori e le autrici non hanno dato alle stampe nulla, comparendo in alcuni casi solo su antologia o rivista: esordienti, dunque, in controtendenza ai molti poeti che approdano alla pubblicazione appena hanno un numero sufficiente di testi da riempire un libro, senza preoccuparsi di vagliare e affinare le proprie capacità formali e acquisire il mestiere attraverso il paziente tirocinio della scrittura. Se non mancano le inevitabili cadute che volentieri si perdonano agli esordienti, non vi è alcun dubbio che il livello raggiunto dai poeti antologizzati sia alto, con una raggiunta maturità che fa ben sperare in ulteriori sviluppi. Fra i poeti spiccano senz’altro i nomi di Simona D’Urbano, della quale Noidonne si è occupata nel numero di settembre 2008, della napoletana Fabiana Frascà e di Iago. Se la prima, nella sequenza tematica “Metafloricamente”, sfoggia l’innata capacità di coniugare esattezza formale e sentimenti in testi di armonica bellezza che non disdegnano tuttavia una frantumazione straniante del verso, Frascà e Iago mostrano una viscerale soggezione al meccanismo creativo della poesia, con una gettatezza che è il portato di chi affida al linguaggio tutto se stesso. Fabiana Frascà, in particolare, riesce a tendere le strutture metriche e gli endecasillabi nei quali si cimenta e si costringe, fino a farli scricchiolare in sussulti, bagliori, improvvise epifanie di senso. Scrive nella prefazione al volume Letizia Leone a proposito della Frascà: “il ritmo è il battito, e l’unico, al quale può corrispondere quel dolore o eros personali, in parole muscolari, in un’articolazione quasi dolorante nella sua concretezza”.

“Il sé, la poesia, il mondo” è, dunque, un’antologia di valore, l’esempio di come la poesia debba essere necessariamente il frutto di lavoro e disciplina, oltre che di infinito amore.



Luca Benassi



(13 gennaio 2010)

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