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Demolire i soffitti di cristallo. Con i regolamenti

Demolire i soffitti di cristallo. Con i regolamenti

60° Anniversario Costituzione / Anna Bravo - "noi donne siamo molto fedeli in politica, sopportiamo. Finché non si rompe questo discorso sulla fedeltà e non si vedono i propri compagni di partito anche come una controparte, io penso che non si ottenga

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2008

Sull’intreccio tra i principi costituzionali e i diritti delle donne abbiamo intervistato Anna Bravo, storica e docente universitaria, che si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, di resistenza armata e resistenza civile.



L’articolo 3 della costituzione dice “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. . .

“Senza distinzioni di sesso”. Lo dice, il buffo è che nella riga precedente dice “tutti i cittadini”. E “cittadini”, è ovvio, è maschile plurale, non è neutro. Questa è già una bella contraddizione. Allo stesso modo, quando la Costituzione parla di “lavoratori” sembra che il “lavorare”, il lavoro produttivo, sia legato a una caratteristica tipicamente maschile.

Sarebbe auspicabile che la Costituzione si riferisse, intanto, a tutti gli esseri umani e non a tutti i “cittadini”, in questo senso. “Tutti gli esseri umani” è la dizione della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948; inoltre, si dovrebbe includere la variabile dell’età, perché anche bambini e neonati devono avere accesso all’uguaglianza.

Infine il “senza distinzioni” andava applicato anche alle predilezioni sessuali: queste non vengono citate per motivi complessi da riassumere, ma molte discriminazioni si fondavano e si fondano proprio sulle preferenze sessuali.



Che ruolo hanno avuto le donne nella Costituzione?

Un ruolo importante; le donne c’erano, non erano tante, ma erano molto brave. C’erano donne di tutti i partiti, comuniste, cattoliche, socialiste, che hanno spinto molto perché fosse una Costituzione aperta; aver inserito la frase sulla “distinzione di sesso” per allora era qualcosa di molto significativo. Poi hanno contribuito a promulgare leggi importanti, ad esempio Teresa Noce, che era una dirigente del PCI e una grande sindacalista, promosse quella sugli asili nido e sulla maternità; poi ci fu la legge Merlin per l’abolizione delle case chiuse; queste sono leggi importanti, nonostante in politica ci fosse un livello di partecipazione femminile piuttosto basso.



In 60 anni molte cose sono cambiate per le donne. . .

Basti pensare al diritto di famiglia, però i nodi oscuri rimangono. Pensiamo ad esempio alle carriere. È ancora vero che le donne fanno più fatica nelle carriere politiche e lavorative; è vero che una donna madre ha ancora più difficoltà e che si arriva all’eccesso di far firmare una lettera di dimissioni in bianco alle ragazze, ancora oggi. C’è poi il problema reale, da vedere con molto equilibrio, della sicurezza, in casa e fuori di casa. Molti di questi aspetti sono ancora da risolvere.



Oggi la situazione per le donne è molto instabile e complessa, ad esempio nel mercato del lavoro e in politica. Quale può essere il ruolo delle donne nella difesa e nell’attuazione della Costituzione?

Penso che bisogna essere piuttosto ‘dure’ per far passare certi concetti. Bisogna essere dure per rompere il soffitto di cristallo, oltre il quale le carriere femminili non salgono; oppure nel caso della politica, in cui ci sono signori ultra ottantenni, senatori o deputati, che si attaccano al potere. L’unico modo per le donne di riuscire è quello di essere molto decise. Basta un regolamento, non c’è bisogno di fare centomila leggi e tanto meno una Costituzione. Serve che non si conceda troppo alla coesione di partito e di schieramento: essere meno fedeli, insomma. Noi donne siamo molto fedeli in politica, sopportiamo. Finché non si rompe questo discorso sulla fedeltà e non si vedono i propri compagni di partito anche come una controparte, io penso che non si ottiene molto.



Vale la pena per le donne mettere al centro delle loro odierne battaglie la difesa della Costituzione? Quali sono i principi / articoli che le donne non devono consentire che siano modificati?

Io direi che la cosa importante riguardo alla Costituzione è di prenderla in parola. Si parla di rimuovere gli ostacoli? Allora andiamo a vedere come vengono rimossi. Si parla di protezione del lavoro? Andiamo a vedere come viene protetto. Insomma, bisognerebbe comportarsi come se lo Stato fosse davvero preoccupato dei suoi cittadini, pronto ad aiutare, pronto a riconoscere diritti.

Se consideriamo che tante cose sono cambiate e guardiamo all’aspetto propulsivo che hanno avuto certe leggi, non vedo altra strada se non essere ostinate e impegnare lo Stato con altrettanta fermezza sulle cose che dice e poi non fa.

Io non vedo il bisogno di modificare gli articoli: la Costituzione è il prodotto di un’epoca, è un po’ la nostra tavola della legge. Il problema è di vedere dov’è che non funzionano le cose, dov’è che un determinato articolo non offre la via per arrivare dove vogliamo arrivare. Facciamo un esempio: se anche si togliesse la dizione riguardo all’essenziale “funzione familiare” della donna (Art. 37. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione) riconoscendo che la donna ha tante altre funzioni, il punto è un altro. Possiamo anche togliere o modificare quell’affermazione, ma l’importante sarebbe di fare in modo che questa funzione (cioè quella familiare) fosse supportata, appoggiata, condivisa, e che non ci fossero più casi come quello della ragazza che ha detto “guadagno poco, devo abortire”. Sarebbe importante che la società fosse accogliente. A questo punto non importa che rimangano degli articoli che magari a noi non piacciono: l’importante è che si facciano leggi giuste e che si applichino.



(24 giugno 2008)

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