Emilia Romagna - Le donne e la responsabilità nella rappresentanza
di Roberta Mori, presidente Commissione regionale per la Parità in Emilia Romagna
Mori Roberta Domenica, 24/02/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2013
Donna in quanto donna non mi convince. Mi convince donna in quanto profondamente consapevole di esserlo e di quanta responsabilità nella rappresentanza questo comporti. Ciò non significa sminuire il valore della partecipazione numerica delle donne in politica, nelle istituzioni e nei luoghi della decisione, ma affermare che la realizzazione compiuta della democrazia paritaria potrà avvenire solo quando ogni donna sarà consapevole del ruolo che svolge in nome e per conto anche di tutte le altre. Qui sta il fulcro e la forza di una parità che diventi cambiamento nel Paese, il presupposto di politiche di genere sempre più incisive e realmente disseminanti la cultura del rispetto reciproco e del bene comune.
Dopo una stagione di approfondimenti tematici e linee di indirizzo assunte in Commissione e poi in Assemblea, abbiamo avviato il cantiere vero e proprio della nostra legge quadro per la parità, un corpo di principi e correttivi cogenti di genere su ogni settore nel quale la Regione abbia competenza e che da questo mese sottoponiamo alla valutazione e ai suggerimenti del mondo associativo. Ebbene, un punto non solo simbolico è la scelta di aprire la legge con il tema della rappresentanza duale nelle istituzioni e cariche elettive, primo passo concreto verso la democrazia paritaria. La sua rilevanza è ben espressa nel Patto europeo per la parità di genere (2011-2020) con cui il Consiglio sollecita gli Stati membri a “promuovere la pari partecipazione delle donne e degli uomini al processo decisionale a tutti i livelli e settori, onde utilizzare pienamente tutti i talenti”. Il periodo storico che stiamo attraversando richiede null’altro che questo: la valorizzazione dei talenti. Non è vero che per tagliare gli sprechi dobbiamo recedere sul terreno del welfare, dei servizi pubblici e dei diritti di accesso. Occorre invece saper cogliere opportunità diverse rispetto al recente passato, puntando senza paura sulle risorse finora sottovalute o inespresse quali sono il lavoro e le competenze femminili, la creatività e la voglia di emergere dei più giovani, lo stesso rispetto delle regole e la riscoperta di una parola quasi dimenticata: solidarietà. Soltanto se sapremo sfruttare appieno questo bacino di energie positive e rinunciare ai falsi miti del rigorismo e del potere fine a se stesso, potremo superare le attuali difficoltà.
Del provincialismo tipico del nostro Paese fa parte, ancora oggi, l’idea che in politica le donne portino un contributo modesto, ancillare, consenziente al potere maschile. La stessa drammatica crisi economica e occupazionale alimenta una ulteriore marginalità pubblica delle donne, investite del peso delle loro famiglie, private del lavoro e di molti servizi di cura e conciliazione. Questo mix asfissiante di cultura maschilista e ruolo sostitutivo di un welfare duramente impoverito rischia di far rimanere al palo non solo le donne, ma l’Italia. Evitarlo è possibile, basta prendere la direzione della discontinuità sapendo che la partecipazione politica femminile è un segno di sensibilità che qualifica una rappresentanza. In Emilia-Romagna, nelle istituzioni, stiamo lavorando assieme donne e uomini per mantenere i diritti di tutti e non sprecare il potenziale sociale che ogni donna dispiega se è messa in condizione di farlo.
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