Democrazia paritaria (15 gennaio): Statuti e doppia preferenza di genere - di Maria Lippiello
“Le donne e la politica. Il caso degli Statuti regionali e locali e la doppia preferenza di genere” di Maria Lippiello – Stati Generali delle donne Campania
Giovedi, 16/01/2020 - MATERIALI RELATIVI AL CONVEGNO di NOI RETE DONNE "Democrazia paritaria in Italia e in Europa" (ROMA, 15 gennaio 2020) VEDI TUTTI I MATERIALI
“Le donne e la politica. Il caso degli Statuti regionali e locali e la doppia preferenza di genere” Maria Lippiello – Stati Generali delle donne Campania Le donne e la politica
Gli Stati Generali delle donne nell’ambito delle loro iniziative hanno attivato un tavolo tematico inerente la rappresentanza di genere e la partecipazione delle donne alla vita politica del paese, convinte che il divario tra uomini e donne è un gap ancora troppo grande da colmare e che la piena integrazione delle donne nei processi decisionali e nella rappresentanza politica e istituzionale sia funzionale alla reale attuazione del modello democratico. Certo, alle donne è stato proposto un modello culturale emancipato basato su un’uguaglianza formale con gli uomini, in cui è stata data la possibilità di accedere a spazi tipicamente maschilisti e di non pensare quindi solo alla famiglia, agli affetti e alla casa. Ma tutto ciò è solo un’apparenza! Si tratta, infatti, di una parità inesistente e fallace che viene continuamente smentita dai fatti e dalle azioni, che solo in teoria riconosce stessi diritti e possibilità tra i generi. Si tratta di una pura illusione che non fa altro che evidenziare il ruolo secondario delle donne nella vita politica e sociale dei nostri territori: sono ancora troppo pochi e marginali gli spazi a cui si dà accesso alle donne in ugual misura che agli uomini. E di tutti gli spazi, pensati e costruiti a misura d’uomo, in cui la donna arranca ed è proiettata se non in un’ottica di una costola maschile è quello della politica.
Da qui la consapevolezza di attivarsi e di dare vita ad un laboratorio di politiche di genere che ha rappresentato l’avvio ad un percorso democratico e partecipato che ha messo al centro della propria mission la costruzione di una nuova visione della politica che veda protagonisti uomini e donne, che insieme dialogano alla pari, si confrontano alla pari: democrazia paritaria appunto, la strada giusta per superare la logica delle quote rosa. Da ciò abbiamo dato vita ad una “sperimentazione politica” che si è caratterizzata con la campagna “Quota rosa? No Grazie! Abbiamo chiamato all’appello tutte le donne che hanno mostrato interesse a diventare “donne di governo” e abbiamo dialogato con donne che già hanno avuto esperienza amministrativa e politica, segretari/e comunali che conoscono la macchina amministrativa, funzionarie della PA che conoscono i meccanismi, politici e politiche.
Azioni 1) Monitoraggio della rappresentanza di genere Da un punto di vista operativo, il tavolo tematico ha avviato una raccolta dati inerente la rappresentanza delle donne in politica da cui è emerso che “la percentuale di donne in parlamento nei 28 Stati membri dell'UE è aumentata dal 21% al 30%, sebbene l'89% dei leader nazionali è rappresentato da uomini e meno di uno su cinque dei principali partiti politici dell'UE è guidato da una donna. Il livello di donne alle quali sono stati conferiti incarichi ministeriali ha raggiunto il 30,5 per cento; secondo la Commissione europea, le donne tendono a ricevere portafogli ritenuti meno prioritari dal punto di vista politico. In Italia la presenza femminile nel Parlamento è senza ombra di dubbio aumentata: il nostro paese attualmente si colloca al di sopra della media con un +25.6% acquisito in 16 anni. L’Italia ha avuto un aumento vertiginoso soprattutto con le elezioni del 2013 durante le quali la percentuale di donne elette è aumentata del 10%. Attualmente il nostro Paese con una percentuale del 35.8% si trova ad occupare la nona posizione in Europa subito dopo l’Austria, la Francia e il Portogallo. Tuttavia, comparando il dato italiano con quello dell’Unione Europea possiamo sentirci solo parzialmente soddisfatti. Infatti, la parità di genere in politica sembra ancora lontana soprattutto se ci spostiamo dal piano nazionale a quello delle amministrazioni locali: sono donne solo una Presidente di Regione e meno del 15% dei sindaci. 2) Sistema della doppia preferenza di genere Nel solco di questa attività, argomento di grande rilievo è stato assunto dalla cosiddetta “doppia preferenza di genere”, meccanismo previsto per la prima volta dalla legge elettorale n. 4/2009 della Regione Campania che consente all’elettore di esprimere uno o due voti di preferenza, ma in caso di espressione della seconda preferenza questa deve riguardare un candidato di genere diverso rispetto al primo, pena l’annullamento della seconda preferenza espressa. Ritenuta non costituzionalmente illegittima dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 4/2010, poiché rientrante tra quegli «strumenti che possano, direttamente o indirettamente, incidere sull’esito delle scelte elettorali dei cittadini», la doppia preferenza è stata adottata in molte altre esperienze regionali, a livello comunale e nazionale. In attuazione dell’art. 117, co. 7 Cost., le Regioni a statuto ordinario hanno introdotto nei nuovi statuti e nelle leggi elettorali disposizioni specifiche per favorire la parità di accesso alle cariche elettive, prevedendo quali misure prevalentemente la doppia preferenza di genere e le cosiddette quote di lista, vale a dire l’obbligo di inserire nelle liste di candidati una quota minima di candidati del genere meno rappresentato, variabile tra 1/3 e la metà. Con riferimento alle regioni a statuto ordinario in cui recentemente si sono svolte le elezioni del Consiglio e del Presidente (Abruzzo e Basilicata), la modifica della legge elettorale, per la quale abbiamo battagliato affinché passasse, ha portato nelle elezioni regionali del 10 febbraio 2019 all’elezione di 5 consigliere su 31, contro le 2 elette nel 2014 (in assenza del meccanismo della doppia preferenza di genere). Anche la legge elettorale della Basilicata, del 20 agosto 2018, n. 20 che ha introdotto per la prima volta le quote di lista e la doppia preferenza di genere, ha portato alle elezioni del 24 marzo scorso ad eleggere una donna. Dall’analisi dei risultati elettorali delle ultime elezioni regionali e dalla comparazione degli stessi con quelli precedenti è emerso che alla luce della legislazione elettorale di ciascuna regione, si può verificare la portata applicativa delle misure attuative del principio costituzionale di pari opportunità e della doppia preferenza di genere. In particolare, è emerso come nei sistemi elettorali che prevedono il sistema della “doppia preferenza di genere” si determina un incremento delle donne elette. Invece la sola prescrizione di “quote di lista” non incide significativamente sull’elezione di candidate donne.
Tra le ultime regione rimaste ad oggi inadempienti c’è la Calabria: come Stati Generali delle Donne ci siamo fatte promotrici di un appello affinché le forze politiche presenti in Consiglio Regionale si attivassero per l’approvazione ma nulla è servito, a fine si andrà a votare di nuovo per il rinnovo dell’Assemblea regionale ma senza il sistema della doppia preferenza di genere. Sono inadempienti ancora il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, la Puglia e la Valle D’Aosta. Anche per queste ultime regioni si sono messe in campo azioni concrete e strutturate. 3) Democrazia paritaria Noi donne degli Stati Generali delle Donne convinte della necessità che nella vita politica, di cui oggi si avverte una crisi della rappresentanza nonché della partecipazione, si debbano valorizzare e promuovere le competenze, le professionalità e i talenti delle donne, ci stiamo battendo per proposte di legge che favoriscono una democrazia paritaria. Faremo sentire la nostra voce affinché non si perda più l'occasione per portare avanti una battaglia di civiltà, di difesa e valorizzazione dei diritti di tutte le donne come quella della loro rappresentanza nel mondo delle istituzioni. Ci impegneremo affinché la presenza in politica non sia una quota, una casella da riempire ma un riconoscimento basato sul principio delle pari opportunità e del valore delle donne.
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