Lunedi, 04/05/2009 - Una folla strabocchevole ha preso parte alla prima edizione della Biennale Democrazia, che a Torino ha tessuto una serie di iniziative di gran richiamo intorno ad un tema che a torto qualcuno crede un’astrazione accantonata. Altro che indifferenza, distacco o peggio diffidenza in un tempo di confusione come quello che stiamo attraversando. La più bella forma di sovranità, quella che appartiene al popolo, è ancora una realtà viva nella sensibilità dei cittadini italiani, quelli torinesi almeno, che hanno risposto con entusiasmo. Per cinque giorni uomini e donne, anziani e giovani (moltissimi i giovani) hanno affrontato un tempo marcio di pioggia pur di seguire gli eventi. Accalcati in lunghe file davanti ai luoghi prescelti, li abbiamo visti seguire con una partecipazione inaspettata incontri, scontri, dibattiti, spettacoli, lezioni. La prima, forte e vibrante, l’ha impartita al Teatro Regio fra note verdiane Giorgio Napolitano in persona. Partendo da un ricordo giovanile, il Presidente della Repubblica ha ricordato la ritrovata libertà dopo la guerra, quel dinamismo che ha favorito la riedificazione democratica del paese, la nascita della carta scaturita dall’assemblea costituente: non una semplice carta dei valori ma una legge fondamentale per un solido assetto giuridico. Che può essere modificata, certamente, ma non sia mai oggetto di attacchi politici e giudizi sprezzanti. “Pur non potendo dare suggerimenti”, il Presidente garante si è appellato ad uno sforzo di saggezza per una riforma ampiamente condivisa, retta da “motivazioni trasparenti e convincenti”.
Infiniti i temi della Biennale, trattati da autorevoli personalità della cultura e del mondo scientifico. La democrazia a fronte della storia, della fede, della politica, delle mafie, dell’Islam, di internet; la democrazia della destra e della sinistra; la democrazia e il suo futuro, le opportunità e i rischi; la democrazia e le donne e così via…. Impossibile riportare contenuti, argomentazioni, le innumerevoli belle e sagge parole che si sono fatte strumento della circolazione delle opinioni e delle convinzioni nel rispetto reciproco, in risposta agli argomenti del dispotismo che si vale della paura e del manganello. Anche il teatro si è fatto carico del messaggio democratico con spettacoli, happening allegramente socializzanti e il bellissimo racconto storico dell’utopia sovietica narrato da Moni Ovaia, intrattenitore affascinante e divertente.
Per i giovani, bar, brunch, aperitivi, hanno accompagnato i chiarimenti e i dibattiti; e per i piccoli delle elementari il gioco delle “belle tasse” ha spiegato con monete di cioccolato l’importanza dei tributi dei cittadini. Fra le presenze femminili, Lilli Gruber ha illustrato il peso della pressione politica sui telegiornali, Luciana Littizzetto ha esaminato i meccanismi della satira. Si sono espresse Svetlana Broz, Giovanna Zucconi, Rosi Braidotti, Farian Sabahi, Luce Irigaray e in chiusura Barbara Spinelli, definita “una coscienza, un’intelligenza, una penna” da Gustavo Zagrebelsky, l’ammirevole intellettuale che ha presieduto la kermesse, diretta abilmente da Angela La Rotella.
Fra due anni si rinnoverà questa iniziativa, che ha creato uno spazio straordinario per la circolazione delle idee e ha confermato che c’è un gran bisogno di ricominciare a pensare e crescere nella comune consapevolezza di un istituto importante e imprescindibile quale la Democrazia.
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