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Dell' educazione: di sesso, di genere

Dell' educazione: di sesso, di genere

Corpi e sentimenti - “che razza di sessualità stiamo vivendo? ...neppure ragazze e ragazzi nati dopo la scoperta del nucleare e della pillola sanno come nascono i bambini”

Giancarla Codrignani Martedi, 24/11/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2009

Ritagli di giornali delle ultime settimane. Il consiglio provinciale di Taranto (centrosinistra) si è dimesso per denuncia di illegittimità costituzionale per essere costituito di soli maschi; il sindaco ha respinto le dimissioni, pronto a regolarizzare una situazione, ma non se ne è saputo più nulla. Un ricercatore ha raccontato sull'Unità (G. Provenzano, il 29 ottobre) della giovane donna di un paese siciliano che, delegata dal Pd ad un vertice politico, ha visto annullata la riunione da parte di maschi degli altri partiti intenzionati a "sottrarsi alla sconveniente circostanza di stare chiusi in una stanza con una ragazza di vent'anni". Amnesty International ha informato che di stupri in Darfur si erano resi responsabili anche uomini dell'Onu. Un padre islamico ha ucciso la figlia ormai occidentalizzata e la madre gli ha dato ragione. Il governo ha bloccato la pillola Ru486 con il pretesto di una commissione parlamentare di approfondimento (?). Il giornalista americano Litterman si è sottratto a un ricatto confessando in Tv di aver fatto sesso con parecchie ragazze della redazione.

E' proprio il costume a penalizzare le donne non tanto per esplicita volontà di negarne i diritti (chi mai lo direbbe oggi a chiare parole?), ma in primo luogo per deliberata ignoranza. Ignoranza di che cosa sia una donna e, di conseguenza, che cosa sia un uomo.

Se si parla di condividere il potere, gli uomini rivelano la paura di chi è abituato a riconoscere solo se stesso. Per "fare sesso" si intende prendere una donna più o meno consenziente e in carriera, chiudendo a chiave l'ufficio per dieci minuti. E' usanza di guerra violentare e uccidere, come se il pene fosse davvero un'arma. Le leggi patriarcali obbligano a crudeltà inaudite fino a diventare autolesioniste negli affetti familiari. I governi diventano irrazionali quando emergono le ragioni della libertà femminile (e ad alcune parlamentari donne pare bene).

Che razza di sessualità stiamo vivendo? Venendo al quotidiano domestico, le donne che sono diventate grandi continuano ad avere figli e nipoti "nei guai" perché c'è un arrivo imprevisto: neppure ragazze e ragazzi nati dopo la scoperta del nucleare e della pillola sanno come nascono i bambini. Le donne pagano il solito prezzo maggiore, perché non possono dire "ma non sarà mica mio?", come fanno i maschi.

L'aborto resta nelle società, senza ricordare che le femministe non pensavano la legge 194 come destinata a rimanere per l'eternità, proprio perché era in questione la libertà femminile. Non è libertà, infatti, ricorrere all'Ivg, bensì non restare incinte contro la volontà di divenire madre. Neppure il Papa, preoccupato per gli embrioni, vuole ragionare sulla loro origine dalla sessualità umana, che conosce in modo distorto nella sua società celibataria: se non condanna la guerra purché difensiva, la contraccezione sarebbe anche per lui il male minore. Infatti, l'aborto, prima o poi, sparirebbe se la coppia, prima di qualunque rapporto, parlasse di sé e dicesse se è disposta ad avere una gravidanza e, di conseguenza, decidesse chi dei due provvede a proteggersi.

Il ricorso alla pillola del giorno dopo sta privatizzando il problema, ma senza liberare la sessualità. Che è ancora sconosciuta, se è vero che obiettivo del costume attuale sembra essere il consumo, perfino in famiglia e non solo nei termini della prostituzione.

Escludiamo il moralismo. Se in Inghilterra sono stati messi i preservativi nelle scuole medie per evitare le gravidanze precoci e se anche da noi fenomeni non descrivibili come curiosità adolescenziali sono un dato di realtà, il cambiamento che si profila per il futuro è forte. Non riguarda tutti nella pratica di vita, ma lo è già diventato mentalmente e non basta certo rifugiarsi, come un tempo, nella biologia e dire che cosa "si deve" o "non si deve". Occorre un salto di qualità non facile, perché gli adulti non sono così liberi da promuovere la libertà altrui ragionandone con i giovani responsabilmente. Perché i corpi umani sono degni di rispetto, non di mercato e la sessualità merita eros, non violenza. Perché essere sesso è biologico, essere genere è cultura: peccato che gli uomini, in genere, non sappiano di poter "essere un genere" migliore del loro immaginario. Potrebbero perfino arrivare ad amare - pardon, a fare sesso - con maggior soddisfazione.

E' vero che l'amore ha stagioni evolutive diverse nel tempo e nello spazio: avere il ménage a trois nel Settecento era (e non era) come il coprire pudicamente perfino le gambe dei tavoli cinquant'anni dopo. E il burqa per le donne (da togliere solo dentro la casa per essere a disposizione del padrone) è (e non è) come esporre il nudo per ragioni commerciali. Ma l'antropologia di domani?

L'avanzamento delle ricerche genetiche obbliga a livelli di conoscenza superiore: non basta più il concetto di "natura", di norma strumentale a culture illiberali. Né basta aggiungere ai cinque sensi la genitalità: se è umana per l'udito la musica o per il gusto la raffinatezza del cibo, non si capisce perché il sesso debba restare compulsivo, rozzo e infantile, mentre rappresenta una realizzazione del sé nella relazione con l'altro/a.

O forse ci stiamo ancora domandando che cos'è la realizzazione del sé? ed è per questo che stiamo diventando meno civili e abbiamo pretese meno alte? Consentire al binomio "sesso e potere" non garantisce una società migliore né per le donne né per gli uomini, soprattutto tenendo conto che non poche pagine femministe insegnano strategie innovative buone per entrambi i generi.



(24 novembre 2009)

 

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