Politica/ Il calendario Udi 2006 - Il calendario con cui ogni anno l’Udi si autofinanzia è pronto. L’edizione 2006 è dedicata ai bambini di tutto il mondo
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005
Fame, violenze, guerre, malattie. Per la metà dei bambini della terra l’infanzia è un’esperienza terribile, e l’Unicef denuncia che “per oltre un miliardo di bambini nel mondo sono ancora irraggiungibili le promesse della Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia del 1989 e molti governi continuano ad adottare consapevolmente e deliberatamente decisioni che arrecano gravi danni all’infanzia”.
E’ una tragedia inaccettabile che l’UDI ha voluto denunciare con il calendario del prossimo anno. “Vorremmo che i bambini di Terezín fossero una vergogna del nostro passato, ma le loro domande sono ancora tutte davanti a noi - scrive Paola Castagnotto nel presentare l’edizione 2006, denunciando che - il dolore dei bambini .... si alimenta quotidianamente di maltrattamenti, di emarginazione, di sfruttamento, di morte, di spettacolare e retorica attenzione”. Le cifre che certificano questa sconfitta dell’umanità sono raccapriccianti: centoventuno milioni di bambini, in prevalenza femmine, non frequentano la scuola primaria, due milioni, sotto i cinque anni, sono sieropositivi, milioni i piccoli morti in guerra.
“La violenza sessuale, nei conflitti di questi ultimi anni, è diventata una potente arma di guerra – continua la Castagnotto - . Donne e bambini sono merce di scambio. La violenza su di loro serve ad intimorire l’avversario, il “diverso”, a disprezzarlo, a piegarne la resistenza, a distruggerne l’universo di valori e di affetti. La responsabilità di proteggere i bambini e le donne dalla violenza sessuale in tempo di guerre spetta ai Governi che non possono pensare che sia un evento inevitabile”. Per dare voce al bambino che rovista tra i rifiuti di una discarica di Manila, alla bambina di Kabul costretta a scomparire socialmente e a quella somala infibulata o ancora al piccolo denutrito del Sudan obbligato ad uccidere, il calendario si affida ai disegni dei bambini di Terezín, la fortezza a 60 km da Praga dove tra il ’42 ed il ’44 quindicimila ragazzi tra i sette e i tredici anni furono deportati per poi essere inviati nel campo di sterminio di Auschwitz da cui fecero ritorno in cento. Di loro ci restano quattromila disegni e sessanta poesie, conservati nel Museo ebraico di Praga.
“Un tramite unisce le poesie e i disegni” osserva Annalisa Marino e questo tramite è il sogno. “Il sogno, rimpianto o evocato nei versi dei ragazzi come emblema di un mondo perduto o impossibile”. Ma i bambini sognano, nonostante tutto e per loro il sogno “è quello di un mondo diverso, migliore, sperimentabile nelle tracce della memoria, nel desiderio e nella capacità di coglierlo per frammenti. E dunque l’incanto del mondo riesce miracolosamente a configurarsi come l’interfaccia e non come l’antitesi della loro progressiva sfiducia circa il loro destino”.
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