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Dedicato a Sara

Dedicato a Sara

L'assassinio di Sara Scazzi mi mette il cuore a nudo. E piango.

Venerdi, 08/10/2010 - Di solito non piango. L’età e le esperienze mi hanno fatto togliere questo vizio, talvolta inutile. Gli occhi asciutti ed il tempo mi sono sempre serviti per guardare oltre, per superare il problema o il momento.

Ma stamattina, quando ho acceso la radio (la mia prima amica del mattino) ed ho sentito dell’assassinio di Sara Scazzi, le lacrime hanno preteso di irrompere mentre guidavo.

Non mi sono fatta nessuna domanda. Non mi sono fermata nella cantilena dei ‘perché?’ o dei ‘non è possibile…’ .

Ho pianto e basta.

Sara poteva essere mia figlia, mia nipote, la ragazza di mio figlio.

E poi anche l’atrocità di leggere che il suo assassino l’ha pure violentata dopo (sottolineo dopo) averla strangolata.

Atrocità è dire poco.

Mi immedesimo nella mamma di Sara che deve sentire le notizie ed immaginarsi tutto. Immagino io stessa le scene, l’accanimento, la barbarie di un uomo in balìa (come molti, purtroppo) dei suoi ormoni e di questa rabbia da predatore inconsulto, innescata da chissà cosa: la giovane età di Sara? La sua bellezza? La sua inafferrabilità?

E poi le evocazioni mi portano a considerare come le donne siano tutte vittime di questo clima predatorio e/o offensivo nei loro confronti, che siano belle o brutte, giovani o meno: tutte sono diventate bersagli.

Ho letto il post quotidiano che la brava e nota blogger di ‘Nonsolomamma’ ha pubblicato stamane, una storia di ordinaria discriminazione contro le donne (vi invito a leggerla) e ho odiato questa nostra balorda società italica che perpetua – a cominciare dai nostri politici – un clima oltre il maschilismo, oltre lo sciovinismo.

Lessi tempo fa una lettera al Direttore di un famoso e progressista settimanale, in cui una donna chiedeva di proteggere le ragazze avvertendole dei pericoli di un comportamento disinibito, della serie ‘non-andate-a-cercarvela’. No, non è così che si salvano le donne, cioè insegnando loro che è meglio mettersi volentieri un burqa (in senso metaforico) e vivere low profile, così per non dare nell’occhio. In Pakistan sfregiano pure le donne con il velo, tanto per obbiettare. E poi non tutte hanno atteggiamenti lascivi. Certamente non li aveva Sara, che qual giorno voleva solo andare al mare.

Ma Sara, che colpa aveva? Quindici anni sono una colpa? Avere uno zio depravato è una colpa? Quali altre colpe aveva Sara? Quante ne ha sua madre che non ha visto, che non immaginava, che non ha ‘vigilato’? Quante gliene imputerà l’opinione pubblica? Perché le colpe sono delle donne? Forse una colpa ce l’abbiamo: esserci fatte avvelenare da quest’aria che respiriamo e che non ci fa più reagire di fronte a nulla. Lo stupro e l’assassinio di una minorenne rientra nell’ordine delle cose (italiane).

E a me non rimane che piangere per Sara. Come fosse stata mia figlia, mia nipote o la ragazza di mio figlio.



Marika Borrelli

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