Dedicato a Catherine Deneuve il manifesto ufficiale del 76° Festival di Cannes
L’immagine dell’attrice francese vitale e piena di passione, durante le riprese del film ‘La Chamade’, tratto dal romanzo di Françoise Sagan, simboleggia l’amore per il cinema che ogni anno viene celebrato dal Festival di Cannes
Martedi, 02/05/2023 - Anche quest’anno il Festival di Cannes ha trovato un’immagine d’eccezione per rappresentare, con uno scatto (firmato da Jack Garofalo per Paris Match), la manifestazione cinematografica più nota al mondo. Correva l’anno 1968, quando Catherine Deneuve, sulla spiaggia di Pampelonne, vicino a Saint-Tropez, si trovava sul set delle riprese di ‘La Chamade’, un film di Alain Cavalier, tratto dal romanzo di Françoise Sagan, dove l’attrice interpreta Lucile, una donna che conduce una vita mondana e superficiale, con apparente disinvoltura.
Quattro anni prima del 1968, Catherine Deneuve aveva lavorato ne ‘Gli ombrelli’ di Cherbourg di Jacques Demy, che vinse la Palma d'oro nel 1964. L'anno successivo, a ‘Répulsion’ di Roman Polanski, fu assegnato l’Orso d'argento a Berlino. Seguirono ‘La Vie de château’ di Jean-Paul Rappeneau, ‘Les Demoiselles de Rochefort’ di Jacques Demy e ‘Belle de jour’ di Luis Buñuel.
Il cuore delle sue interpreti ha sempre battuto con grande intensità e con la stessa passione di quella per il cinema, celebrata ogni anno dal Festival di Cannes: risuonano ovunque, nel periodo festivaliero, le pulsazioni della Settima Arte, dei suoi artisti, dei suoi professionisti, dei suoi amatori e della stampa di tutto il mondo, battendo al ritmo dell'urgenza.
La Deneuve rappresenta quindi, nell’immagine del manifesto, un'incarnazione del cinema, lontana dalle convenzioni e dalle convenienze, senza compromessi ma sempre vicina alle sue convinzioni, anche se questo significa andare controcorrente. L’attrice è stata una musa ispiratrice per tanti registi: da Jacques Demy ad Agnès Varda o Luis Buñuel, da François Truffaut a Marco Ferreri o Manoel de Oliveira, da André Téchiné a Emmanuelle Bercot o Arnaud Desplechin.
Le sue collaborazioni figurano nel pantheon dei grandi cineasti di ieri e di oggi. Per oltre 60 anni, la più grande star francese non ha mai smesso di recitare, reinventarsi, sperimentare, sia in grandi produzioni e sia in opere prime. Un'icona che non si è mai fermata e che ha dato vita alla trasformazione della sua arte, incarnando a modo suo la ricchezza del cinema che il Festival vuole difendere: quella del film d'autore ma anche quella di film popolari di qualità.
Catherine Deneuve è anche la protagonista di ‘Indochine’ di Régis Wargnier che rimane, a tutt'oggi, l'ultimo vincitore francese, nel 1993, dell'Oscar per il miglior film internazionale. Nel 1994 la Deneuve è stata vicepresidente della giuria presieduta da Clint Eastwood che ha premiato ‘Pulp Fiction’ di Quentin Tarantino. Nel 2000, ‘Dancer in the Dark’ di Lars von Trier è stata la seconda Palma d'oro della sua filmografia. Nel 2005 ha ricevuto anche la Palma d'onore e nel 2008, sotto la presidenza di Sean Penn, il Premio Speciale del 61° Festival per tutta la sua carriera. Nel 2016 Catherine Deneuve ha vinto il Premio Lumière che ha dedicato “ai contadini”, sorprendendo ancora una volta.
È stato (ed è) quindi, quello dell’attrice, un cammino disseminato di capolavori e impegni, che hanno plasmato il ritratto di una star così come quello di una donna di convinzioni moderne. Perché Catherine Deneuve è anche cofirmataria, nel 1971, del "Manifesto del 343" per la legalizzazione dell'aborto o, nel 2018, di un testo collettivo in cui un centinaio di donne rifiutano, d'altra parte, "il puritanesimo, la denuncia e ogni giustizia rapida”.
Allegra, insolente e romantica, nel manifesto l’attrice è una giovane donna dai lunghi capelli biondi, che sorride fiduciosa al suo futuro: è una certa magia, quella che Catherine Deneuve incarna, pura, incandescente e talvolta trasgressiva. È proprio questa speciale magia che il 76° Festival Internazionale del Film di Cannes fa risuonare con l’immagine senza tempo del poster, per raccontare il glorioso presente del cinema e immaginare ancora oggi il suo futuro pieno di promesse.
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