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Decalogo per la sicurezza  - Proposte

Decalogo per la sicurezza - Proposte

No alle polemiche e No alle strumentalizzazioni. Vogliamo FATTI CONCRETI. Ancora sul vademecum...

Mercoledi, 03/08/2011 -
PREMESSA



In seguito alla grandissima (e fugace) attenzione sulla “sicurezza delle donne” scaturita dal nostro articolo in merito al vademecum  in molte/i ci hanno chiesto di fare delle proposte concrete. Alcune erano presenti più o meno esplicitamente nel citato articolo; per praticità abbiamo scritto una sintesi che può essere utile a quanti/e intendano veramente contribuire a un dibattito costruttivo.

Si tratta di un decalogo che può essere ampliato e articolato meglio. Tanti soggetti istituzionali e realtà associative hanno (già) lavorato anni su proposte come queste, che si potrebbero ulteriormente suddividere in azioni a breve, medio e lungo termine.

Quel che manca, a volte, è la volontà politica di portare avanti queste buone pratiche. In alcuni casi mancano i soldi, salvo poi trovare fondi per manovre o progetti ritenuti più importanti (e in questo caso la “sicurezza” diventa improvvisamente secondaria). Ma se si tenesse conto del costo sociale della violenza contro le donne, forse le scelte sarebbero diverse. Qualcuno si è mai preso la responsabilità di quantificare economicamente e socialmente una violenza fisica o sessuale, con tutte le conseguenze personali, professionali, fisiche e psicologiche, in certi casi valutabili come danni permanenti?

Ecco quindi il nostro decalogo. Commentatelo, miglioratelo, correggetelo… non costa nulla, ma può valere molto.



DECALOGO PER LA SICUREZZA DELLE DONNE – LE NOSTRE PROPOSTE




1. Formazione specifica degli operatori delle forze dell’ordine, della magistratura, dei medici di famiglia, di pronto soccorso, nelle professioni di aiuto, degli operatori socio-sanitari, psicologi, delle insegnanti.



2. Attivazione di partnership inter-istituzionali, a livello locale, regionale e nazionale, per la prevenzione della violenza contro le donne, attraverso progetti organici che coinvolgano gli esperti e le esperte del settore.



3. Garantire continuità anche economica ai centri anti violenza e alle case rifugio per le vittime di violenza.



4. Recepire immediatamente le indicazioni ministeriali del progetto POLITE - Pari Opportunità nei LIbri di Testo, rimaste ignorate dal 1996 a oggi, ed estenderle eventualmente anche a tutti i libri per l’infanzia coinvolgendo gli editori e le associazioni di categoria.



5. Promuovere in tutti i comuni l’approvazione di delibere contro le pubblicità lesive dell’immagine della donna, recependo la Risoluzione 2038 del Parlamento europeo del 3 settembre 2008 sull'impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini.



6. Favorire politiche di integrazione con sperimentazioni innovative, che promuovano il dialogo e il confronto tra culture, religioni, provenienze (ad esempio attraverso l’educazione alla risoluzione creativa dei conflitti) e che mettano in risalto la cultura di genere e il rispetto reciproco come elementi fondamentali e trasversali a tutti i diritti.



7. Creazione di un Osservatorio nazionale sulla violenza di genere e sulle buone pratiche di contrasto a ogni forma di violenza e condivisione con le realtà associative di un piano nazionale per la prevenzione della violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime.



8. Istituzione di fondi di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti.



9. Informazioni precise e complete, rivolte sia alla popolazione che agli operatori del settore, sui servizi esistenti.



10. Certezza della pena e rieducazione dei condannati.





Per approfondire:




Intervento di Elisa Giomi “Immaginari di genere nella cronaca nera televisiva”; analisi della diffusione di una “politica della paura” nel discorso pubblico e nell’agenda politica italiana / apice del discorso securitario e retorica anti-immigrazione.

Giomi analizza i servizi televisivi trasmessi dai tg mediaset e rai in un anno confrontando omicidi avvenuti e loro copertura mediatica, codificando tre parametri: relazione vittima autore / nazionalità /età. Ne emerge una fotografia rovesciata, in cui i telegiornali descrivono episodi che non rispecchiano la realtà. Ad esempio la tipologia dell’omicidio di una donna da parte di uno sconosciuto, che corrisponde a 7 casi su 162 nell’anno di riferimento, (cioè con un’incidenza del 4,3%), è però la tipologia più notiziata (il 70% dei casi trattati nel tg); oppure, in merito alla nazionalità, si scopre che se gli autori stranieri sono il 13,58% del totale nella realtà, vengono notiziati nel 63,6% del totale delle notizie di cronaca nei tg, dando a questo fenomeno una visibilità sproporzionata rispetto a ciò che accade davvero. C’è da aggiungere che spesso la vittima di omicidio per mano di uno straniero è comunque la moglie, la fidanzata o la ex.



La prima campagna preventiva sul tema della violenza. Un decalogo per ricordare alle giovani donne che possono agire invece di subire, e che agire è una scelta di libertà. La libertà di escludere fin dall’inizio un uomo violento dalla propria vita, imparando a non scambiare la violenza per amore. La campagna nasce dal lavoro di Anna Paola Concia, deputata, Alessandra Bocchetti, saggista femminista, ed Eliana Frosali, copywriter, con l’aiuto dell’ art director Maurizio Minerva. Anche l’on. Alessandra Mussolini ha adottato la campagna, sottolineando che "È un tema che non ha colore politico” .



Appello di MASCHILE PLURALE “La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini”.

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