Chi pensa che le Università italiane ignorino gli studi di genere ha ragione. Ma scavando oltre la superficie, si incontrano persone e storie che sfuggono dalle maglie dei numeri e delle ricerche. Persino nel mastodontico ateneo romano può accadere che un piccolo progetto sugli studi queer nasca e si muova, agile, come uno di quei piccoli uccelli che, con un lavoro certosino, riescono a pulire le teste di sonnacchianti ippopotami.
La storia di questo esperimento queer all’interno della roccaforte "Sapienza" la racconta Celeste Papuli, dottoranda presso la Cattedra di Sociologia della Cultura della Professoressa Lia Fassari, nella Facoltà di Sociologia. Un team, quello formato dalla docente, Celeste e le due cultrici della materia, le dottoresse Pompili e Fornari, abituato a guardare oltre i confini nazionali per trarre spunti e idee da importare nell'ateneo romano con l’obiettivo di innovare la didattica. Ed è proprio in questo clima di grande collaborazione e di costante tensione evolutiva che è nato il progetto “Queer: tra Teoria, Corpo e Media” al suo primo anno di vita e rivolto agli studenti più giovani, tra cui molte matricole. “E’ importante iniziare presto con questo tipo di studi e letture. Se io avessi scoperto la teoria queer già nei primi anni di Università, mi si sarebbe aperto un mondo.”
Celeste, che sta scrivendo la tesi di dottorato su un’innovativa metodologia queer di ricerca sociale, è portatrice sana di un entusiasmo contagioso e trascinante e non è affatto difficile credere che i ragazzi stiano rispondendo bene agli stimoli proposti dal corso, come lei racconta. Ma come è stato concepito questo ciclo di lezioni? “Il corso di Sociologia della cultura è uno spazio perfetto perché lo scopo di questa disciplina è tracciare un percorso nel quale la cultura, posta in una prospettiva diacronica, è intesa soprattutto come pratiche e simbolizzazioni della contemporaneità. In questo contesto, la teoria queer trova uno sviluppo naturale perchè il suo scopo è proprio quello di decostruire e ricostruire criticamente senza mai trovare un punto definitivo davanti al quale fermarsi. C’è, nella teoria queer, la volontà di adottare un pensiero critico e di stravolgere le modalità convenzionali della produzione del sapere”.
Nel corso, la tematica della contaminazione è sia orizzonte didattico, sia una vera e propria modalità di insegnamento e, coerentemente con questo approccio, è stata presa la decisione di coinvolgere nell’ideazione del percorso soggetti esterni all’ “accademia”. A curare il progetto insieme a Celeste Giulia Cerulli, di professione produttrice e regista, e Mila Morandi, coordinatrice di Linguaggi del corpo, uno dei due soggetti chiamati ad organizzare i due workshop finali. Difatti, oltre ai momenti di lezione frontale e ai seminari, intorno alla fine di maggio alcuni studenti, scelti a sorte tra quelli interessati per via del numero limitato di posti, parteciperanno a due appuntamenti speciali. “Il Corpo nella Relazione: una prospettiva queer” a cura diLinguaggi del corpo sarà un viaggio nelle polarità e dicotomie della relazione attraverso il linguaggio performativo del tango queer, mentre il collettivo Eyes Wild Draganalizzerà la costruzione culturale del genere attraverso il metodo e l'estetica drag nel workshop “I generi di un corpo - i corpi del genere". “Cerchiamo di creare un rapporto alla pari con gli studenti – continua Celeste – privilegiando momenti di apprendimento “orizzontale”. Ed è per questo che parteciperemo anche noi ai laboratori: chiederemo agli studenti di attraversare confini, di mettere al centro dello spazio il loro corpo e i loro desideri. Dobbiamo farlo anche noi.”
Per rendere il corso ancora più interattivo e accessibile, da pochi giorni è stata creata una pagina facebookdel progetto, dove sono caricate tra le altre, anche le foto delle ospiti esterne alle lezioni. Inoltre, durante i laboratori esperenziali gli studenti scattaranno foto e girareranno micro-video, con la supervisione di Giulia, in una sorta di "laboratorio nel laboratorio". Successivamente, lei e il suo team monteranno il materiale e il prodotto finale verrà condiviso con tutti gli studenti durante una giornata di restituzione collettiva.
Questo corso, appena nato ma non per questo meno ambizioso, rappresenta una boccata di aria fresca per le intelligenze degli studenti perchè capace di superare, attraverso un coinvolgimento diretto e multidimensionale, i confini tra teoria e pratica. Chissà che qualcuno degli studenti di questo corso, fulminato sulla via del queer, non decida di dedicare i suoi sforzi alla ricerca in questo campo e possa contribuire, un domani, a colmare il divario (in termini di produzione scientifica, di pratiche queer, e di riconoscimento dell'importanza di questi studi), che ci separa dagli altri paesi europei.
*Chiunque, che sia docente/dottorando o studente, singolo o appartenente a un collettivo universitario o gruppo auto-organizzato, desideri parlare della situazione del proprio ateneo rispetto allo studio delle tematiche di genere e/o volesse raccontare delle attività che il suo gruppo svolge, può contattare la redazione di Noidonne scrivendo alla nostra pagina Facebook o alla mail silvia.minavagante@gmail.com.
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